La Corte Suprema indiana ha rilasciato il medico e attivista dei diritti umani finito in carcere per presunti legami con i maoisti.
Peacereporter - Secondo quanto riferiscono le televisioni indiane, la Corte Suprema dell'India ha disposto il rilascio sotto cauzione di Binayak Sen, medico e attivista per i diritti umani, considerato da molti il "Ganghi degli indigeni". L'uomo era stato incarcerato nel maggio 2007 con la duplice accusa di sedizione contro lo stato e presunti legami con alcuni gruppi "naxalisti", appartenenti alla guerriglia maoista del Paese; l'inchiesta però non ha trovato prove sufficienti a dimostrarne la colpevolezza.
Nel mese di dicembre, Sen era stato condannato all'ergastolo da un tribunale del Chhattisgarh, stato dell'India centrale teatro di una massiccia ribellione maoista che per il primo ministro Manmohan Singh è "la più grave minaccia alla sicurezza interna del Paese".
In favore dell'attivista indiano si erano mobilitate numerose personalità internazionali, tra cui quaranta premi nobel che, dopo la condanna dello scorso dicembre, avevano inviato un appello al governo indiano affinché intervenisse per la liberazione di Sen, famoso anche per l'impegno profuso da tempo a fianco degli "adivasi", popoli tribali del nord-est del Paese.
Peacereporter - Secondo quanto riferiscono le televisioni indiane, la Corte Suprema dell'India ha disposto il rilascio sotto cauzione di Binayak Sen, medico e attivista per i diritti umani, considerato da molti il "Ganghi degli indigeni". L'uomo era stato incarcerato nel maggio 2007 con la duplice accusa di sedizione contro lo stato e presunti legami con alcuni gruppi "naxalisti", appartenenti alla guerriglia maoista del Paese; l'inchiesta però non ha trovato prove sufficienti a dimostrarne la colpevolezza.
Nel mese di dicembre, Sen era stato condannato all'ergastolo da un tribunale del Chhattisgarh, stato dell'India centrale teatro di una massiccia ribellione maoista che per il primo ministro Manmohan Singh è "la più grave minaccia alla sicurezza interna del Paese".
In favore dell'attivista indiano si erano mobilitate numerose personalità internazionali, tra cui quaranta premi nobel che, dopo la condanna dello scorso dicembre, avevano inviato un appello al governo indiano affinché intervenisse per la liberazione di Sen, famoso anche per l'impegno profuso da tempo a fianco degli "adivasi", popoli tribali del nord-est del Paese.
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