Ordini di comparizione nei confronti dell’ex presidente Hosni Mubarak e dei suoi due figli, Alaa e Gamal, sono stati emessi dal procuratore generale Abdel Meguid Mahmoud.
Agenzia Misna - I tre, riferisce oggi il quotidiano ‘al Masry al Youm’, dovranno rispondere dell’accusa di corruzione, di aver illecitamente accumulato ricchezze e di avere avuto ruolo e responsabilità nella repressione delle manifestazioni che hanno poi portato alla caduta del regime. In un breve intervento audio trasmesso dal canale satellitare ‘al Arabiya’– il primo dalle sue dimissioni – Mubarak si è difeso denunciando false accuse e una campagna di diffamazione nei confronti suoi e della sua famiglia: “Una campagna – ha detto – che ha lo scopo di colpire la mia reputazione, la mia dignità e la mia storia militare e politica”. Usando toni confidenziali, come era già avvenuto durante i giorni della protesta, Mubarak ha ancora una volta puntato sul lato emozionale del popolo egiziano aggiungendo di aver scelto di lasciare la presidenza “per mettere al di sopra di tutto gli interessi della mia nazione e del popolo”.
A chiederne processo e arresti sono da settimane migliaia di manifestanti. Centro delle rivendicazioni e delle contestazioni all’esercito – accusato di rallentare la marcia delle riforme – è piazza Tahrir, al Cairo, dove ancora stanotte hanno dormito alcune centinaia di persone e dove nella notte tra venerdì e sabato un uomo è stato ucciso da colpi d’arma da fuoco nel corso di un intervento dell’esercito che ha provato a disperdere la folla lì radunata. Come conseguenza dell’operazione militare – che ha anche causato una settantina di feriti – la Coalizione dei giovani della rivoluzione ha sospeso ogni forma di dialogo con il Supremo consiglio delle forze armate, il massimo organismo dello Stato seguito alla caduta di Mubarak.
Nonostante tutto e al di là delle personali vicende dei Mubarak, la giustizia sembra comunque procedere. Agli arresti, per almeno 15 giorni, sono finiti l’ex primo ministro Ahmed Nazif su cui pende un’inchiesta per corruzione, l’ex ministro dell’Edilizia, Ibrahim Suleiman, per un altro caso di corruzione e, riferisce oggi il quotidiano ‘al Ahram’, Ibrahim Kamel, ricco imprenditore e noto esponente del Partito nazionale democratico, al potere con Mubarak.
Agenzia Misna - I tre, riferisce oggi il quotidiano ‘al Masry al Youm’, dovranno rispondere dell’accusa di corruzione, di aver illecitamente accumulato ricchezze e di avere avuto ruolo e responsabilità nella repressione delle manifestazioni che hanno poi portato alla caduta del regime. In un breve intervento audio trasmesso dal canale satellitare ‘al Arabiya’– il primo dalle sue dimissioni – Mubarak si è difeso denunciando false accuse e una campagna di diffamazione nei confronti suoi e della sua famiglia: “Una campagna – ha detto – che ha lo scopo di colpire la mia reputazione, la mia dignità e la mia storia militare e politica”. Usando toni confidenziali, come era già avvenuto durante i giorni della protesta, Mubarak ha ancora una volta puntato sul lato emozionale del popolo egiziano aggiungendo di aver scelto di lasciare la presidenza “per mettere al di sopra di tutto gli interessi della mia nazione e del popolo”.
A chiederne processo e arresti sono da settimane migliaia di manifestanti. Centro delle rivendicazioni e delle contestazioni all’esercito – accusato di rallentare la marcia delle riforme – è piazza Tahrir, al Cairo, dove ancora stanotte hanno dormito alcune centinaia di persone e dove nella notte tra venerdì e sabato un uomo è stato ucciso da colpi d’arma da fuoco nel corso di un intervento dell’esercito che ha provato a disperdere la folla lì radunata. Come conseguenza dell’operazione militare – che ha anche causato una settantina di feriti – la Coalizione dei giovani della rivoluzione ha sospeso ogni forma di dialogo con il Supremo consiglio delle forze armate, il massimo organismo dello Stato seguito alla caduta di Mubarak.
Nonostante tutto e al di là delle personali vicende dei Mubarak, la giustizia sembra comunque procedere. Agli arresti, per almeno 15 giorni, sono finiti l’ex primo ministro Ahmed Nazif su cui pende un’inchiesta per corruzione, l’ex ministro dell’Edilizia, Ibrahim Suleiman, per un altro caso di corruzione e, riferisce oggi il quotidiano ‘al Ahram’, Ibrahim Kamel, ricco imprenditore e noto esponente del Partito nazionale democratico, al potere con Mubarak.
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