del nostro Stefano Buso
Mala tempora currunt – mormora il popolo – esasperato del malcostume dilagante e delle croniche sopraffazioni. Già, una caterva di persone avvilite alle prese con i problemi di ogni giorno, cercando di sopravvivere alla meno peggio. E così, tra mugugni, preoccupazioni e difficoltà rispolverare una lettura d’antan può essere di conforto, scoprendo che un romanzo pubblicato nel lontano 1721 (quasi trecento anni fa) presenta delle chiare analogie con il nostro tempo. Lettres Persanes è il primo lavoro di Charles Louis de Secondat Montesquieu (1689-1755). È per certo il romanzo che gli offre l’opportunità di essere conosciuto al grande pubblico, tenendo presente che nel XVIII secolo la diffusione della cultura non era paragonabile a quella attuale. Nell’opera dell’illuminista francese si narra del persiano Usbek che, bramoso di nuove esperienze, parte con l’amico Rica per l’Occidente. Durante il loro viaggio attuano un fitto scambio di contatti con la famiglia e i vecchi amici rimasti in patria, per aggiornarli sui costumi occidentali, in modo particolare quelli parigini. Nel libro è presente anche un terzo personaggio – Rhèdi – anch’egli coinvolto in questo confronto epistolare. Le abitudini francesi sono inesplicabili per i persiani, ma allo stesso tempo risultano efficaci per le loro analisi.
Montesquieu sceglie sapientemente di tingere la sua opera di una tonalità esotica per realizzare al meglio il suo intento critico verso la società del suo tempo. L’epoca in cui si svolgono i fatti è quella di Luigi XIV, conosciuto per il suo acceso assolutismo (l’état c’est moi - lo stato sono io) e noto per il suo pseudonimo, il Re Sole. La Francia del tempo è una realtà vanesia, viziosa, avulsa dai disagi sociali del popolo. Uno Stato dispotico imbastito di privilegi che interessano solo una fetta della società, quella patrizia, mentre l’altra, oltre ad essere esclusa dai processi decisionali, è costantemente vessata!
Lettere persiane, seppur intriso di un umorismo raffinato, è un processo intelligente ad un regime obsoleto e apatico. Un sistema che di lì a breve sarà destinato ad uno sconvolgimento sociale, politico e culturale grazie alla rivoluzione del 1789. L’opera, pur perseguendo la sua aspra critica sociale grazie al pensiero filosofico-illuminista, non perde mai la piacevolezza tipica del romanzo. È una lettura gradevole, ricca di verve e affatto ampollosa, che ha spalancato le porte ad un pensiero letterario di un certo tipo. Infatti, il segno lasciato da Montesquieu sarà ripreso soprattutto da Voltaire, addirittura in modo più parossistico e critico. Lettere Persiane, per taluni aspetti, ha quindi inaugurato la stagione della riflessione sociale, di un’analisi che deve avvenire dopo un necessario distacco dal quotidiano.
L’analogia tra l’epoca di Montesquieu (ben tratteggiata nel suo libro) e il presente è rappresentata dal dispotismo e dalla prevaricazione – aspetti affatto superati nonostante il trascorrere dei secoli…
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È presente 1 commento
Ebbene si, sull'onda degli intenti critici di Montesquieu e delle acute considerazioni di Stefano Buso, si può tranquillamente affermare che analogie, risonanze, assonanze non sono altro che metafore o, meglio ancora, eufemismi capaci di coprire, più o meno pudicamente, l'ostinata incapacità di accettare che il tempo della nostra esistenza non è principalmente punteggiato né dall'influenza degli astri, e neppure dalle nostre scelte quotidiane , ma(sic!) dalla volontà del POTERE in auge
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