La notizia ha dell'incredibile, il reattore inoltre è stato più chiuso dopo innumerevoli incidenti.
Greenreport - Esattamente un anno fa il Giappone, il 6 maggio 2010, ha riaperto senza troppi clamori il reattore nucleare sperimentale fast-breeder (Fbr) di Monju, ma l'anniversario viene celebrato tra le polemiche e le crescenti preoccupazioni dato che non c'è alcuna prospettiva chiara sul programma di ricerca e sviluppo riguardante il reattore, proprio nel mezzo della crisi nucleare di Fukushima Daioichi e la crescente ostilità che si respira in Giappone contro il nucleare dopo quel disastro ancora in corso. Il reattore sperimentale, che sorge vicino a Tsuruga City, nella prefettura di Fukui, è tristemente famoso perché ha ripreso le sue operazioni un anno fa dopo una chiusura durata 14 anni a causa di un incidente che nel 1995 provocò una perdita di sodio ed un grosso incendio.
Il Fbr sperimentale di Monju è lo sviluppo del precedente reattore dimostrativo Joyo, ed è raffreddato al sodio. Utilizza il famigerato combustibile Mixed oxide fuel (Mox) contenente plutonio, uranio e uranio riprocessato e produce 714 MWt/ 280 MWe. L'impianto nucleare si estende su 1,08 km2 e i fabbricati occupano 28.678 m2, ci lavorano 368 persone.
La costruzione del Monju è stata avviata nel lontano 1985 e completata nel 1991. Il primo incidente grave si è verificato il 5 aprile 1994 ed è stato chiuso nel dicembre 1995 a seguito di una perdita di sodio e dell'incendio in un circuito di raffreddamento secondario. Doveva essere riavviato già nell'ottobre 2008, ma dopo un rinvio di 5 mesi, è stato nuovamente posticipato tutto quando, nel febbraio 2009 si sono scoperti "fori" nell' auxiliary building del reattore, alla fine, dopo la scoperta di altri innumerevoli difetti e magagne, l'Fbr è stato rimesso in funzione davvero solo il primo giugno 2010, visto che 2 giorni dopo la riapertura ufficiale del 6 maggio si è verificato un nuovo "episodio critico".
L'8 dicembre 1995, il reattore ha subito un grave incidente. Una forte vibrazione ha provocato la rottura di un tubo all'interno di un pozzetto, dovuta probabilmente ad un difetto nelle saldature. Centinaia di chili di sodio si sono sparsi sul pavimento, riempiendo l'edificio di fumi caustici e portando a temperature così elevate che diverse strutture di acciaio si sono sciolte. Ad incidente "sedato" gli operatori si sono trovati di fronte a più di tre tonnellate di sodio solidificato, fortunatamente non radiattivo.
Allora l'opinione pubblica si indignò perché si venne a sapere che la Power Reactor and Nuclear Fuel Development Corporation (Pnc), l'agenzia semi-governativa che era responsabile di Monju, aveva cercato di nascondere la portata dell'incidente e dei danni, falsificando addirittura i filmati interni dell'incidente e obbligando i dipendenti a mentire sulle dinamiche del disastro e sull'esistenza di documentazione.
Ma gli interessi economici sono enormi. Nel 2007 il governo giapponese scelse la Mitsubishi Heavy Industries (Mhi) come "azienda fondamentale per lo sviluppo di Fbr in Giappone». Poco dopo, la Mhi ha messo in piedi una nuova società, la Mitsubishi Fbr Systems, con l'esplicito scopo di sviluppare ed eventualmente vendere tecnologia Fbr.
La ripresa delle attività del reattore di Monju è stata presentata come il pilastro centrale a sostegno della ricerca e sviluppo e della politica di riciclaggio dal combustibile nucleare del Giappone. Ma il reattore è stato nuovamente fermato per controlli nell'agosto 2010, quando è precipitato un fuel exchange device da 3 tonnellate nel reactor vessel, bloccando l'impianto.
La Atomic energy agency giapponese prevedeva di riprendere i test operativi a partire dal marzo 2012, ma l'incidente di agosto ha ritardato il programma di ricerca e sviluppo da più di 6 mesi. Poi è arrivata Fuikushima ed anche per l'impianto nucleare di Monju sono previsti controlli per capire se è in grado di rispondere ad una possibile perdita dell'alimentazione elettrica esterna ed a terremoti violenti come quello dell'11 marzo. Le prove preliminari dovrebbero continuare fino al 2013, quando il reattore dovrebbe essere in grado di alimentare la rete elettrica ed essere operativo a "pieno titolo".
Inoltre la prefettura di Fukui, che prima di Fukushima e nonostante la sfilza di incidenti appoggiava entusiasticamente il Fbr, ha chiesto al ministero dell'l'educazione, scienza e tecnologia di istituire una commissione di esperti indipendente che verifichi e garantisca la sicurezza del reattore di Monju.
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