Monica Cardarelli inizia un ciclo di articoli sul tema "Chiara d'Assisi: 800 anni della consacrazione"
La notte della domenica delle Palme del 28 marzo 1211 Chiara, una giovane di nobile famiglia di appena diciannove anni, fugge dalla casa paterna per poter attuare il piano da tempo concordato con un giovane di nome Francesco. Dalla piazza di San Rufino, ad Assisi, Chiara giunge alla chiesetta della Porziuncola a Santa Maria degli Angeli dove Francesco la consacrerà a Dio con il taglio dei capelli. Con la tonsura Chiara inizia un cammino penitenziale nuovo ed originale. Infatti, quella stessa notte Francesco l’accompagnerà al Monastero delle Benedettine di San Paolo delle Abbadesse a Bastia Umbra. Qui vi resterà pochi giorni e, soprattutto, si presenterà come povera e serva. Anche Chiara, infatti, come Francesco, aveva da tempo venduto la sua dote per donare il ricavato ai poveri. Sarà sempre a San Paolo che i parenti, venuti a conoscenza della fuga e della scelta di estrema povertà della giovane, scelta allora inammissibile e disonorevole per la famiglia, si recheranno per riportarla a casa. Nella chiesa di San Paolo delle Abbadesse, che oggi è annessa al cimitero di Bastia Umbra, si trova infatti il pilastro dell’altare a cui Chiara si sostenne scoprendo il capo per mostrare ai parenti la sua consacrazione al Signore.
Pochi giorni dopo Francesco accompagnerà Chiara nella chiesetta di Sant’Angelo in Panzo, alle pendici del Monte Subasio, laddove la raggiungerà la sorella Caterina (cambierà il suo nome in Agnese dopo la consacrazione). Anche lei sarà inseguita dai parenti che tenteranno violentemente di riportarla a casa e, affidandosi alla preghiera, sarà proprio in quest’occasione che Chiara compirà il suo primo miracolo. “E poi il beato Francesco di sua mano le tagliò i capelli e, insieme alla sorella, la incamminò sulla via del Signore.” (Leg. Cl., 26)
Solo allora, nel momento in cui si poteva intravede una piccola comunità, Francesco decide, insieme con Chiara, di accompagnare le due giovani presso la chiesa di San Damiano, Infatti, come si legge nella Vita di Santa Chiara di Tommaso da Celano, Chiara “non trovando lì la perfetta serenità, passò infine per consiglio del beato Francesco alla chiesa di San Damiano. Qui fissando l’àncora della mente come in un porto sicuro, non oscilla più nel dubbio di mutamenti ulteriori, non esita per l’angustia del luogo, non si lascia impaurire dalla solitudine. È questa la chiesa che Francesco si affaticò a restaurare con zelo meraviglioso, offrendo al suo sacerdote denaro per l’impresa. Qui Francesco, mentre pregava, una voce discesa dal legno della croce risuonò in queste parole: - Francesco, và a riparare la mia casa, tutta in rovina, come tu vedi -” (Leg. Cl.,10-14)
Sarà la stessa Chiara che nel suo Testamento ricorda con queste parole l’episodio: “Dobbiamo, perciò sorelle carissime, meditare gli immensi benefici di cui Dio ci ha colmate, specialmente quelli che egli si è degnato di operare tra noi per mezzo del suo diletto servo, il beato padre nostro Francesco, e non solo dopo la nostra conversione, ma fin da quando eravamo ancora tra le vanità del secolo. Mentre, infatti, lo stesso Santo, che non aveva ancora né frati né compagni – quasi subito dopo la sua conversione -, era intento a riparare la chiesa di San Damiano, dove, ricevendo quella visita del Signore, nella quale fu inebriato di celeste consolazione, sentì la spinta decisiva ad abbandonare del tutto il mondo, in un trasporto di grande letizia e illuminato dallo Spirito Santo, profetò a nostro riguardo ciò che in seguito il Signore ha realizzato. Salito, sopra il muro di detta chiesa, così infatti allora gridava, a voce spiegata e in lingua francese, rivolto ad alcuni poverelli che stavano lì appresso: “Venite ed aiutatemi in quest’opera del monastero di San Damiano, perché tra poco verranno ad abitarlo delle donne, e per la fama e santità della loro vita, si renderà gloria al Padre nostro celeste in tutta la sua santa Chiesa.” (Test. Cl., 6-14)
Chiara è stata la prima donna della storia della Chiesa a redigere una Regola per le donne. La sua vita e la sua spiritualità rivestono un’importanza notevole per la Chiesa e per il mondo. Di Chiara ci restano, oltre alla Regola, il Testamento, la Benedizione e alcune lettere, tra cui le quattro ad Agnese di Praga. Si tratta di un patrimonio incredibile che ci permette di conoscere l’umanità e la santità di questa donna.
