martedì, maggio 24, 2011
Il partito di Zapatero perde anche Barcellona. In Spagna, netta sconfitta per il Partito sociali sta del premier José Louis Rodriguez Zapatero
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Radio Vaticana - Alle elezioni amministrative di ieri, i socialisti sono stati distaccati di 10 punti dal Partito popolare di Mariano Rajoy. Il partito di Zapatero perde anche Barcellona, roccaforte socialista da oltre 30 anni. Intanto, in molte piazze delle principali città iberiche prosegue la protesta giovanile del cosiddetto movimento degli “indignati”. Il servizio di Michela Coricelli: ascolta

La Spagna ha virato a destra. Il blu del Partito popolare si è imposto in 11 delle 13 comunità autonome in ballo; il centro–destra ha superato di quasi 10 punti i socialisti che perdono un milione e mezzo di voti. Dopo 32 anni al potere i socialisti hanno visto sfumare anche il municipio di Barcellona, città simbolo per la sinistra. Il capoluogo catalano verrà ora guidato da nazionalisti moderati, mentre il nuovo sindaco di Siviglia è del Partito Popolare. Intanto nel Paese basco la seconda forza più votata è stata Bildu, la coalizione della sinistra radicale indipendentista, che ha provocato tante polemiche nelle ultime settimane. Il voto di ieri era considerato un test in vista delle legislative del prossimo anno. Il premier Zapatero, apparso di fronte alle telecamere, ha riconosciuto la sconfitta, ma ha escluso che ricorrerà alle elezioni anticipate.

Per una riflessione sul risultato di queste elezioni, Alessandro Gisotti ha intervistato Josto Maffeo, corrispondente del “Messaggero” da Madrid: ascolta

R. – La sconfitta dei socialisti è la più grossa che si sia vista nella democrazia spagnola. Non è stata una grande sorpresa, in quanto sconfitta; è stata forse un po’ una sorpresa in quanto ai numeri. Un dato immediato che emerge è che probabilmente questo movimento giovanile delle ultime ore, nelle strade e nelle piazze, non ha avuto nessuna influenza; invece, ha avuto una base molto forte il malcontento generale di una popolazione che deve fare i conti con cinque milioni di disoccupati – record europeo! – tra i quali appunto il 43 per cento sono giovani: giovani di una generazione che anche i media hanno definito come “generazione perduta”. Una delle grandi accuse che si muovono al leader del partito socialista e attuale premier è che ha perso un anno, un anno e mezzo negando la crisi. E’ chiaro che se devi intervenire in una crisi con enorme ritardo, le misure probabilmente sono più drastiche e più forti di quelle che avresti potuto prendere adottandole sin dall’inizio.

D. – Nonostante la sconfitta, Zapatero ha sottolineato che le elezioni legislative non verranno anticipate. Come viene letta questa decisione?

R. – Bisogna vedere quanto sarà capace Zapatero nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, di sopportare la forte pressione. Perché è vero che Mariano Rajoy, leader del Partito popolare, non le ha ancora chieste, ma è pur vero che altri personaggi di primo piano lo hanno detto: gli spagnoli non possono andare avanti in questa situazione e quindi si stanno chiedendo elezioni anticipate. C’è anche un’altra cosa che il capo del governo deve risolvere: il Partito socialista, in questo momento, non ha un delfino. Si guarda, poi, anche ai mercati, che in questo momento stanno esercitando una forte pressione perché la fiducia nei confronti di un governo che ormai è messo in questione dal suo stesso Paese, evidentemente anche questa è una misura di pressione.

D. – Dopo queste elezioni, in vista soprattutto della difficile, preoccupante situazione economica, come guarda l’opinione pubblica spagnola al futuro?

R. – Io direi prevalentemente con preoccupazione, e in alcuni casi con angoscia. E’ l’angoscia dei giovani, la rabbia, l’indignazione – parola che, appunto, è stata utilizzata moltissimo in questi ultimi giorni nelle piazze spagnole; ma la preoccupazione è anche quella degli adulti: degli adulti che, in questo momento, si sentono solidali con i propri giovani che sono figli, sono nipoti … Questa università che sforna laureati, forse la generazione spagnola più preparata, che però non riesce a capire da quale parte deve guardare per cercare di iniziare il proprio futuro … E’ evidentemente un momento di disorientamento! E’ vero che qui ci sarà una grossa responsabilità del Partito popolare, perché se sarà premiato, poi, con la guida del Paese – e in questo momento guiderà moltissime realtà locali importantissime – dovrà rispondere rapidamente, perché forse questo è il momento in cui gli spagnoli hanno meno pazienza che in altri momenti storici. (gf)


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