«Il grigio» di Giorgio Gaber recitato da Luisa Marzotto al teatro Viganò di Roma a favore dell’Antea
del nostro corrispondente a Roma Carlo Mafera
Il connubio teatro-beneficienza fa sempre centro. Luisa Marzotto ha riproposto al pubblico di Roma un celebre brano teatrale di Gaber per raccogliere fondi per l’associazione Antea, che si occupa dei malati terminali e quindi di tutta la gestione del fine-vita per il paziente e la sua famiglia. Chi scrive ha usufruito dei servizi dell’Antea dieci anni fa quando suo padre, prima di lasciare questa terra, era malato di un tumore alla vescica. Il supporto dell’Antea fu meraviglioso e così anche la terapia del dolore fu straordinariamente efficace, tanto da consentire a mio padre di vivere dignitosamente gli ultimi mesi della sua vita godendo dell’affetto dei suoi cari. Proprio in un momento in cui si discute del testamento biologico, la testimonianza di questa associazione può essere utile per correggere il tiro sul fondamento della legge stessa: ciò che conta è instaurare un buon rapporto medico-paziente e migliorare sempre la terapia del dolore; facendo ciò non c’è bisogno di chiedere di “staccare la spina”.
L’Antea è la dimostrazione che il fine-vita può essere gestito con dignità, con rispetto e competenza sia per il malato terminale che per la sua famiglia.
La protagonista del Grigio, l’opera di Giorgio Gaber, è una donna tormentata dall'incapacità di gestire le proprie relazioni amorose, lacerata dall'inadeguatezza ad affrontare la vita. Prigioniera delle sue paure, va a stare in campagna cercando una difficoltosa possibilità di dialogare con se stessa. Ma la campagna non è ovviamente l'oasi sperata, e il suo disagio interiore si incarna e si realizza nell'arrivo di un ospite inatteso, un topo, che diventa subito l'emblema di tutto ciò che la disturba e la rimette in discussione. Il “grigio” è la nostra parte ombra, il lato oscuro che non vogliamo vedere e che vogliamo relegare in un cantuccio reprimendolo. Ma più lo rimuoviamo, più ci dà fastidio e più questa ombra vuole essere ascoltata. E una delle parti oscure è proprio quella del nostro rapporto con la nostra morte.
Ossessionato dalla minuscola presenza, la donna prende a dargli furiosamente la caccia, prova invano a disporre trappole, strati di colla, persino a scatenargli contro un gatto, che verrà ingloriosamente sconfitto. L’unica soluzione è quella di accettare il cosiddetto nemico e di riconciliarsi con lui. Infatti il saper convivere con gli opposti e con le proprie contraddizioni è l’unica e sola via verso la felicità, soprattutto contro la paura principale della nostra esistenza: quella della morte.
Alla fine tanti applausi per Luisa Marzotto, ottima attrice televisiva e teatrale, e per la rappresentante dell’Antea, che ha speso due parole per l’attività quasi trentennale della preziosa associazione.
Ancora due parole sull’Antea: nasce nel 1987 per garantire assistenza gratuita a domicilio per i pazienti in fase avanzata di malattia nella città di Roma. Dal 2000, grazie all’Hospice ANTEA, oggi dotato di 25 stanze, è in grado di assistere pazienti provenienti da qualsiasi regione d’Italia. L’assistenza ANTEA è basata sulle Cure Palliative, un approccio che comprende non solo assistenza medico-infermieristica, ma anche supporto psicologico, riabilitativo, sociale, spirituale ed economico, al fine di garantire la migliore qualità di vita possibile al paziente ed alla la sua famiglia.
I principi sui quali l’Antea si basa sono:
a) l’accesso alle Cure Palliative è un diritto umano inviolabile che deve essere garantito ovunque si trovi la persona malata a prescindere dalla sua condizione sociale ed economica;
b) la sofferenza e l’abbandono non devono cancellare la dignità della persona;
c) i pazienti in fase avanzata di malattia sono persone con qualcosa di unico da condividere.
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