Legambiente: «Basta bugie, incidono solo per il 5,5% e piacciono agli italiani»
Greenreport - Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, ha voluto oggi fare chiarezza nel bailamme delle dichiarazione inesatte (fatte anche dal ministro Romani a Striscia la Notizia) e pretestuose che si stanno moltiplicando sui media sui costi dell'energia rinnovabile in Italia: «2,5 euro al mese. Ecco quanto hanno pagato gli italiani per promuovere le "vere" rinnovabili nel 2010. Una cifra che ha inciso sui costi totali solo per il 5,5% e che serve ad assicurare lo sviluppo delle fonti pulite, rinnovabili, tecnologicamente vantaggiose per il sistema Paese, per l'occupazione e per la salute degli italiani. Occorre partire da questi dati per affrontare coerentemente il tema dei costi delle nostre bollette energetiche. I costi elevati delle nostre bollette sono dovuti, in gran parte, all'aumentata dipendenza dell'Italia dal petrolio, e ben altre voci andrebbero eliminate per far diminuire la spesa dei cittadini. Mi riferisco al costo per i Cip 6 delle fonti assimilate piuttosto che alle Tariffe speciali Fs o ancora alla quota per il decommissioning delle centrali nucleari e non solo».
Legambiente pubblica due tabelle elaborate sui dati del 2010 dell'Autority Energia e del Kyoto Club, dalle quali viene fuori che alle "vere" rinnovabili in bolletta sono andati 2.756 milioni di euro e alla non rinnovabili in bolletta sono andati 3.052 milioni di euro. L'Associazione ambientalista sottolinea che «Gli incentivi alle rinnovabili inoltre, in uno scenario chiaro e definito caleranno fino a raggiungere, volendo già nel 2020, la grid parity, ossia una situazione per cui il costo di produzione dell'energia da fonti rinnovabili avrà pareggiato il costo d'acquisto dell'energia dalla rete».
Per Cogliati Dezza «Non è possibile ingannare i cittadini con lo spauracchio degli alti costi dell'energia del vento e del sole, senza fare prima chiarezza sui costi reali della produzione energetica. Tanto più, che tutti i sondaggi realizzati ad oggi, hanno dimostrato che gli italiani vogliono le rinnovabili e che, per questo, sono disponibili a pagare quote accettabili in bolletta. Sarebbe più utile e corretto allora informare su quanto andrebbe a pesare (e quanto ci costa già ora) l'eventuale ritorno del nucleare».
Intanto l'Aper, la principale associazione italiana dei produttori di energia rinnovabile, annuncia l'imminente esposto alla Commissione Europea per denunciare quella che ritengono essere una "grave violazione dei principi contenuti nella direttiva europea 2009/28/CE che impone agli Stati Membri di promuovere le energie rinnovabili". Le imprese associate ad Apere sono inoltre «in procinto di avviare azioni giurisdizionali interne e attivare i rimedi giuridici offerti dal Trattato sulla Carta dell'energia».
La lesione del legittimo affidamento e la retroattività del decreto di recepimento italiano - dice l'associazione - si pongono in netto contrasto infatti sia con la disciplina comunitaria, sia con la Carta Costituzionale. Ribadendo la necessità di norme nazionali chiare ed affidabili, Aper torna a chiedere al Governo che vengano applicate misure di salvaguardia tariffaria per la filiera, senza porre limiti alla crescita delle rinnovabili attraverso l'applicazione di tetti di potenza massima incentivabile.
Come evidenziano diverse analisi, tra cui anche la recentissima dell'ufficio Studi di Confartigianato, ribadiamo che la bolletta elettrica pagata dagli italiani contiene oneri ben superiori rispetto a quelli destinati alle fonti rinnovabili, le cui finalità per altro andrebbero chiarite e discusse con trasparenza tra tutti gli attori del mercato.
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