Ancora problemi con i reattori nuclerai fuori controllo in Giappone: fuoriesce cesio dai tetti dei reattori. Mistero sull’incidente al’impianto di raffreddamento del reattore 1.
Greenreport - L'arrivo del team di esperti dell'International atomic energy agency (Iaea) in Giappone sembra aver almeno innescato una serie di "rivelazioni" e conferme sullo stato del complesso nucleare di Fukushima Daiichi, con ammissioni di quelle che fino ad ora la Tokyo Electric Power Company (Tepco) definiva ipotesi e che faceva seguire da dichiarazioni "tranquillizzanti", prospettando interventi tecnici che a quanto pare non hanno mutato di molto una situazione che appare gravissima. Oggi la Tepco ha rivelato che «L'analisi dei dati suggerisce che il danno ai reattori possa aver causato fori grandi fino a 10 centimetri di diametro al loro interno».
I reattori 1, 2 e 3 hanno subito la fusione delle barre di combustibile nucleare dopo il terremoto/tsunami dell'11 marzo e «Questo è probabile che abbia creato buchi e crepe sul fondo dei pressure vessels che proteggono il nocciolo dei reattori e danneggiato i containment vessels».
La Tepco ha anche analizzato i cambiamenti dei livelli di pressione all'interno dei pressure e containment vessels dopo il sisma per valutare la portata del danno e i dati «Dimostrano che un foro di 3 centimetri in tutto potrebbe essersi creato nel containment vessel del reattore numero uno 18 ore dopo il terremoto» e che «E' anche probabile che un buco grande circa 7 centimetri in tutto si sia prodotto almeno 50 ore dopo il terremoto». Ma non è finita: «Un buco di circa 10 centimetri di diametro potrebbe essersi creato nel containment vessel nel reattore numero 2 circa 21 ore dopo il terremoto» e che «Dopo che è stato sentito il rumore di esplosione nel suppression pool (la piscina del combustibile, ndr) del reattore numero 2 il 15 marzo, un buco grande 10 centimetri in tutto potrebbe essersi prodotto anche lì».
A due mesi e mezzo dal disastro nucleare la Tepco sembra brancolare nel buio e i reattori restano di fatto inaccessibili: l'utility ammette che «Questi risultati sono stati ottenuti mediante calcoli dei dati» e che «Deve ancora confermare se questi buchi in realtà esistono».
Quello che sicuramente esiste sono le emissioni radioattive e la grande quantità di acqua contaminata che continuano ad essere emesse dal cadavere della centrale nucleare di Fukushima Daiichi: oggi sono stati resi noti i dati sul livello di cesio radioattivo che fuoriesce dal tetto del reattore n. 1: 18 volte sopra il livello consentito all'interno del compound dell'impianto nucleare, cioè per i "liquidatori" della Tepco, e molto al di sopra di quanto consentito per i "normali" cittadini giapponesi.
«Grandi quantità di sostanze radioattive sono state rilasciate nell'aria dal nocciolo del reattore e dagli edifici danneggiati - dice oggi il network televisivo giapponese Nhk - ma le misurazioni non erano disponibili».
Il 22 maggio la Tepco ha iniziato la misurazione della densità di elementi radioattivi sopra i tetti dei reattori 1,2,3 e 4, utilizzando strumenti innestati in cima alle pompe/gru utilizzate per iniettare acqua per raffreddare i reattori, e ha rilevato 360 becquerel di cesio-134 per metro cubo sopra il reattore 1, dove si ritiene che sia fusa la maggior parte delle barre di combustibile.
Sopra il reattore n. 4 il livello di cesio-134 è 7,5 volte sopra il limite, anche se l'impianto non ha barre di carburante nucleare nel nucleo, quindi si pensa che il cesio possa venire dalla piscina di stoccaggio del combustibile e dal vicino reattore n. 3.
La Tepco ha assicurato stamattina che sta misurando i livelli delle sostanze radioattive anche sopra i reattori 2 e 3 e che prevede anche di coprire gli edifici dei reattori con "fogli" di poliestere «Per evitare la dispersione ulteriore di materiale radioattivo nell'aria».
Intanto è sempre più mistero intorno al funzionamento dell'impianto di emergenza del sistema di raffreddamento del reattore 1, per la cui interruzione la Tepco ha accusato i suoi stessi lavoratori.
