martedì, aprile 26, 2011
“Le bombe non sono uno strumento per proteggere i civili: infatti non sono servite a proteggere la popolazione di Misurata. La città, assediata e bombardata da oltre due mesi, nelle ultime 24 ore ha vissuto sotto pesantissimi attacchi che hanno raso al suolo quartieri densamente popolati, anche per l’impiego di missili balistici a medio raggio. Tra sabato e domenica sono arrivati all’ospedale di Hikmat oltre 60 morti e 200 feriti”.

Agenzia Misna - Lo denuncia l’organizzazione umanitaria italiana ‘Emergency’, che dopo 15 giorni di presenza presso l’ospedale Hikmat di Misurata, è stata costretta a lasciare il paese. “Nell’ospedale resta soltanto il personale locale e non potrà più essere garantito il diritto alle cure. La situazione per la popolazione non può che peggiorare” ha detto alla MISNA Simonetta Gola, portavoce di Emergency. “Negli ultimi giorni - indica l’organizzazione – i combattimenti sono arrivati alle porte dell’ospedale. I pazienti e i medici che li curano sono diventati un bersaglio della guerra. Per questa ragione lunedì 25 aprile la direzione sanitaria ci ha dato l’ordine di evacuare”. I sette membri dell’organizzazione medica sono in navigazione per Malta, in attesa di poter riprendere l’intervento umanitario in Libia.

Se le vittime della guerra tra le forze fedeli a Muammar Gheddafi e gli insorti si contano a decine a Misurata, le incursioni aeree della Nato, che sostiene l’opposizione, si sono intensificate nella capitale Tripoli, circa 150 chilometri verso ovest. Nella notte tra domenica e lunedì l’ufficio del colonnello Gheddafi, situato nella sua residenza, è stato colpito da bombardamenti che avrebbero fatto tre vittime tra gli impiegati. La guida libica, che ha denunciato un tentativo di assassinarlo, si troverebbe in buona salute in un luogo al sicuro. Anche ieri numerosi missili sganciati dagli aerei della Nato hanno colpito la capitale. Secondo fonti ufficiali miravano soprattutto “un centro di comunicazioni utilizzato per coordinate gli attacchi contro i civili”. La televisione di stato libica ha sostenuto che la marina della Nato avrebbe colpito un cavo sottomarino di fibra ottica che collega Sirte a Ras Lanuf e Brega, causando danni alle telecomunicazioni.

Il governo italiano, che finora forniva alla Nato un sostegno militare soltanto logistico, ha annunciato ieri di procedere con “interventi mirati su singoli obiettivi, non su centri di civili”, secondo il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Berlusconi si si esprimeva oggi a conclusione di un vertice bilaterale a Roma con il presidente francese Nicolas Sarkozy, che si è detto molto soddisfatto della decisione di Roma. Ferma condanna è stata invece espressa da Emergency, che accusa il governo italiano di continuare a “delinquere contro la Costituzione” scegliendo la data del 25 aprile per “precipitare il paese in una nuova spirale di violenza”.

Un timido tentativo di negoziato sotto l’egida dell’Unione africana si sta svolgendo in questi giorni nella capitale etiopica, Addis Abeba. Dai primi colloqui con i rappresentanti del governo di Tripoli e del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), con sede a Bengasi, sono emerse per ora posizioni intransigenti: l’opposizione non intende trattare se Gheddafi resta al potere, Tripoli auspica un cessate il fuoco e accusa gli insorti di non voler dialogare.

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