Previsto per il 27 maggio il 'venerdì della collera'. Gli attivisti contestano l'ipotesi di grazia per Mubarak e altri esponenti del regime.
PeaceReporter - In Egitto torna il "venerdì della collera". Il Movimento giovanile del 6 aprile ha organizzato una manifestazione nazionale prevista per il prossimo 27 maggio, nella quale attivisti e gruppi rivoluzionari si propongono di contestare l'ipotesi di grazia per l'ex presidente Hosni Mubarak e per altri esponenti della regime. Gli organizzatori mirano a radunare circa un milione di persone provenienti da tutto il Paese, e annunciano un sit-in destinato a durare fino a quando Mubarak e i leader della sua cerchia non subiranno un processo pubblico e trasparente.
In un comunicato firmato da Inji Hamdy, portavoce del movimento, vengono espresse forti critiche nei confronti del Consiglio supremo delle Forze Armate, accusato di non aver rispettato le richieste della rivoluzione e di aver preso decisioni autonome senza consultarsi con le altre forze politiche. Secondo l'attivista, inoltre sono in aumento gli arresti e i processi militari nei confronti dei civili.
Tra le richieste avanzate dal Movimento del 6 aprile c'è anche quella di rinviare le elezioni parlamentari fino a quando non sarà raggiunto un accordo sulle modalità di voto. Gli attivisti auspicano la nomina di un'apposita commissione per riscrivere la Costituzione e un definitivo allontanamento dei leader del vecchio regime dalle istituzioni e dai media.
PeaceReporter - In Egitto torna il "venerdì della collera". Il Movimento giovanile del 6 aprile ha organizzato una manifestazione nazionale prevista per il prossimo 27 maggio, nella quale attivisti e gruppi rivoluzionari si propongono di contestare l'ipotesi di grazia per l'ex presidente Hosni Mubarak e per altri esponenti della regime. Gli organizzatori mirano a radunare circa un milione di persone provenienti da tutto il Paese, e annunciano un sit-in destinato a durare fino a quando Mubarak e i leader della sua cerchia non subiranno un processo pubblico e trasparente.
In un comunicato firmato da Inji Hamdy, portavoce del movimento, vengono espresse forti critiche nei confronti del Consiglio supremo delle Forze Armate, accusato di non aver rispettato le richieste della rivoluzione e di aver preso decisioni autonome senza consultarsi con le altre forze politiche. Secondo l'attivista, inoltre sono in aumento gli arresti e i processi militari nei confronti dei civili.
Tra le richieste avanzate dal Movimento del 6 aprile c'è anche quella di rinviare le elezioni parlamentari fino a quando non sarà raggiunto un accordo sulle modalità di voto. Gli attivisti auspicano la nomina di un'apposita commissione per riscrivere la Costituzione e un definitivo allontanamento dei leader del vecchio regime dalle istituzioni e dai media.
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