La ricostruzione tarda, gli aiuti umanitari sono sempre meno. Haiti adesso ha fame e i prezzi del cibo aumentano sempre più.
PeaceReporter - Senza pace e senza un minimo di tranquillità. Questa è Haiti oggi, nonostante le decine dei migliaia di persone che sono arrivate fin lì per dare il loro apporto e ricostruire il Paese dopo il devastante sisma del gennaio 2010. Sembra, però, che ogni minimo sforzo che si compie per dare nuovo lustro al Paese sia inutile. E' inutile parlare di ricostruzione. E' inutile parlare di politica, nonostante la recente elezione di un nuovo presidente. Oggi, il vero problema per la popolazione è procacciarsi cibo. Non è uno scherzo, è proprio così. Nonostante l'emergenza alimentare giunta nei giorni immediatamente successivi al sisma, il problema non è stato risolto. Anzi, se possibile è aumentato.
"Il vero problema non è che manca cibo. E' che gli haitiani non se lo possono permettere" racconta Samanta Sellaro, cooperante al lavoro da mesi a Port au Prince, capitale di Haiti.
In effetti sembra proprio essere così. Nei mercati del paese, infatti, non manca certo il cibo. Sacchi enormi di mais e riso, pieni fino all'orlo, vengono esposti nelle improvvisate bancarelle in strada.
"E' triste vedere quante donne e quanti uomini guardano il cibo. E' una sensazione pazzesca. Non credevo d arrivare un giorno a vedere gente che guarda il cibo e sogna, ripeto solo sogna, di comprarlo" racconta al telefono con PeaceReporter Samanta Sellaro.
"Credimi, è proprio una strana sensazione quella di vedere gente che guarda i sacchi delle spezie nei mercati e non si può permettere di comprare. Attendono gli aiuti umanitari ma adesso che l'emergenza sisma sembra essere finita, gli aiuti sono un po' meno. Inoltre, l'epidemia di colera che si è diffusa in molte aree del Paese non ha contribuito a calmierare la situazione. Dispiace molto vedere un Paese che rischia di rimanere in questa situazione per molto tempo ancora. E sono dubbiosa che la politica riesca in breve tempo a dare risposte alle domande della gente che in questo momento vorrebbe vedere cibo e gente che chiamata per lavorare alla ricostruzione di strade ed edifici, in modo da contribuire tutti alla rinascita di questo che è un bellissimo Paese abitato da gente orgogliosa e con grande dignità".
Anche Myrta Kaulard del programma Mondiale per l'Alimentazione delle Nazioni Unite, in una intervista rilasciata alla Bbc è convinta che l'aumento dei prezzi del cibo possa causare seri danni al Paese, soprattutto perché il cibo in vendita è attualmente tutto d'importazione.
Anche in ragione di questo nella capitale Port au Prince sono molte le signore che si mettono a cucinare pietanze locali e panini e le rivendono a prezzi che definire popolari è davvero riduttivo.
Ma gli haitiani purtroppo sono abituati a convivere con la sopravvivenza. Poco prima del terremoto che ha devastato ogni cosa, più della metà della popolazione viveva con meno di un dollaro al giorno.
Questo fatto ha gettato ancor di più nella povertà e nella disperazione un popolo che di tutto aveva bisogno tranne che di confrontarsi quotidianamente con l'impellente necessità di mangiare.
Alessandro Grandi
PeaceReporter - Senza pace e senza un minimo di tranquillità. Questa è Haiti oggi, nonostante le decine dei migliaia di persone che sono arrivate fin lì per dare il loro apporto e ricostruire il Paese dopo il devastante sisma del gennaio 2010. Sembra, però, che ogni minimo sforzo che si compie per dare nuovo lustro al Paese sia inutile. E' inutile parlare di ricostruzione. E' inutile parlare di politica, nonostante la recente elezione di un nuovo presidente. Oggi, il vero problema per la popolazione è procacciarsi cibo. Non è uno scherzo, è proprio così. Nonostante l'emergenza alimentare giunta nei giorni immediatamente successivi al sisma, il problema non è stato risolto. Anzi, se possibile è aumentato.
"Il vero problema non è che manca cibo. E' che gli haitiani non se lo possono permettere" racconta Samanta Sellaro, cooperante al lavoro da mesi a Port au Prince, capitale di Haiti.
In effetti sembra proprio essere così. Nei mercati del paese, infatti, non manca certo il cibo. Sacchi enormi di mais e riso, pieni fino all'orlo, vengono esposti nelle improvvisate bancarelle in strada.
"E' triste vedere quante donne e quanti uomini guardano il cibo. E' una sensazione pazzesca. Non credevo d arrivare un giorno a vedere gente che guarda il cibo e sogna, ripeto solo sogna, di comprarlo" racconta al telefono con PeaceReporter Samanta Sellaro.
"Credimi, è proprio una strana sensazione quella di vedere gente che guarda i sacchi delle spezie nei mercati e non si può permettere di comprare. Attendono gli aiuti umanitari ma adesso che l'emergenza sisma sembra essere finita, gli aiuti sono un po' meno. Inoltre, l'epidemia di colera che si è diffusa in molte aree del Paese non ha contribuito a calmierare la situazione. Dispiace molto vedere un Paese che rischia di rimanere in questa situazione per molto tempo ancora. E sono dubbiosa che la politica riesca in breve tempo a dare risposte alle domande della gente che in questo momento vorrebbe vedere cibo e gente che chiamata per lavorare alla ricostruzione di strade ed edifici, in modo da contribuire tutti alla rinascita di questo che è un bellissimo Paese abitato da gente orgogliosa e con grande dignità".
Anche Myrta Kaulard del programma Mondiale per l'Alimentazione delle Nazioni Unite, in una intervista rilasciata alla Bbc è convinta che l'aumento dei prezzi del cibo possa causare seri danni al Paese, soprattutto perché il cibo in vendita è attualmente tutto d'importazione.
Anche in ragione di questo nella capitale Port au Prince sono molte le signore che si mettono a cucinare pietanze locali e panini e le rivendono a prezzi che definire popolari è davvero riduttivo.
Ma gli haitiani purtroppo sono abituati a convivere con la sopravvivenza. Poco prima del terremoto che ha devastato ogni cosa, più della metà della popolazione viveva con meno di un dollaro al giorno.
Questo fatto ha gettato ancor di più nella povertà e nella disperazione un popolo che di tutto aveva bisogno tranne che di confrontarsi quotidianamente con l'impellente necessità di mangiare.
Alessandro Grandi
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.