Golfo del Messico ancora in crisi e guadagni delle Big Oil alle stelle.
Greenreport - Oggi, ad un anno dalla catastrofe della piattaforma offshore Deepwater Horizon che fece 11 vittime e provocò un'enorme marea nera, il presidente Usa Barack Obama, si è impegnato a «Fare tutto il necessario», per ripristinare le coste del Golfo del Messico. Un po' poco per la più grande associazione ambientalista statunitense, Sierra Club, che parla di «Splendida inazione da parte del Congresso dopo il disastro ambientale più grande nella storia americana» e sottolinea che «Un anno dopo la più fuoriuscita di petrolio, le Big Oil continuano ad incassare utili record, il Congresso non ha ancora agito per costringere la BP a rendere conto alle migliaia di famiglie di lavoratori e di piccoli imprenditori del Golfo che stanno ancora lottando per recuperare».
Il direttore esecutivo di Sierra Club, Michael Brune, ha detto che «Un anno dopo il disastro catastrofico della Bp che ha ucciso undici uomini, che ha vomitato centinaia di milioni di galloni di petrolio tossico nel Golfo del Messico e rovinato l'esistenza e la salute di migliaia di famiglie che lavorano nel Golfo, non molto è cambiato per le Big Oil. I dirigenti petroliferi e le loro lobby stanno rastrellando in milioni in bonus per il loro "anno migliore" e fanno lobbying al Congresso per aprire ancora di più la nostra terra e la nostra acqua, anche nell'Arctic National Wildlife Refuge, a perforazioni rischiose e pericolose.
L'industria del petrolio continua a nascondere i pericoli e gli elevati costi della trivellazione in mare aperto, costi che i cittadini del Golfo conoscono fin troppo bene. L'attuale inazione a Capitol Hill è inaccettabile. Il Congresso deve ritenere definitivamente la Bp e le Big Oil pienamente responsabili del loro disastro nel Golfo, mettendo fine alle agevolazioni fiscali per le ricche compagnie petrolifere e adottando le raccomandazioni della bipartisan Oil spill commission.
Questi primi passi sono fondamentali per aiutare a riprendersi di nuovo intere comunità del Golfo e per garantire che non ci sia di nuovo un'altra esperienza come quella del disastro petrolifero Bp. L'unico modo per proteggere realmente le nostre comunità e i nostri oceani è di porre fine morsa delle Big Oil sulla nostra economia e rompere la nostra dipendenza dal petrolio. Invece di inseguire la via sporca e senza uscita dei combustibili fossili senza uscita, dovremmo investire in soluzioni più intelligenti per i trasporti del XXI secolo, con automobili e camion a minor consumo di combustibile, veicoli elettrici e trasporto pubblico di massa. E' arrivato il tempo per la leadership del Congresso: il ripristino del Golfo, della salute della nostra economia e la sicurezza di tutti gli americani, dipende da questo».
Greenpeace Usa ha scelto un altro metodo per ricordare l'anniversario della tragedia della Deepwater Horizon che ha sversato quasi cinque milioni di barili di petrolio nell'ecosistema marino. Attualmente l'amministrazione Obama sta stilandi la nuova National ocean policy e sta sondando il terreno per capira cosa ne pensano gli elettori, ma le osservazioni dei cittadini sono possibili fino al 27 aprile quindi Greenpeace chiede di aderire alla sua lettera indirizzata al presidente del National ocean council per chiedere di porre fine a tutte le nuove trivellazioni e di istituire nuove riserve marine.
Nella lettera inviata al National ocean council si legge: «Grazie per la vostra leadership nello sviluppo di una nuova National ocean policy. Sosteniamo fortemente l'accento posto sulla necessità di adottare un approccio ecosistemico alla gestione dei nostri oceani, coste e dei Grandi Laghi. Per troppo tempo abbiamo permesso alle potenti corporazioni del petrolio ed alle industrie della pesca commerciale di mettere i nostri ecosistemi marini e le comunità costiere a rischio. Accogliendo l'input dell'opinione pubblica statunitense, delle parti interessate i cui desideri sono stati troppo spesso ignorati o respinti, creiamo l'occasione per cominciare a spostare l'equilibrio. Dato che vagliate tutti i commenti e pesate le opzioni, vi chiediamo di evitare di mettere i nostri oceani, le coste e dei Grandi Laghi a rischio. Come ci ha ricordato l'esplosione della Deepwater Horizon nel Golfo lo scorso anno, anche se abbiamo la capacità di rispondere a una fuoriuscita di petrolio, c'è poco che possiamo fare per recuperare il petrolio o tutelare le aree sensibili. Dato che dovrete affrontare le questioni della tutela dell'ambiente nel Mar Glaciale Artico, vi invitiamo a mettere off-limits l'Artico per l'esplorazione e l'estrazione di petrolio e gas. L'Artico è l'unica casa che molti indigeni abbiano mai conosciuto, e una zona selvaggia davvero unica di incalcolabile valore. Noi sosteniamo l'enfasi messa sulla pianificazione dello spazio marino e vi incoraggio a fissare obiettivi ambiziosi per la creazione di una rete di riserve marine completamente protette che coprano il 40% delle acque degli Stati Uniti. La scienza disponibile è chiara: le riserve marine sono uno strumento prezioso per tutelare la biodiversità e per la ricostruzione degli stock ittici. Le riserve marine svolgono un ruolo prezioso nell'accrescere la resilienza degli ecosistemi marini ai rapidi cambiamenti in atto del cambiamento climatico e dell'acidificazione degli oceani. La vostra leadership nello sviluppo di una politica nazionale del mare che rifletta i valori della maggioranza di americani e protegga i nostri oceani, coste e dei Grandi Laghi è più necessaria che mai. Come sottolinea il forte aumento dello stress degli ecosistemi marini, non possiamo più permetterci il rischio di fuoriuscite di petrolio. La creazione di questa National ocean policy è un'opportunità per un cambiamento trasformativo di come trattiamo i nostri oceani. Andando all'arresto immediato delle nuove perforazioni offshore ed alla creazione di una rete di riserve marine completamente protette, saremo in grado di lasciare un'eredità di oceani puliti e sani per le generazioni a venire».
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