L'utility ha detto di non essere ancora in grado di determinare «Per quanto tempo l'emergency cooling system del reattore numero 1 sia rimasto "off" dopo il terremoto dell'11 marzo».
Il sistema di raffreddamento non avrebbe dovuto subire stop, visto che può funzionare senza fonti esterne di energia, ma i dati operativi dell'impianto dimostrano che il sistema si è attivato automaticamente 6 minuti dopo il terremoto, alle 14.52 ora del Giappone, e si èi fermato 11 minuti dopo, alle 15.03. L'emergency cooling system è stato ripristinato solo più di 3 ore dopo, alle 18.18. La Tepco ora dice che, dopo aver interrogato i lavoratori, può confermare l'errore umano: «Il sistema è stato arrestato manualmente alle 15.03», ma ammette che i lavoratori non hanno fatto di testa propria: «Questo passo è stato fatto sulla base di un manuale, al fine di evitare danni al reattore, perché la temperatura dell'acqua per raffreddare il reattore numero 1 era scesa bruscamente». La confusione è grande sotto il cielo di Fukushima: l'azienda ora afferma addirittura che «Il sistema potrebbe essere stato attivato nelle 3 ore fino alle 18.18», ma che «Non possiamo determinare chiaramente il corso degli eventi sulla base degli studi dei circuiti e delle interviste ai lavoratori». L'utility ammette che «A questo punto non si può stabilire in quale misura il sistema di emergenza abbia funzionato» e promette che continuerà ad indagare.
Secondo la Tepco però «I dati raccolti nei 30 minuti dopo il terremoto non mostrano alcuna irregolarità in tutti i dispositivi di sicurezza nei reattori dall'1 al 3, quali le fonti di alimentazione di emergenza, e in importanti strutture dell'impianto».
Insomma nessuno sa cosa è davvero successo (e sta succedendo) a Fukushima, e pensare che il 16 maggio la Tepco ha divulgato dati operativi della centrale subito dopo il terremoto, ma qualcosa non tornava, visto che la stessa Nuclear and industrial safety agency (Nisa) ha sollecitato l'azienda a presentare un rapporto sui dati, «Dopo averli analizzati ulteriormente e valutato i loro effetti sulla sicurezza nucleare».
Greenreport - L'arrivo del team di esperti dell'International atomic energy agency (Iaea) in Giappone sembra aver almeno innescato una serie di "rivelazioni" e conferme sullo stato del complesso nucleare di Fukushima Daiichi, con ammissioni di quelle che fino ad ora la Tokyo Electric Power Company (Tepco) definiva ipotesi e che faceva seguire da dichiarazioni "tranquillizzanti", prospettando interventi tecnici che a quanto pare non hanno mutato di molto una situazione che appare gravissima. Oggi la Tepco ha rivelato che «L'analisi dei dati suggerisce che il danno ai reattori possa aver causato fori grandi fino a 10 centimetri di diametro al loro interno».
I reattori 1, 2 e 3 hanno subito la fusione delle barre di combustibile nucleare dopo il terremoto/tsunami dell'11 marzo e «Questo è probabile che abbia creato buchi e crepe sul fondo dei pressure vessels che proteggono il nocciolo dei reattori e danneggiato i containment vessels».
La Tepco ha anche analizzato i cambiamenti dei livelli di pressione all'interno dei pressure e containment vessels dopo il sisma per valutare la portata del danno e i dati «Dimostrano che un foro di 3 centimetri in tutto potrebbe essersi creato nel containment vessel del reattore numero uno 18 ore dopo il terremoto» e che «E' anche probabile che un buco grande circa 7 centimetri in tutto si sia prodotto almeno 50 ore dopo il terremoto». Ma non è finita: «Un buco di circa 10 centimetri di diametro potrebbe essersi creato nel containment vessel nel reattore numero 2 circa 21 ore dopo il terremoto» e che «Dopo che è stato sentito il rumore di esplosione nel suppression pool (la piscina del combustibile, ndr) del reattore numero 2 il 15 marzo, un buco grande 10 centimetri in tutto potrebbe essersi prodotto anche lì».
A due mesi e mezzo dal disastro nucleare la Tepco sembra brancolare nel buio e i reattori restano di fatto inaccessibili: l'utility ammette che «Questi risultati sono stati ottenuti mediante calcoli dei dati» e che «Deve ancora confermare se questi buchi in realtà esistono».
