Migliaia di persone sono tornate a manifestare contro il governo e a favore di una radicale riforma del paese in diverse città già teatro a partire da marzo di proteste simili.
Agenzia Misna - Secondo varie fonti locali, supportate da resoconti della stampa araba, cortei con migliaia di partecipanti sono in corso a Lattakia, Dara e Douma (quest’ultimo è un sobborgo di Damasco), località dove scontri con le forze dell’ordine avevano già causato un numero non ancora verificabile di vittime nelle scorse settimane. Altre manifestazioni si stanno tenendo a Homs – il cui governatore è stato destituito due giorni fa in seguito a un decreto del presidente Bashar al Assad – Qamishli, Deir al Zour, Banias, Tartous, Ras al Ain: da sud a nord è quindi tutta la Siria che resta in ebollizione ad accezione finora del centro di Damasco e di Aleppo, seconda città del paese.
Secondo notizie diffuse dall’opposizione e difficili da verificare con fonti indipendenti, le forze di sicurezza hanno fatto uso di gas lacrimogeni e in alcuni casi hanno sparato sui dimostranti: il bilancio parziale, quando le manifestazioni sono appena cominciate al termine della preghiera musulmana del venerdì, sarebbe di tre vittime a Daraa.
Fonti locali della MISNA hanno riferito che almeno a Damasco da giorni ormai è come se vigesse un coprifuoco non dichiarato: gli abitanti rincasano prima del consueto, per le strade c’è una significativa presenza di uomini dei servizi di sicurezza in borghese. E una parte della popolazione non sembra essersi accontentata delle prime aperture di al Assad che ha promosso inchieste sugli scontri e formato una commissione incaricata di studiare l’abrogazione delle leggi d’emergenza che dal 1963 concedono ampi poteri al presidente e alle forze di sicurezza. Secondo gli osservatori, nel tentativo di preservare potere e stabilità, al Assad avrebbe fatto diverse concessioni ad ambienti sunniti, ha invitato al dialogo noti intellettuali dissidenti e ha concesso la cittadinanza siriana a decine di migliaia di curdi privati di questo diritto in seguito a un controverso censimento effettuato nel 1962.
Agenzia Misna - Secondo varie fonti locali, supportate da resoconti della stampa araba, cortei con migliaia di partecipanti sono in corso a Lattakia, Dara e Douma (quest’ultimo è un sobborgo di Damasco), località dove scontri con le forze dell’ordine avevano già causato un numero non ancora verificabile di vittime nelle scorse settimane. Altre manifestazioni si stanno tenendo a Homs – il cui governatore è stato destituito due giorni fa in seguito a un decreto del presidente Bashar al Assad – Qamishli, Deir al Zour, Banias, Tartous, Ras al Ain: da sud a nord è quindi tutta la Siria che resta in ebollizione ad accezione finora del centro di Damasco e di Aleppo, seconda città del paese.
Secondo notizie diffuse dall’opposizione e difficili da verificare con fonti indipendenti, le forze di sicurezza hanno fatto uso di gas lacrimogeni e in alcuni casi hanno sparato sui dimostranti: il bilancio parziale, quando le manifestazioni sono appena cominciate al termine della preghiera musulmana del venerdì, sarebbe di tre vittime a Daraa.
Fonti locali della MISNA hanno riferito che almeno a Damasco da giorni ormai è come se vigesse un coprifuoco non dichiarato: gli abitanti rincasano prima del consueto, per le strade c’è una significativa presenza di uomini dei servizi di sicurezza in borghese. E una parte della popolazione non sembra essersi accontentata delle prime aperture di al Assad che ha promosso inchieste sugli scontri e formato una commissione incaricata di studiare l’abrogazione delle leggi d’emergenza che dal 1963 concedono ampi poteri al presidente e alle forze di sicurezza. Secondo gli osservatori, nel tentativo di preservare potere e stabilità, al Assad avrebbe fatto diverse concessioni ad ambienti sunniti, ha invitato al dialogo noti intellettuali dissidenti e ha concesso la cittadinanza siriana a decine di migliaia di curdi privati di questo diritto in seguito a un controverso censimento effettuato nel 1962.
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