Inquietante dichiarazione di David Lochbaum, un esperto nucleare dell'Union of concerned scientists
Greenreport - Il 29 marzo David Lochbaum, un esperto nucleare dell'Union of concerned scientists, ha testimoniato durante un breefing convocato al Senato statunitense, rivelando che «Quasi tutti i reattori nucleari Usa hanno back up power batteries per le operazioni di raffreddamento che sarebbero durate la metà del tempo di quelle in uso nella lesionata Fukushima Daiichi in Giappone, e quasi tutte sono praticamente non protette, raffreddate non soddisfacentemente e le piscine di stoccaggio del carburante nucleare esaurito sono strapiene». I senatori Usa hanno appreso così che, in attesa del completamento della revisione che il presidente Barack Obama ha ordinato entro 90 giorni di tutte le 104 centrali nucleari operative negli Usa, resta ancora molto da conoscere sul reale stato delle loro centrali nucleari e che una catastrofe è sempre in agguato. Ma Obama in realtà sta prendendo tempo sulle iniziative necessarie per garantire la sicurezza di impianti pieni di magagne ed emerge sempre di più il legame con la lobby nucleare che ha pagato e pagherà anche la sua campagna elettorale (nonostante sia ancora più generosa con i repubblicani).
Le rivelazioni di Lochbaum, sono state un duro colpo per il governo Usa e l'industria nucleare che, anche dopo la catastrofe nucleare giapponese, continuano a ripetere che negli Stati Uniti non potrebbe mai verificarsi uno scenario simile a quello di Fukushima. Ma secondo lo scienziato: «Questi stessi problemi visti in Giappone potrebbero essere la peste di quasi tutti i reattori nucleari Usa in caso di black out energetico e di una perdita di back up del generatore diesel e delle batterie, come è successo in Giappone».
Lochbaum, non è un militante no-nuke ma un ingegnere nucleare che ha lavorato per molti anni nelle centrali nucleari, comprese quelle realizzate con lo stesso progetto di Fukushima Daiichi, ha detto che «Solo 11 delle 104 centrali nucleari degli Stati Uniti hanno batterie per 8 ore e 93 hanno batterie da 4 ore. Le batterie non sono abbastanza potenti per sostenere le pompe per il raffreddamento ad acqua diretto. Non posso non sottolineare con forza che la lezione dal Giappone si applica a tutti i reattori degli Stati Uniti, non solo ai boiling water reactors, come quelli colpiti a Fukushima. Nessuno è immune da problemi di blackout dell'impianto. Tutto questo deve essere reso meno vulnerabile». Lochbaum si riferisce soprattutto ai boiling water reactor General Electric Mark 1 e negli Usa ce ne sono 28.
Anche Mitsuhiko Tanaka, un ingegnere che era responsabile della realizzazione dei reattori del tipo GE Mark 1 proprio a Fukushima Daiichi, qualche giorno fa aveva rivelato in una clamorosa intervista che da 40 anni i tecnici nucleari giapponesi sapevano che il design del reattore era difettoso, perché le sue vasche di contenimento sono troppo piccole per sopportare adeguatamente un accumulo di pressione come quello che ha causato le esplosioni di idrogeno nei reattori 1, 2 e 3 di Fukshima Daiichi. Ora viene fuori che 35 anni fa, Dale G. Bridenbaugh e due dei suoi colleghi che lavoravano alla General Electric si dimisero perché erano convinti che i reattori Mark 1 fossero così pieni di difetti da poter innescare un incidente nucleare devastante. Il 15 marzo Bridenbaugh ha detto in un'intervista all'Abc News che «I problemi che abbiamo identificato nel 1975 erano che, nel fare il progetto del contenimento, non hanno tenuto conto dei carichi dinamici che potrebbero avvenire con una perdita di liquido di raffreddamento. Con i carichi d'impatto il contenimento avrebbero ricevuto un rapidissimo rilascio di energia che avrebbe potuto lesionare una parte del contenimento e creare un rilascio incontrollato». E' probabilmente quello che è successo a Fukushima e nel reattore più pericoloso, dove da settembre viene utilizzato il Mox, il carburante di plutonio e di ossido di uranio.
Insieme a Lochbaum davanti alla commissione del Senato Usa c'era anche Anthony Pietrangelo, senior vice president e chief nuclear officer del Nuclear energy institute, l'associazione di categoria dell'industria nucleare statunitense, che l'ha buttata in caciara: "Posso arrivare a 48 ore o 72 ore, scegliete un numero», ha detto del backup delle batterie, poi ha assicurato che ci saranno controlli per capire quali siano i mezzi necessari per i reattori Usa. Dopo ha detto ai giornalisti che un'alternativa in aggiunta alle batterie a lunga durata potrebbero essere dei generatori diesel già disponibili per le fornirli alle centrali nucleari che «A livello centrale si stanno già stoccando attrezzature destinate a far fronte a un grave incidente o ad un attacco terroristico».
