lunedì, maggio 23, 2011
Militari di tutto il mondo sono a Lourdes come pellegrini, guidati dalle parole del ‘Padre Nostro’: “Uniti dal padre per una stesa preghiera” è infatti il motto del 53.mo pellegrinaggio militare internazionale nel santuario mariano francese.

Radio Vaticana - Al pellegrinaggio prendono parte più di 3.500 soldati italiani, e anche una trentina di parenti dei caduti nelle missioni all’estero degli ultimi anni. Ad accompagnare la rappresentanza italiana è l’arcivescovo Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l’Italia, che al microfono di Luca Collodi, si sofferma sul significato di questo pellegrinaggio: ascolta

R. – Direi che, come famiglia militare, avvertiamo ancora di più il pellegrinaggio di quest’anno perché le situazioni complesse della nostra società di oggi, anche la problematica del disagio nella parte nord dell’Africa, mettono i nostri militari in una situazione di grande disponibilità all’accoglienza: accogliere significa avere la forza di non soffermarsi su quell’egoismo che spesso definiamo “sicurezza”; l’accoglienza di altri, oppure l’aiuto da dare a popoli in difficoltà è possibile nella misura in cui ci si apre ad una trascendenza. Vedere la Vergine Santa che ci accoglie, che ci aspetta come modello anche per la nostra vita militare, per i nostri militari, che vogliono accogliere – e penso ai militari di Lampedusa, in questo momento – certamente per proporre un dialogo, per proporre un’attenzione, per portare concordia e solidarietà e non certo per disperdere e per provocare disunione e guerra.

D. – Mons. Pelvi, il pellegrinaggio a Lourdes raccoglie anche tante esperienze militari, tante esperienze di Stati che hanno un esercito e guardano al teatro internazionale spesso con sguardo diverso …

R. – Il pellegrinaggio di quest’anno ha come tema “Nel segno del Padre”, e quindi figli uniti dalla stessa preghiera rivolta all’unico Padre. L’unico Padre che è padre della famiglia umana, di credenti e non credenti; Padre dei popoli di diversa cultura, di diversa impostazione sociale, anche, nelle situazioni e nelle scelte contingenti, di vita quotidiana.

D. – A Lourdes c’è una presenza di militari, quindi un’identità militare. Come si coniuga questa con lo stile del pellegrino?

R. – Direi che i nostri militari, ma anche i militari in genere, hanno bisogno di fermarsi e sentono l’esigenza di una trascendenza. Parlando anche con i comandanti generali, parlando con i nostri giovani militari che sono in ferma temporanea nelle forze armate, tutti descrivono Lourdes come uno spazio di sosta per riflettere. C’è nelle forze armate un grande desiderio di silenzio e vedo che al di là delle manifestazioni ufficiali, tanti militari – la sera tardi, la notte – e preferiscono isolarsi per dare un senso, un orientamento diverso anche alla loro vita professionale. (gf)

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