Emergenza immigrazione. La Commissione europea fa sapere di non avere preso nessuna posizione ufficiale su quanto accaduto ieri alla frontiera tra Francia e Italia e di non aver finora ricevuto da Roma alcun reclamo riguardo a presunte violazioni delle regole Schengen.
Radio Vaticana - Ieri, lo ricordiamo, Parigi aveva bloccato temporaneamente il traffico ferroviario da Ventimiglia a causa di una manifestazione non autorizzata a sostegno dei migranti tunisini. Oggi la circolazione dei treni è ripresa regolarmente e alcuni immigrati sono già partiti per la Francia, mentre in Italia proseguono le consegne dei permessi di soggiorno temporanei. Il rilascio di questi ultimi da parte di Roma è stato definito nei giorni scorsi da alcuni Paesi dell’Unione Europea “un provvedimento prematuro”. Paolo Ondarza ha raccolto il parere di Gianfranco Schiavone, componente del direttivo nazionale dell’associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione: ascolta
R. - Noi crediamo che la posizione presa dall’Italia sia una posizione corretta, anche se mancanze ce ne sono da tutte le parti. La durezza della risposta dell’Unione Europea non è giustificata, ma è anche altrettanto vero che l’allarmismo messo in giro dall’Italia è stato un allarmismo molto strumentale. Quando gli altri Paesi ricordano che il numero dei tunisini in Italia, titolari di una protezione temporanea, è oggi un numero comunque molto modesto, hanno la loro parte di ragione.
D. – Ma il rilascio per i permessi di soggiorno temporanei è una misura prematura, sproporzionata rispetto all’entità degli sbarchi?
R. – No, noi pensiamo di no. Anzi, avevamo anche chiesto che fosse adottata la protezione temporanea a livello europeo.
D. – Ieri la decisione della Francia di sospendere il traffico ferroviario proveniente dall’Italia ha irritato le autorità di Roma: ma secondo l’Unione Europea, tuttavia, Parigi non avrebbe violato le regole europee, perché provvedimenti di questo genere possono essere presi per motivi di ordine pubblico...
R. – Francamente è sembrata a tutti un’inutile prova di forza che, in effetti, ha dovuto poi sbloccarsi nel giro di poche ore.
D. – Ma è possibile pensare a una sospensione provvisoria di Schengen, da parte di alcuni Paesi dell’Unione Europea?
R. – La misura è possibile, ma deve essere sempre ragionevole rispetto a quello che sta succedendo: a me non sembra che sia assolutamente ragionevole. Come le dicevo prima, un po’ tutta la vicenda sembra un gioco delle parti, di profilo molto, molto basso, dentro un quadro di mancata politica complessiva per affrontare i veri problemi: come aiutare la Tunisia a superare questa fase con seri aiuti, non soltanto aiuti sul controllo delle partenze ma aiuti appunto sulla transizione del processo democratico.
D. – Tra l’altro, transizione applaudita e incoraggiata dall’Unione Europea...
R. – Sì, infatti. Quello che colpisce oggi è che, da un lato, viene sicuramente incoraggiata ed applaudita, ma, dall’altro, le misure concrete non ci sono: come se l’arrivo di alcune migliaia di persone fosse il problema e non già quale sarà la relazione dell’Unione Europea con questi nuovi Paesi. Di questo tema, che è il grande tema storico di questo momento, si discute pochissimo e si discute, invece, di controlli alle frontiere, treni da bloccare... E’ un po’ come se tutta questa discussione fosse portata su una strada sbagliata. (ma)
Radio Vaticana - Ieri, lo ricordiamo, Parigi aveva bloccato temporaneamente il traffico ferroviario da Ventimiglia a causa di una manifestazione non autorizzata a sostegno dei migranti tunisini. Oggi la circolazione dei treni è ripresa regolarmente e alcuni immigrati sono già partiti per la Francia, mentre in Italia proseguono le consegne dei permessi di soggiorno temporanei. Il rilascio di questi ultimi da parte di Roma è stato definito nei giorni scorsi da alcuni Paesi dell’Unione Europea “un provvedimento prematuro”. Paolo Ondarza ha raccolto il parere di Gianfranco Schiavone, componente del direttivo nazionale dell’associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione: ascolta
R. - Noi crediamo che la posizione presa dall’Italia sia una posizione corretta, anche se mancanze ce ne sono da tutte le parti. La durezza della risposta dell’Unione Europea non è giustificata, ma è anche altrettanto vero che l’allarmismo messo in giro dall’Italia è stato un allarmismo molto strumentale. Quando gli altri Paesi ricordano che il numero dei tunisini in Italia, titolari di una protezione temporanea, è oggi un numero comunque molto modesto, hanno la loro parte di ragione.
D. – Ma il rilascio per i permessi di soggiorno temporanei è una misura prematura, sproporzionata rispetto all’entità degli sbarchi?
R. – No, noi pensiamo di no. Anzi, avevamo anche chiesto che fosse adottata la protezione temporanea a livello europeo.
D. – Ieri la decisione della Francia di sospendere il traffico ferroviario proveniente dall’Italia ha irritato le autorità di Roma: ma secondo l’Unione Europea, tuttavia, Parigi non avrebbe violato le regole europee, perché provvedimenti di questo genere possono essere presi per motivi di ordine pubblico...
R. – Francamente è sembrata a tutti un’inutile prova di forza che, in effetti, ha dovuto poi sbloccarsi nel giro di poche ore.
D. – Ma è possibile pensare a una sospensione provvisoria di Schengen, da parte di alcuni Paesi dell’Unione Europea?
R. – La misura è possibile, ma deve essere sempre ragionevole rispetto a quello che sta succedendo: a me non sembra che sia assolutamente ragionevole. Come le dicevo prima, un po’ tutta la vicenda sembra un gioco delle parti, di profilo molto, molto basso, dentro un quadro di mancata politica complessiva per affrontare i veri problemi: come aiutare la Tunisia a superare questa fase con seri aiuti, non soltanto aiuti sul controllo delle partenze ma aiuti appunto sulla transizione del processo democratico.
D. – Tra l’altro, transizione applaudita e incoraggiata dall’Unione Europea...
R. – Sì, infatti. Quello che colpisce oggi è che, da un lato, viene sicuramente incoraggiata ed applaudita, ma, dall’altro, le misure concrete non ci sono: come se l’arrivo di alcune migliaia di persone fosse il problema e non già quale sarà la relazione dell’Unione Europea con questi nuovi Paesi. Di questo tema, che è il grande tema storico di questo momento, si discute pochissimo e si discute, invece, di controlli alle frontiere, treni da bloccare... E’ un po’ come se tutta questa discussione fosse portata su una strada sbagliata. (ma)
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