giovedì, aprile 14, 2011
Il cinema in Libano, Siria, Israele e Palestina

Da sabato 16 a mercoledì 20 aprile 2011 l’Accademia di Francia a Roma presenta la prima edizione di CineMondo, rassegna cinematografica che volge lo sguardo ai paesi del Medio Oriente - in particolare per questa occasione al Libano, Siria, Israele e territori palestinesi - mostrando film e documentari in anteprima e in proiezione speciale, premiati dalla critica internazionale per la loro forza espressiva e originalità; film fantasma, presentati in molti festival, a Venezia, Berlino, Cannes, ecc. e che difficilmente troveranno una distribuzione in Italia.

In collaborazione con il Festival Internazionale del Documentario di Marsiglia - che da oltre 20 anni programma, con coraggio e grande originalità, una panoramica dell’attuale produzione documentaria del mondo – la rassegna sarà una vetrina sul cinema più recente e inedito di alcuni paesi del Medio Oriente, in un dialogo permanente e forte con le generazioni di registi e autori del passato.
Un cinema di confine, alla frontiera tra il genere documentario e la finzione che svela una vitalità e creatività innovativa, erede di una generazione di registi che si sono affermati sin dagli inizi degli anni 70’, attraversato e percosso dai conflitti armati e da una profonda riflessione sulla memoria e sull’identità che attraversa le nazioni nella loro molteplicità di lingue, etnie e credo religioso.

Registi del presente, come Monika Borgmann, Hala Alabdalla, Mohammad Ali Atassi o ancora Raed Andoni e Avi Mograbi saranno protagonisti di questa edizione e mostreranno fino a che punto il cinema sia diventato un linguaggio artistico di vitale rilevanza, anche e soprattutto in un panorama storico e culturale in continua e violenta evoluzione. La rassegna si aprirà sabato 16 aprile con un omaggio speciale al grande regista siriano Omar Amiralay, recentemente scomparso, tra i più influenti cineasti del mondo arabo.


L’altro ieri, oggi, il cinema - Raramente una programmazione cinematografica sarà così legata all’attualità. E’ utile ribadirlo? Oggi stesso è in corso una svolta storica dalle conseguenze ancora oscure. Una cosa è certa: un’insurrezione di grande ampiezza, transnazionale e popolare, sta scuotendo le vecchie tirannie per ritrovare un sistema politico, sino ad ora, terrorizzato dalla pratica della repressione del regime. Ebbene, nel momento in cui si è immaginato questo focus sul cinema contemporaneo del Medio Oriente, su invito dell’Accademia di Francia a Roma -, che teniamo a ringraziare calorosamente - l’attualità storica non lasciava intravedere nulla se non sotto la forma di una sottile e acuta necessità di un domani.
In compenso, ognuno di questi film, affilati come la lama dell’analisi,, porta una testimonianza cruda di situazioni specifiche, contesti differenti e storie particolari. E, così come tutti gli altri, anche il cinema del Medio Oriente non potrebbe rinchiudersi in una sola categoria. Il Libano e i suoi terribili segreti sfiorati in Massaker, di Monika Borgmann e Lokman Slim, non condivide nulla con il coraggio di Zaayd Abu, seguito intensamente dal regista Ali Atassi, e ancor meno con il progetto allegorico di Ghassan Salhab. La Palestina di Raed Antoni non è quella vista da Kamal Aljafari. Se i versi di Brecht avvicinano Mograbi a Roee Rosen, la loro Israele si rivela con parole e corpi incomparabili. Allo stesso modo, il lirismo malinconico e sussurrato da Alabdala Hala ha scelto una temporalità diversa da quella di Omar Amiralay descrivendo il dolore della Siria.
Nel celebrare questa occasione di incontri, che sono quelli di un domani, vogliamo condividere con voi, pubblico italiano, la felicità di queste terre troppo ingiustamente trascurate dal cinema.

Jean-Pierre Rehm, delegato generale del FIDMarseille.

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