Questa mattina, 22 Aprile, forze di polizia ed altre autorità si sono presentate presso il campo di Via dei Cluniacensi per iniziarne lo sgombero.
Amnesty - Secondo Ong locali, l'insediamento era fino ad oggi abitato da circa 300 persone, rom di nazionalità rumena, di cui circa il 65% minorenni. Sembra che almeno una quarantina di bambini frequentasse regolarmente le scuole. Diverse famiglie risiedevano nel campo di Via dei Cluniacensi dal Novembre 2009, quando erano state a loro volta sgomberate dal campo di Via Centocelle. Al portarsi a compimento lo sgombero, salirebbe a oltre 1000 il numero delle persone rese senzatetto dagli sgomberi compiuti questa settimana a Roma.
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I rom che risiedevano in almeno tre insediamenti non autorizzati di Roma sono stati sgomberati, nel contesto di quella che appare un'ondata di sgomberi forzati in corso nella capitale. Secondo fonti delle Organizzazioni non governative locali, dall'inizio di aprile almeno 30 insediamenti non autorizzati hanno subito sgomberi forzati e vi è il timore che altri insediamenti siano a rischio d'imminente sgombero forzato.
Il 18 aprile, sono state sgomberate le famiglie rom residenti nell'insediamento di via Severini e quelle che vivevano nell'ex stabilimento abbandonato della Mira Lanza. Il 20 aprile è stata la volta dell'insediamento di via del Flauto. Il 6 aprile il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, riferendosi alla nuova ondata di sgomberi, aveva affermato che dovevano essere eseguiti con urgenza per evitare che i migranti irregolari in arrivo dalla Tunisia trovassero rifugio nei campi non autorizzati.
Secondo i resoconti delle Organizzazioni non governative locali, gli sgomberi sono stati eseguiti senza previa notifica o consultazione delle comunità interessate. Solo alle donne e ai bambini è stata provvisoriamente offerta una sistemazione alternativa nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto, rifiutata in quasi tutti i casi in quanto le famiglie non vogliono essere divise.
Se di recente erano stati portati a termine sgomberi di insediamenti non autorizzati di minore dimensione, gli insediamenti in questione sono tra i più grandi di Roma. Si stima che circa 700 persone, comprese donne incinte e molti bambini, siano state lasciate senza un tetto a causa dei tre sgomberi. Di fronte alla mancanza di sicurezza e alle condizioni di vita inadeguate nei campi, la soluzione non può essere costituita dagli sgomberi forzati, che lasciano le comunità interessate in condizioni abitative e di vita peggiori.
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I rom che risiedevano in almeno tre insediamenti non autorizzati di Roma sono stati sgomberati, nel contesto di quella che appare un'ondata di sgomberi forzati in corso nella capitale. Secondo fonti delle Organizzazioni non governative locali, dall'inizio di aprile almeno 30 insediamenti non autorizzati hanno subito sgomberi forzati e vi è il timore che altri insediamenti siano a rischio d'imminente sgombero forzato.
Il 18 aprile, sono state sgomberate le famiglie rom residenti nell'insediamento di via Severini e quelle che vivevano nell'ex stabilimento abbandonato della Mira Lanza. Il 20 aprile è stata la volta dell'insediamento di via del Flauto. Il 6 aprile il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, riferendosi alla nuova ondata di sgomberi, aveva affermato che dovevano essere eseguiti con urgenza per evitare che i migranti irregolari in arrivo dalla Tunisia trovassero rifugio nei campi non autorizzati.
Secondo i resoconti delle Organizzazioni non governative locali, gli sgomberi sono stati eseguiti senza previa notifica o consultazione delle comunità interessate. Solo alle donne e ai bambini è stata provvisoriamente offerta una sistemazione alternativa nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto, rifiutata in quasi tutti i casi in quanto le famiglie non vogliono essere divise.
Se di recente erano stati portati a termine sgomberi di insediamenti non autorizzati di minore dimensione, gli insediamenti in questione sono tra i più grandi di Roma. Si stima che circa 700 persone, comprese donne incinte e molti bambini, siano state lasciate senza un tetto a causa dei tre sgomberi. Di fronte alla mancanza di sicurezza e alle condizioni di vita inadeguate nei campi, la soluzione non può essere costituita dagli sgomberi forzati, che lasciano le comunità interessate in condizioni abitative e di vita peggiori.
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