Quello che sicuramente esiste sono le emissioni radioattive e la grande quantità di acqua contaminata che continuano ad essere emesse dal cadavere della centrale nucleare di Fukushima Daiichi: oggi sono stati resi noti i dati sul livello di cesio radioattivo che fuoriesce dal tetto del reattore n. 1: 18 volte sopra il livello consentito all'interno del compound dell'impianto nucleare, cioè per i "liquidatori" della Tepco, e molto al di sopra di quanto consentito per i "normali" cittadini giapponesi.
«Grandi quantità di sostanze radioattive sono state rilasciate nell'aria dal nocciolo del reattore e dagli edifici danneggiati - dice oggi il network televisivo giapponese Nhk - ma le misurazioni non erano disponibili».
Il 22 maggio la Tepco ha iniziato la misurazione della densità di elementi radioattivi sopra i tetti dei reattori 1,2,3 e 4, utilizzando strumenti innestati in cima alle pompe/gru utilizzate per iniettare acqua per raffreddare i reattori, e ha rilevato 360 becquerel di cesio-134 per metro cubo sopra il reattore 1, dove si ritiene che sia fusa la maggior parte delle barre di combustibile.
Sopra il reattore n. 4 il livello di cesio-134 è 7,5 volte sopra il limite, anche se l'impianto non ha barre di carburante nucleare nel nucleo, quindi si pensa che il cesio possa venire dalla piscina di stoccaggio del combustibile e dal vicino reattore n. 3.
La Tepco ha assicurato stamattina che sta misurando i livelli delle sostanze radioattive anche sopra i reattori 2 e 3 e che prevede anche di coprire gli edifici dei reattori con "fogli" di poliestere «Per evitare la dispersione ulteriore di materiale radioattivo nell'aria».
Intanto è sempre più mistero intorno al funzionamento dell'impianto di emergenza del sistema di raffreddamento del reattore 1, per la cui interruzione la Tepco ha accusato i suoi stessi lavoratori.
L'utility ha detto di non essere ancora in grado di determinare «Per quanto tempo l'emergency cooling system del reattore numero 1 sia rimasto "off" dopo il terremoto dell'11 marzo».
Il sistema di raffreddamento non avrebbe dovuto subire stop, visto che può funzionare senza fonti esterne di energia, ma i dati operativi dell'impianto dimostrano che il sistema si è attivato automaticamente 6 minuti dopo il terremoto, alle 14.52 ora del Giappone, e si èi fermato 11 minuti dopo, alle 15.03. L'emergency cooling system è stato ripristinato solo più di 3 ore dopo, alle 18.18. La Tepco ora dice che, dopo aver interrogato i lavoratori, può confermare l'errore umano: «Il sistema è stato arrestato manualmente alle 15.03», ma ammette che i lavoratori non hanno fatto di testa propria: «Questo passo è stato fatto sulla base di un manuale, al fine di evitare danni al reattore, perché la temperatura dell'acqua per raffreddare il reattore numero 1 era scesa bruscamente». La confusione è grande sotto il cielo di Fukushima: l'azienda ora afferma addirittura che «Il sistema potrebbe essere stato attivato nelle 3 ore fino alle 18.18», ma che «Non possiamo determinare chiaramente il corso degli eventi sulla base degli studi dei circuiti e delle interviste ai lavoratori». L'utility ammette che «A questo punto non si può stabilire in quale misura il sistema di emergenza abbia funzionato» e promette che continuerà ad indagare.
Secondo la Tepco però «I dati raccolti nei 30 minuti dopo il terremoto non mostrano alcuna irregolarità in tutti i dispositivi di sicurezza nei reattori dall'1 al 3, quali le fonti di alimentazione di emergenza, e in importanti strutture dell'impianto».
Insomma nessuno sa cosa è davvero successo (e sta succedendo) a Fukushima, e pensare che il 16 maggio la Tepco ha divulgato dati operativi della centrale subito dopo il terremoto, ma qualcosa non tornava, visto che la stessa Nuclear and industrial safety agency (Nisa) ha sollecitato l'azienda a presentare un rapporto sui dati, «Dopo averli analizzati ulteriormente e valutato i loro effetti sulla sicurezza nucleare».
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