Vengono affrontati nel dettaglio 4 famosi miti, che riproponiamo sotto forma di sintesi
Uccr - Nell’ultima edizione di Review Intercollegiate, la rivista dell’Intercollegiate Studies Institute (ISI), organizzazione no-profit che raccoglie oltre 50.000 studenti e docenti universitari di tutti gli Stati Uniti, è apparso un articolo intitolato: “Quattro miti sulle crociate”, a cura dello storico medievalista Dr. Paul Crawford, docente alla California University of Pennsylvania. Lo specialista fa notare che spesso le crociate sono raffigurate come un episodio deplorevolmente violento, tuttavia è una visione molto popolare e poco veritiera.
1) Le crociate sono un attacco immotivato al mondo musulmano
Niente potrebbe essere più lontano dalla verità, afferma Crawford. Nel 632 d.C., Egitto, Palestina, Siria, Asia minore, Africa settentrionale, Spagna, Francia, Italia, Sicilia, Sardegna e Corsica erano tutti territori cristiani. Certamente vi furono tante comunità cristiane anche in Arabia. Ma nel 732 d.C. i cristiani erano stati attaccati in Egitto, Palestina, Siria, Nord Africa, Spagna, gran parte dell’Asia Minore, e in Francia meridionale. Le comunità cristiane d’Arabia vennero interamente distrutte poco dopo il 633, quando ebrei e cristiani furono espulsi dalla penisola. Le forze islamiche conquistarono tutto il Nord Africa e puntarono verso l’Italia e la costa francese, attaccando la penisola italiana nell’837. In Terra Santa i pellegrinaggi divennero sempre più difficili e pericolosi. Lo storico approfondisce nel dettaglio la grave situazione venutasi a creare. E’ quindi da questi fatti che i papi del X e XI secolo si attivarono nel disperato tentativo di proteggere i cristiani perseguitati. Conclude quindi affermando che «lungi dal non essere motivate, le crociate rappresentano di fatto il primo grande contrattacco occidentale agli attacchi musulmani, che avevano avuto luogo ininterrottamente dalla nascita dell’Islam fino all’undicesimo secolo, e che continuarono anche in seguito, senza sosta. Se la cristianità voleva sopravvivere occorreva una forte difesa». Per capire che si trattava solo di difesa, domanda: «quante volte le forze cristiane hanno attaccato La Mecca o Medina? Naturalmente mai».
2) I cristiani hanno avviato le crociate per saccheggiare i musulmani e arricchirsi.
Anche questo non è vero. Urbano II invitò nel 1095 i guerrieri francesi nella Prima Crociata, legittimandoli a “fare bottino del tesoro del nemico“. Ma questo, dice Crawford, non era altro che il modo usuale per finanziare la guerra nella società antica e medievale. I crociati, infatti, vendettero tanti dei loro beni per finanziare le loro spedizioni. Lo storico ricorda anche che uno dei motivi principali del naufragio della quarta crociata fu proprio la mancanza di soldi. I papi stessi ricorsero a stratagemmi sempre più disperati per raccogliere fondi da utilizzare nel finanziamento delle crociate. Anche in questo caso, dopo aver analizzato molto più in profondità la situazione, Crawford conclude: «furono solo poche persone a diventare ricche a causa delle crociate, e il loro numero era sminuito da coloro entrarono in bancarotta. La maggior parte dei medioevali era ben consapevole di questo e non ha ritenuto la crociata un modo per migliorare la situazione finanziaria».
3) I crociati erano animati da motivazioni materialistiche e non religiose.
Dopo Voltaire questo è un mito molto popolare, dice Crawford. Certamente ci furono uomini cinici e ipocriti anche nel Medioevo, tuttavia anche questa affermazione è falsa. Innanzitutto il numero di vittime delle crociate erano molto alto e la maggior parte dei crociati non si aspettava certo di ritornare in patria. Uno storico militare ha stimato il tasso di perdite della Prima Crociata con un 75%. La partecipazione alla missione è stata volontaria e i partecipanti venivano motivati attraverso dei sermoni, che però erano pieni di avvertimenti sul fatto che le crociate avrebbero portato privazione, malattia, sofferenza e spesso morte. L’accettazione di andare incontro a difficoltà e sofferenza può essere visto dentro la dottrina cristiana di assimilazione alle sofferenze di Cristo e dei martiri. Lo storico spiega che per un crociato, la missione armata era essenzialmente un atto di amore disinteressato, come chiede il passo evangelico ”dare la vita per i propri amici” (Gv. 15,13). Fin dall’inizio, dunque, la carità cristiana era la ragione per la crociata, e questo non cambiò per tutto il periodo.
4) Le crociate hanno spinto i Musulmani ad odiare e ad attaccare i cristiani.
Come scritto nella risposta 1), i musulmani hanno attaccato i cristiani per più di 450 anni prima che Papa Urbano dichiarò la Prima Crociata. Non avevano certo bisogno di alcun incentivo per continuare a farlo. Crawford ricorda che prima del 19° secolo non esisteva nemmeno la parola araba “crociata” perché non era importante per i musulmani distinguere le crociate dagli altri conflitti tra cristianesimo e Islam. Saladino non era certo venerato dai musulmani come il leader anti-cristiano grande leader. Solo nel 1899 il mondo musulmano ha riscoperto le crociate, ma è stato grazie agli occidentali come Voltaire, Gibbon, e Sir Walter Scott e Sir Steven Runciman, che dipinsero i crociati come rozzi, avidi, barbari aggressivi che attaccarono civili e musulmani amanti della pace. Allo stesso tempo, dice lo storico, il nazionalismo cominciava a mettere radici nel mondo musulmano e i nazionalisti arabi presero in prestito questa grave e cattiva interpretazione delle crociate, e utilizzarono questa come supporto filosofico per i propri programmi. Questo ha portato senza soluzione di continuità alla nascita di Al-Qaeda. Concludendo: «non sono le Crociate che hanno insegnato ad attaccare l’Islam e l’odio verso i cristiani. La guerra al cristianesimo ha preceduto di molto le crociate e risale alla nascita stessa dell’Islam. Piuttosto, è l’Occidente che ha insegnato all’Islam ad odiare le crociate».
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