Dopo aver riconosciuto l’acqua come diritto umano, le Nazioni Unite devono rafforzare l’impegno per sottrarre questa risorsa alle logiche del profitto: è l’idea centrale di una lettera consegnata oggi all’Onu da 139 organizzazioni non governative che denunciano le pressioni esercitate ai livelli più alti dalle multinazionali.
Agenzia Misna - “Nonostante le risoluzioni approvate l’anno scorso dall’Assemblea generale e dal Consiglio per i diritti umani gli Stati nazionali non hanno favorito progressi concreti su un piano legislativo” dice alla MISNA Giosuè De Salvo, responsabile di Mani tese, un’ong italiana tra le firmatarie della lettera.
L’obiettivo del documento è impedire che la Federazione internazionale degli operatori privati dei servizi idrici (Aquafed) ottenga lo status consultivo presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, un organismo che per sua natura dovrebbe escludere enti a fini di lucro. “Lo status consultivo deve essere riservato ai movimenti sociali e alla società civile mondiale – si sottolinea nella lettera – e non essere uno strumento nelle mani delle imprese che cercano di influenzare le politiche globali dell’acqua”. Aquafed riunisce alcuni dei colossi del settore, da Veolia a Suez, da Saur ad Agbar.
Secondo De Salvo, un altro momento importante nella lotta per l’acqua bene comune sarà il referendum in programma in Italia il 12 e 13 giugno. Una vittoria dei “sì” determinerebbe l’abrogazione di una legge che impone di affidare la gestione dei servizi idrici a società controllate da privati almeno al 40%.
Della proposta di conferire lo status consultivo ad Aquafed si sta discutendo a una riunione del Comitato delle organizzazioni non governative dell’Onu, in corso nella città statunitense di New York fino a martedì.
Oltre a Mani tese, tra le ong firmatarie della lettera ci sono la canadese Conseil des canadiens, le sezioni europee e americane di Food and Water Watch, la statunitense Global Justice Ecology Project e la francese France Libertés.
Agenzia Misna - “Nonostante le risoluzioni approvate l’anno scorso dall’Assemblea generale e dal Consiglio per i diritti umani gli Stati nazionali non hanno favorito progressi concreti su un piano legislativo” dice alla MISNA Giosuè De Salvo, responsabile di Mani tese, un’ong italiana tra le firmatarie della lettera.
L’obiettivo del documento è impedire che la Federazione internazionale degli operatori privati dei servizi idrici (Aquafed) ottenga lo status consultivo presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, un organismo che per sua natura dovrebbe escludere enti a fini di lucro. “Lo status consultivo deve essere riservato ai movimenti sociali e alla società civile mondiale – si sottolinea nella lettera – e non essere uno strumento nelle mani delle imprese che cercano di influenzare le politiche globali dell’acqua”. Aquafed riunisce alcuni dei colossi del settore, da Veolia a Suez, da Saur ad Agbar.
Secondo De Salvo, un altro momento importante nella lotta per l’acqua bene comune sarà il referendum in programma in Italia il 12 e 13 giugno. Una vittoria dei “sì” determinerebbe l’abrogazione di una legge che impone di affidare la gestione dei servizi idrici a società controllate da privati almeno al 40%.
Della proposta di conferire lo status consultivo ad Aquafed si sta discutendo a una riunione del Comitato delle organizzazioni non governative dell’Onu, in corso nella città statunitense di New York fino a martedì.
Oltre a Mani tese, tra le ong firmatarie della lettera ci sono la canadese Conseil des canadiens, le sezioni europee e americane di Food and Water Watch, la statunitense Global Justice Ecology Project e la francese France Libertés.
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