Cresce il numero delle vittime causate, in Messico, dalla cruenta lotta tra i cartelli del narcotraffico. Almeno 11 cadaveri sono stati rinvenuti in cinque nuove fosse comuni nello Stato di Sinaloa.
Radio Vaticana - Questa scoperta si aggiunge a quella di 116 corpi ritrovati nel Tamaulipas. Al momento il governo ha messo sotto accusa una nota organizzazione che commercia in droga, denominata “Zeta”. La polizia ha già effettuato diversi arresti. Ma quale potere hanno queste organizzazioni, che, oltre agli stupefacenti, si dedicano anche ad altre attività criminose? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Stefano Femminis, direttore della rivista dei Gesuiti “Popoli”: ascolta
R. – Ormai non è esagerato dire che quella che si sta combattendo in Messico è una vera e propria guerra. Pensiamo che, da quando si è insediato il presidente Caldéron, alla fine del 2006, le vittime stimate sono 35 mila.Quindi questi cartelli del narcotraffico hanno un potere enorme, si stanno combattendo tra loro per il controllo di quello che ormai è diventato il Paese chiave del narcotraffico che non è più tanto la Colombia ma è il Messico in quanto luogo di transito sia verso gli Stati Uniti, che comunque rimangono il mercato principale, sia verso anche gli stessi mercati europei. Il presidente Caldéron, fin dal suo insediamento, ha lanciato una guerra a tutto campo verso appunto il narcotraffico. Questa guerra, in realtà, se si guardano i dati, se si guardano le cronache, non sta ottenendo risultati anzi stanno aumentando le violenze.
D. - Quello del cartello del narcotraffico rischia di diventare uno Stato nello Stato?
R. – C’è indubbiamente un fenomeno di infiltrazioni, complicità … Sicuramente il Messico è anche un Paese che, purtroppo, ha livelli di corruzione molto elevati nelle stesse istituzioni. In più quello che avviene è che poi, di fatto, quando anche non c’è una complicità delle istituzioni però c’è in qualche modo un arretramento.
D. – Non solo stupefacenti, sembra che queste organizzazioni si finanziano anche con altre attività criminose …
R. – E’ vero. Chiaramente la merce principale, che poi dà anche fatturati straordinari, è la droga. Però ci sono altri settori: per esempio, certamente, il traffico di esseri umani, la gestione dell’immigrazione clandestina che transita dal Sudamerica, dal Centroamerica verso gli Stati Uniti è molto remunerativa. Questo lo si è capito, soprattutto, in questi ultimi mesi quando si sono scoperte delle vere e proprie fosse comuni. Questo e molti altri episodi simili confermano che i cartelli stanno ormai gestendo il traffico di esseri umani. Per cui ci sono tutti questi fenomeni di pagamento di cifre incredibili per essere trasportati da un Paese all’altro. Qui si chiamano “scafisti”, lì si chiamano “coyotes” ma di fatto la sostanza è la stessa. (bf)
Radio Vaticana - Questa scoperta si aggiunge a quella di 116 corpi ritrovati nel Tamaulipas. Al momento il governo ha messo sotto accusa una nota organizzazione che commercia in droga, denominata “Zeta”. La polizia ha già effettuato diversi arresti. Ma quale potere hanno queste organizzazioni, che, oltre agli stupefacenti, si dedicano anche ad altre attività criminose? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Stefano Femminis, direttore della rivista dei Gesuiti “Popoli”: ascolta
R. – Ormai non è esagerato dire che quella che si sta combattendo in Messico è una vera e propria guerra. Pensiamo che, da quando si è insediato il presidente Caldéron, alla fine del 2006, le vittime stimate sono 35 mila.Quindi questi cartelli del narcotraffico hanno un potere enorme, si stanno combattendo tra loro per il controllo di quello che ormai è diventato il Paese chiave del narcotraffico che non è più tanto la Colombia ma è il Messico in quanto luogo di transito sia verso gli Stati Uniti, che comunque rimangono il mercato principale, sia verso anche gli stessi mercati europei. Il presidente Caldéron, fin dal suo insediamento, ha lanciato una guerra a tutto campo verso appunto il narcotraffico. Questa guerra, in realtà, se si guardano i dati, se si guardano le cronache, non sta ottenendo risultati anzi stanno aumentando le violenze.
D. - Quello del cartello del narcotraffico rischia di diventare uno Stato nello Stato?
R. – C’è indubbiamente un fenomeno di infiltrazioni, complicità … Sicuramente il Messico è anche un Paese che, purtroppo, ha livelli di corruzione molto elevati nelle stesse istituzioni. In più quello che avviene è che poi, di fatto, quando anche non c’è una complicità delle istituzioni però c’è in qualche modo un arretramento.
D. – Non solo stupefacenti, sembra che queste organizzazioni si finanziano anche con altre attività criminose …
R. – E’ vero. Chiaramente la merce principale, che poi dà anche fatturati straordinari, è la droga. Però ci sono altri settori: per esempio, certamente, il traffico di esseri umani, la gestione dell’immigrazione clandestina che transita dal Sudamerica, dal Centroamerica verso gli Stati Uniti è molto remunerativa. Questo lo si è capito, soprattutto, in questi ultimi mesi quando si sono scoperte delle vere e proprie fosse comuni. Questo e molti altri episodi simili confermano che i cartelli stanno ormai gestendo il traffico di esseri umani. Per cui ci sono tutti questi fenomeni di pagamento di cifre incredibili per essere trasportati da un Paese all’altro. Qui si chiamano “scafisti”, lì si chiamano “coyotes” ma di fatto la sostanza è la stessa. (bf)
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