martedì, maggio 31, 2011
Centinaia di persone hanno dimostrato oggi davanti la sede della Procura militare per esprimere il loro sostegno a due giornalisti che nel frattempo venivano interrogati all’interno.

Agenzia Misna - I due, Hossam el Hamalawy e Reem Maged, sono stati sentiti per critiche espresse nei confronti della giunta militare che sta gestendo il periodo di transizione seguito alla caduta dell’ex presidente Hosni Mubarak ma che da più parti viene criticata per aver mantenuto se non peggiorato le pratiche del vecchio regime. Sotto interrogatorio è finito anche un terzo giornalista, Nabil Sharaf el Din, chiamato a deporre su critiche espresse in merito alla gestione del potere da parte del Supremo consiglio delle Forze armate, attualmente la massima autorità in Egitto.

La Coalizione dei giovani per la rivoluzione, all’interno della quale operano molti gruppi che parteciparono alle proteste di gennaio e febbraio contro Mubarak, sta contestando gli arresti di centinaia di persone e il loro deferimento a corti militari chiedendo invece l’apertura di processi civili. La Coalizione ha anche deciso di boicottare qualunque forma di dialogo con il Supremo consiglio delle Forze armate e non dovrebbe partecipare domani a un incontro politico cui è stata invitata e che è promosso dai militari.

“La rivoluzione non ha ancora esaurito il suo corso, pensavamo che andando via Mubarak la situazione sarebbe cambiata, ci siamo invece resi conto che c’è ancora bisogno di tempo” ha detto la scorsa settimana a Roma Wael Abbas, giornalista, media-attivista e tra i più noti blogger egiziani, impegnato da anni per una evoluzione democratica del suo paese. Secondo Abbas, in Egitto “ci sono ancora forze che cercano di controllare e proteggere i propri interessi. Noi ci siamo battuti per la libertà di religione, di fare politica, di informare, di espressione, di movimento e sappiamo che ci vorrà ancora molto tempo: possiamo essere pazienti, ma solo se si andrà nella giusta direzione”.

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