William Borchardt, a capo dello staff della Nuclear regulatory commission (Nrc), ha detto all'udienza di martedì, che la crisi Fukushima non avrà alcuna conseguenza sulla concessione di nuove licenze o sulla proroga delle licenze. L'Nrc, infatti, ha approvato due progetti di nuovi reattori il 1° marzo. Borchardt ha aggiunto che «Se l'esperienza giapponese dimostra che sono necessari dei cambiamenti nei reattori negli Stati Uniti, saranno ordinati immediatamente, indipendentemente dallo stato della licenza dell'impianto, della proroga della licenza o della richiesta di licenza».Peccato che l'Nrc abbia concesso una proroga per l'operatività della vecchissima centrale nucleare Vermont Yankee, nonostante continui a disperdere trizio nelle falde idriche.
Anche il Dipartimento dell'energia Usa ha rassicurato senatori Usa sulla completa sicurezza delle centrali nucleari americane, ma poi è venuto fuori il problema dei sistemi di stoccaggio del combustibile nucleare esaurito in loco, che prevede l'immersione delle barre di combustibile esaurito in piscine prima di trasferirle in dry cask storage. Uno tipo di stoccaggio che presenta fortissimi problemi di sicurezza, come in Giappone, dove il governo e la Tepco giuravano che le piscine erano sicurissime.
Lochbaum ha attaccato l'Nrc per aver autorizzato i programmi delle utilities nucleari per stoccare la maggior parte del combustibile esaurito Usa nelle piscine, piuttosto che nei dry cask. «Tutti i reattori degli Stati Uniti hanno più combustibile irraggiato nelle piscine del combustibile esaurito che nel nocciolo del reattore - ha detto - Eppure queste piscine critiche sono meno raffreddate e con sistemi meno affidabili di quelli previsti per il nocciolo del reattore. Con due semplici misure si potrebbe gestire meglio il rischio: accelerare il trasferimento del combustibile esaurito dalle piscine di stoccaggio ai dry cask; in secondo luogo, linee guida di aggiornamento su come affrontare una situazione di emergenza per i problemi alle piscine del combustibile esaurito. Avere più di combustibile irraggiato e che è meno protetto e meno difeso è un indubbio azzardo. Se gli ultimi tre decenni hanno dimostrato qualcosa, è che l'Nrc probabilmente elaborerà un solido piano di azione per affrontare i problemi rilevati a Fukushima, ma che attueranno con glaciale lentezza gli aggiornamenti della sicurezza identificati. Un piano d'azione globale non farà molto per proteggere gli americani fino a quando i suoi obiettivi non saranno raggiunti. Chiediamo al Congresso degli Stati Uniti di costringere l'Nrc a non indicare semplicemente un percorso verso un luogo più sicuro, ma a raggiungere la destinazione subito, nel più breve tempo possibile».
Greenreport - Il 29 marzo David Lochbaum, un esperto nucleare dell'Union of concerned scientists, ha testimoniato durante un breefing convocato al Senato statunitense, rivelando che «Quasi tutti i reattori nucleari Usa hanno back up power batteries per le operazioni di raffreddamento che sarebbero durate la metà del tempo di quelle in uso nella lesionata Fukushima Daiichi in Giappone, e quasi tutte sono praticamente non protette, raffreddate non soddisfacentemente e le piscine di stoccaggio del carburante nucleare esaurito sono strapiene». I senatori Usa hanno appreso così che, in attesa del completamento della revisione che il presidente Barack Obama ha ordinato entro 90 giorni di tutte le 104 centrali nucleari operative negli Usa, resta ancora molto da conoscere sul reale stato delle loro centrali nucleari e che una catastrofe è sempre in agguato. Ma Obama in realtà sta prendendo tempo sulle iniziative necessarie per garantire la sicurezza di impianti pieni di magagne ed emerge sempre di più il legame con la lobby nucleare che ha pagato e pagherà anche la sua campagna elettorale (nonostante sia ancora più generosa con i repubblicani).
Le rivelazioni di Lochbaum, sono state un duro colpo per il governo Usa e l'industria nucleare che, anche dopo la catastrofe nucleare giapponese, continuano a ripetere che negli Stati Uniti non potrebbe mai verificarsi uno scenario simile a quello di Fukushima. Ma secondo lo scienziato: «Questi stessi problemi visti in Giappone potrebbero essere la peste di quasi tutti i reattori nucleari Usa in caso di black out energetico e di una perdita di back up del generatore diesel e delle batterie, come è successo in Giappone».
Lochbaum, non è un militante no-nuke ma un ingegnere nucleare che ha lavorato per molti anni nelle centrali nucleari, comprese quelle realizzate con lo stesso progetto di Fukushima Daiichi, ha detto che «Solo 11 delle 104 centrali nucleari degli Stati Uniti hanno batterie per 8 ore e 93 hanno batterie da 4 ore. Le batterie non sono abbastanza potenti per sostenere le pompe per il raffreddamento ad acqua diretto. Non posso non sottolineare con forza che la lezione dal Giappone si applica a tutti i reattori degli Stati Uniti, non solo ai boiling water reactors, come quelli colpiti a Fukushima. Nessuno è immune da problemi di blackout dell'impianto. Tutto questo deve essere reso meno vulnerabile». Lochbaum si riferisce soprattutto ai boiling water reactor General Electric Mark 1 e negli Usa ce ne sono 28.
