sabato, aprile 23, 2011
Il nostro redattore Bartolo Salone ci parla del libro di Gianluigi Corti edito dalle Paoline

Al termine dell’ultima cena, dopo aver parlato ai suoi, Gesù alza gli occhi al cielo e si rivolge al Padre con una splendida preghiera, che Giovanni ci riporta al capitolo 17 del suo Vangelo. Si tratta di quella che uno dei padri del luteranesimo, David Citraeus (1531-1600), definì con felice espressione “preghiera sacerdotale”, in quanto in essa emerge in modo particolarmente evidente il ruolo di mediatore tra Dio e l’umanità a cui il Cristo consacrò l’intera sua esistenza terrena.
La preghiera sacerdotale, pronunciata poco prima che Gesù venisse arrestato dalle guardie del tempio al seguito di Giuda, costituisce un po’ la sintesi del quarto vangelo, il “sommario”, per così dire, delle tematiche teologiche sviluppate in precedenza, e al contempo il testamento spirituale di Gesù. La preghiera è attraversata, infatti, da un senso di profonda commozione per il tragico distacco che sta per consumarsi e da una grande premura verso i discepoli amati “fino alla fine”, che Gesù affida al Padre perché li protegga dal Maligno. La prima preoccupazione di Gesù è che i suoi discepoli conservino l’unità, ad imitazione di quell’unità d’amore che lega il Padre al Figlio e che rappresenta la precondizione indispensabile per la credibilità della stessa fede cristiana. Ma il cuore di Gesù è tanto grande da darsi pensiero non solo dei Dodici, bensì anche di quelli che, per la loro parola, avrebbero creduto in Lui. Nella preghiera sacerdotale, allora, ci siamo tutti noi, che per la testimonianza degli apostoli, e della Chiesa che ne perpetua nei secoli il ministero, abbiamo creduto in Cristo Signore.

Gianluigi Corti, docente pavese di Sacra Scrittura e apprezzato biblista, nel suo nuovo libro dal titolo “Glorifica il tuo Figlio. Commento alla preghiera sacerdotale”, edito dalle Paoline, ci introduce con estrema abilità alla comprensione di questa bellissima pagina di Vangelo, sulla base di una sua personale traduzione molto vicina al testo originale in greco. Il capitolo 17 del vangelo di Giovanni ci viene spiegato versetto per versetto con l’attenzione del fine esegeta unitamente alla chiarezza espositiva del divulgatore scientifico. Il che ne fa un’opera originale, che si lascia apprezzare sia dal conoscitore della materia sia dal grande pubblico. Una lettura utile soprattutto per chi sia interessato a conoscere i pensieri che attraversarono la mente di nostro Signore nell’ora in cui si apprestava a dare al mondo la sua estrema testimonianza di amore, accettando volontariamente il doloroso supplizio della croce.
Ed è proprio attraverso quella croce che Cristo manifestò a noi la sua gloria, quella gloria che Egli aveva presso il Padre “prima che il mondo fosse”. Gloria che dal Figlio viene in tal modo comunicata all’umanità intera, redenta e vivificata dal suo preziosissimo sangue. Gloria di Dio, infatti, come Gianluigi Corti ci dimostra vangelo alla mano, è l’uomo vivente!

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