Quest’anno, nel giorno della domenica delle Palme 17 aprile 2011 avranno inizio le celebrazioni per gli ottocento anni dalla consacrazione della giovane Chiara che si concluderanno l’11 agosto del 2012, giorno della morte della Santa. Numerosi gli eventi celebrativi, dalla processione di sabato 16 aprile dalla cattedrale di San Rufino alla Porziuncola a settimane di studio e convegni dedicati a Santa Chiara, da concerti e rappresentazioni teatrali a mostre sulla vita della Santa, fino all’inaugurazione del ‘Cammino di Chiara’, che ripercorre i sentieri che portano ai luoghi in cui è stata prima di giungere a San Damiano.
Non si tratta di celebrazioni fini a se stesse, ma le proposte vogliono essere un modo per conoscere meglio la personalità di Chiara e fare memoria della sua storia, che è un po’ anche la storia di tante donne che ancora oggi seguono le sue orme. Perché Chiara ha trovato un modo per essere feconda nell’amore, ha lasciato una eredità: le Sorelle Povere.
In occasione dell’ottavo centenario della fondazione dell’ordine delle Sorelle Povere di Santa Chiara la Conferenza dei Ministri Generali del Primo Ordine Francescano e del TOR ha inviato a tutte le clarisse una lettera che ci piace riportare in alcuni passaggi particolarmente significativi.
“Chiamate dallo Spirito a seguire Cristo povero, crocifisso e risorto, vivendo il santo Vangelo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità, siete custodi del carisma clariano, donne consacrate che interagiscono con il mondo, contemplando i segni che lo Spirito semina e diffonde nella storia. (…) Voi, Sorelle Povere di S. Chiara, siete collocate da Dio in un luogo reale, per essere segno di contraddizione, non perché difendete le strutture, ma perché da povere scegliete ogni giorno di vivere radicalmente il Vangelo. (…) Non una povertà ideologica o intellettuale, ma uno stile di vita che testimoni la fiducia totale nel Padre, che prende forma nel quotidiano dell’esistenza. (…) Per Chiara e Francesco la “santissima povertà” non è semplicemente una virtù, né solo una rinuncia alle cose, ma è soprattutto un nome e un volto: il volto di Gesù Cristo Povero e Crocifisso (cfr. 2 Lett. Ag., 19). Per entrambi, la contemplazione di Cristo povero non si riduce a una bella teoria mistica del distacco, ma prende carne in una povertà reale, concreta, essenziale.
Ad un mondo che vuole ridurre l’individuo a consumatore immerso nelle leggi del grande mercato, voi scommettete sulle relazioni autentiche che si nutrono di silenzio, di ascolto, di attesa, di perdono, di gratuità, di dono, di consegna di sé nella fede, di rispetto della diversità dei ruoli, relazioni che mirano a far crescere la persona nella libertà, secondo la statura di Cristo. (…) Amate ogni persona nella sua interezza, costituita da un livello biologico, psicologico e spirituale, attraversata dallo Spirito, non riducibile a una sola dimensione. (…)…voi rispondete con l’esserci sempre l’una accanto all’altra e insieme, come fraternità, nel cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo, in dialogo con tutti coloro che bussano ai vostri monasteri. (…)
Attingendo dalla contemplazione un modo nuovo di essere donna consacrata, imparate alla scuola dello Spirito a coniugare la costante attenzione a Dio e alle Sorelle. Scorgiamo in voi un continuo cammino, per liberarvi da ogni forma di egoismo. (…) Vivete secondo l’economia del dono, secondo la spiritualità di comunione, senza quantificare l’amore e senza pretendere dall’altro. Vi caratterizza la gioia donata nella gratuità appresa dall’esperienza dell’amore di Cristo. (…) Fateci vedere la bellezza di sentirci sempre persone in cammino, che ogni giorno scommettono nella storia la vita con Dio.”
La povertà, la preghiera e le relazioni profonde ed autentiche erano il cuore delle preoccupazioni di Chiara tanto da farne il centro della “Forma di vita” delle Sorelle Povere di San Damiano. Ancora oggi per tutte le clarisse restano dei punti fondamentali da vivere nel proprio cammino tenendo ‘sempre davanti agli occhi il punto di partenza’, l’unica e primaria relazione che dà senso a tutte le altre: la relazione con Dio. “La Forma di vita dell’Ordine delle Sorelle Povere, istituita dal beato Francesco, è questa: osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità.” (Reg. Cl., Cap. I, 1-2)
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