Anche Mitsuhiko Tanaka, un ingegnere che era responsabile della realizzazione dei reattori del tipo GE Mark 1 proprio a Fukushima Daiichi, qualche giorno fa aveva rivelato in una clamorosa intervista che da 40 anni i tecnici nucleari giapponesi sapevano che il design del reattore era difettoso, perché le sue vasche di contenimento sono troppo piccole per sopportare adeguatamente un accumulo di pressione come quello che ha causato le esplosioni di idrogeno nei reattori 1, 2 e 3 di Fukshima Daiichi. Ora viene fuori che 35 anni fa, Dale G. Bridenbaugh e due dei suoi colleghi che lavoravano alla General Electric si dimisero perché erano convinti che i reattori Mark 1 fossero così pieni di difetti da poter innescare un incidente nucleare devastante. Il 15 marzo Bridenbaugh ha detto in un'intervista all'Abc News che «I problemi che abbiamo identificato nel 1975 erano che, nel fare il progetto del contenimento, non hanno tenuto conto dei carichi dinamici che potrebbero avvenire con una perdita di liquido di raffreddamento. Con i carichi d'impatto il contenimento avrebbero ricevuto un rapidissimo rilascio di energia che avrebbe potuto lesionare una parte del contenimento e creare un rilascio incontrollato». E' probabilmente quello che è successo a Fukushima e nel reattore più pericoloso, dove da settembre viene utilizzato il Mox, il carburante di plutonio e di ossido di uranio.
Insieme a Lochbaum davanti alla commissione del Senato Usa c'era anche Anthony Pietrangelo, senior vice president e chief nuclear officer del Nuclear energy institute, l'associazione di categoria dell'industria nucleare statunitense, che l'ha buttata in caciara: "Posso arrivare a 48 ore o 72 ore, scegliete un numero», ha detto del backup delle batterie, poi ha assicurato che ci saranno controlli per capire quali siano i mezzi necessari per i reattori Usa. Dopo ha detto ai giornalisti che un'alternativa in aggiunta alle batterie a lunga durata potrebbero essere dei generatori diesel già disponibili per le fornirli alle centrali nucleari che «A livello centrale si stanno già stoccando attrezzature destinate a far fronte a un grave incidente o ad un attacco terroristico».
William Borchardt, a capo dello staff della Nuclear regulatory commission (Nrc), ha detto all'udienza di martedì, che la crisi Fukushima non avrà alcuna conseguenza sulla concessione di nuove licenze o sulla proroga delle licenze. L'Nrc, infatti, ha approvato due progetti di nuovi reattori il 1° marzo. Borchardt ha aggiunto che «Se l'esperienza giapponese dimostra che sono necessari dei cambiamenti nei reattori negli Stati Uniti, saranno ordinati immediatamente, indipendentemente dallo stato della licenza dell'impianto, della proroga della licenza o della richiesta di licenza».Peccato che l'Nrc abbia concesso una proroga per l'operatività della vecchissima centrale nucleare Vermont Yankee, nonostante continui a disperdere trizio nelle falde idriche.
Anche il Dipartimento dell'energia Usa ha rassicurato senatori Usa sulla completa sicurezza delle centrali nucleari americane, ma poi è venuto fuori il problema dei sistemi di stoccaggio del combustibile nucleare esaurito in loco, che prevede l'immersione delle barre di combustibile esaurito in piscine prima di trasferirle in dry cask storage. Uno tipo di stoccaggio che presenta fortissimi problemi di sicurezza, come in Giappone, dove il governo e la Tepco giuravano che le piscine erano sicurissime.
Lochbaum ha attaccato l'Nrc per aver autorizzato i programmi delle utilities nucleari per stoccare la maggior parte del combustibile esaurito Usa nelle piscine, piuttosto che nei dry cask. «Tutti i reattori degli Stati Uniti hanno più combustibile irraggiato nelle piscine del combustibile esaurito che nel nocciolo del reattore - ha detto - Eppure queste piscine critiche sono meno raffreddate e con sistemi meno affidabili di quelli previsti per il nocciolo del reattore. Con due semplici misure si potrebbe gestire meglio il rischio: accelerare il trasferimento del combustibile esaurito dalle piscine di stoccaggio ai dry cask; in secondo luogo, linee guida di aggiornamento su come affrontare una situazione di emergenza per i problemi alle piscine del combustibile esaurito. Avere più di combustibile irraggiato e che è meno protetto e meno difeso è un indubbio azzardo. Se gli ultimi tre decenni hanno dimostrato qualcosa, è che l'Nrc probabilmente elaborerà un solido piano di azione per affrontare i problemi rilevati a Fukushima, ma che attueranno con glaciale lentezza gli aggiornamenti della sicurezza identificati. Un piano d'azione globale non farà molto per proteggere gli americani fino a quando i suoi obiettivi non saranno raggiunti. Chiediamo al Congresso degli Stati Uniti di costringere l'Nrc a non indicare semplicemente un percorso verso un luogo più sicuro, ma a raggiungere la destinazione subito, nel più breve tempo possibile».
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