venerdì, aprile 01, 2011
E' l’intenzione generale di preghiera del Papa per il mese di aprile

RadioVaticana - Un’esortazione ai fedeli sulla quale si sofferma don Maurizio Mirilli, direttore del Servizio per la pastorale giovanile del Vicariato, intervistato da Alessandro Gisotti:

R. - Il Papa, giustamente, chiede un esempio di radicalità evangelica al mondo degli adulti, ai credenti adulti, perché le nuove generazioni dei giovani hanno bisogno di testimoni credibili: tutti hanno bisogno di testimoni credibili ma, in modo particolare i giovani, che sono i più esigenti da questo punto di vista. Non a caso, quando i giovani incontrano un vero testimone, un vero credente disposto anche a dare la vita per il Vangelo, allora lo seguono sempre.

D. - Questo aspetto della credibilità forse è proprio la sottolineatura delle parole del Papa. Abbiamo bisogno più di testimoni che di maestri, per citare un predecessore di Benedetto XVI…

R. - Certo. Paolo VI ci ha lasciato questa frase importante che, poi, tutti i Papi dopo di lui hanno cercato di annunciare continuamente e di vivere anche con la propria vita, basti pensare a Giovanni Paolo II. Tanti giovani lo hanno amato, hanno partecipato agli eventi dopo la sua morte, in tanti verranno alla sua beatificazione e questo proprio perché lui ha incarnato concretamente il Vangelo.

D. - La beatificazione di Giovanni Paolo II e qualche mese dopo la GMG di Madrid…

R. - Sono due grandi eventi per tutta la Chiesa e in modo particolare per i giovani che magari sono più disponibili a muoversi, a viaggiare, a stare anche in condizioni di precariato. Alla GMG i giovani sono abituati a dormire per terra, a passare le nottate in preghiera, a fare le veglie e così via.

D. - Papa Benedetto nelle intenzioni di preghiera parla di ragioni sempre nuove di vita e di speranza: è proprio quello che i giovani cercano da sempre…

R. - E’ quello che cercano da sempre ed è quello a cui ci invita anche san Pietro nella sua Lettera: rendete ragione della speranza che è in voi. E’ evidente che alla fede ci si arriva non solo attraverso un ragionamento intellettuale ma ci si arriva attraverso un’esperienza concreta. Un giovane, per vivere questa esperienza concreta, ha bisogno di toccarla con mano, di vederla attraverso il vissuto di altri che dicono di credere. Tutto questo dev’essere visibile. Ecco perché “rendete ragione”: mostrate concretamente attraverso la vostra vita che tutto quello che dite è vero e, allora, io crederò. Questa è anche, un po’, la provocazione che un giovane ci fa oggi: tu che dici di credere, mostrami che quello che stai dicendo è vero e che non è una favola.

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