venerdì, maggio 20, 2011
Il nostro Carlo Mafera ci presenta il confronto sul prossimo referendum sull'acqua tra Andrea Bossola, Responsabile Area Idrico Acea, e Paolo Carsetti, referente operativo Campagna Referendaria Acqua Pubblica

Venerdì 18 maggio, il direttore dell'area idrica della multiutility Acea, Andrea Bossola, ha ricordato ai numerosi uditori della sala convegni alcuni concetti fondamentali circa il prossimo referendum. In particolare ha messo in evidenza che l'acqua rimane un bene pubblico, di proprietà statale; l'eventuale privatizzazione riguarderà solo la gestione dei servizi idrici integrati (acquedotti, fognature, depurazione). Il vero problema italiano, che è poi il nocciolo della questione, come ha lasciato intendere Bossola, è la scarsità degli investimenti nelle infrastrutture: secondo i calcoli di Bossola, servirebbero 4,2 miliardi di euro l'anno da qui al 2020 per completare l'ammodernamento della rete idrica nazionale, riducendo le perdite, gli allacciamenti abusivi, gli scarichi fognari non depurati. Bossola ha più volte ribadito che senza investimenti la qualità dell’acqua e del servizio peggiorerebbe sempre di più. E soprattutto ha sottolineato che le infrastrutture idriche italiane sono le peggiori in Europa.



Eppure basterebbero circa 70 euro l'anno per ogni abitante… e invece il nostro Paese ha investito molto meno della metà di questa cifra nel 2010, una media di circa 25 euro pro capite. Senza contare, aggiunge il direttore del settore idrico di Acea, che le tariffe dell'acqua a Milano e Roma sono le più basse d'Europa. Bossola ha altresì messo in evidenza che il sistema misto, e cioè il sistema pubblico-privato, è quello che funziona meglio ed è quello che sostanzialmente si può praticare.

Paolo Carsetti, del Forum italiano dei movimenti per l'acqua, dal canto suo ha ribadito con decisione le tesi già sostenute in una recente intervista all’agenzia Misna: "C'è stata una mobilitazione straordinaria, le adesioni sono state più di un milione e 200.000 … L'obiettivo è difendere l'acqua come bene comune, da sottrarre a logiche di mercato e profitto. Le norme approvate dal parlamento nel Novembre scorso stabiliscono che dal 1° Gennaio 2011 gli enti locali affidino la gestione del servizio idrico a società interamente private o nelle quali la presenza privata superi il 40%. La legge Ronchi accelera in sostanza un processo cominciato anni fa e che, secondo il Forum italiano dei movimenti per l'acqua, tra il 1995 e il 2005 ha già provocato un crollo degli investimenti nel settore da due miliardi a 700 milioni di euro l'anno. Incuria e degrado delle reti di distribuzione non hanno però impedito aumenti significativi delle bollette, addirittura del 300% in otto anni nell'esemplare caso della città laziale di Aprilia. Ha fatto bene Parigi a riaffidare la gestione del servizio idrico agli enti locali dove la multinazionale Suez la faceva da padrona. Ma c’è da dire - ha replicato Bassola - che la diminuzione della bolletta dell’acqua a Parigi è “causata da una scelta precisa : il taglio degli investimenti da parte dei responsabili degli enti locali” .
Insomma sembra proprio che il nodo sia proprio lì : gli investimenti, al di là della sterile contrapposizione pubblico-privato!

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