del nostro Carlo Mafera
Il titolo può essere fuorviante. Myricae è infatti la raccolta di poesie del Pascoli, ma potrebbe anche essere il titolo dell’opera omnia di Padre Andrea Panont, che in qualche modo rievoca l’opera pascoliana. Il termine viene spiegato dallo stesso Pascoli: «Myricae [tamerici, piccoli arbusti comuni sulle spiagge] è la parola che Virgilio usa per indicare i suoi carmi bucolici: poesia che si eleva poca da terra – humilis». Non in poesia si esprime Padre Andrea ma in prosa, una prosa però che sconfina proprio nella poesia. Infatti i raccontini di Padre Andrea sono delle piccole perle di saggezza evangelica tratti dall’osservazione attenta degli eventi quotidiani e soprattutto da quelli apparentemente banali, insignificanti e umili che passano inosservati alla persona frettolosa e distratta.
Ed ecco il compito del poeta (in prosa): quello di creare e ricreare nella mente del lettore, intrisa di preoccupazioni materiali, una realtà nascosta rivelata invece da uno sguardo più approfondito.
Padre Andrea Panont sembra dotato di una speciale macchina fotografica con uno zoom particolare, capace di andare in cerca di aspetti reconditi della realtà. Con un semplice “scatto” padre Andrea riproduce quell’ingrandimento che dona poi ai lettori. Cosa narrano e donano queste piccole “fotografie”? Semplicemente (si fa per dire) l’amore misericordioso di Dio per l’uomo. Sono tutte storie semplici di vita quotidiana che illuminano la vita del fortunato lettore. Se pensiamo a quante ore i mass media, e in particolare la televisione di Stato e quella commerciale, dedicano ad episodi molto tristi della cronaca nera per soddisfare la curiosità morbosa e la relativa audience, allora il cuore gioisce ancor più nel trovare libretti di questo genere che portano una boccata d’ossigeno all’anima frastornata di notizie angoscianti.
Come dice giustamente Padre Jesus Castellano Cervera che ha recensito Padre Panont: ”Come il sole non può non illuminare e riscaldare donando vita a tutto, così il vero sole che è Dio non può non gettare continuamente la sua luce per tutti e non può non amare tutti. Per questo Gesù ha parlato della bontà del Dio misericordioso per tutti che fa sorgere ogni giorno il sole per i buoni e per i cattivi.”
Dopo la lettura dei libri di Padre Andrea ci si sente riconciliati con il mondo e con Dio, illuminati e riscaldati appunto da questo sole che è appena oscurato dalle difficoltà quotidiane. La bisaccia della nostra speranza, talvolta vuota, traboccherà abbondantemente dalla pienezza delle riflessioni di Panont e sarà tale la gioia che verrà il desiderio di parteciparla agli altri. I grandi mistici dicevano: ”Contemplata aliis tradere” - bisogna trasmettere agli altri le cose che si contemplano. Mai definizione mistica è stata più calzante e aderente.
Si parla tanto di nuova evangelizzazione e di ricristianizzare i popoli cristiani, nel senso di depurare il messaggio evangelico dalla forte tentazione della secolarizzazione. Ma si parla tanto anche delle difficoltà di trovare il linguaggio adatto che possa arrivare al cuore dell’uomo e trasformarlo. Ecco, Padre Andrea Panont ha trovato il cosiddetto “filone d’oro” e cioè il linguaggio della semplicità, quello delle piccole cose, dei piccoli eventi del quotidiano dove però sono nascosti le grandi verità evangeliche e dove si può trovare l’immenso amore paterno e materno di Dio per l’uomo. Un amore di un Amico, di un Compagno di viaggio della nostra esistenza che ci invita sempre alla fiducia e alla Speranza.
A proposito di Myricae, dei piccoli arbusti lasciati sulla spiaggia …. Apro a caso uno dei libri di Padre Andrea, ‘Il cielo cammina tra noi’, e leggo il racconto ‘Le piccole grandi cose’: “Passavo qualche ora di riposo sulla spiaggia del mio mare. Con la mente libera e una pace profonda ti riesce facile leggere anche le cose più piccole che hanno da dirti cose stupende. Eccoti una scena dell’ombrellone accanto: qualsiasi cosa trovasse accanto o nei dintorni dell’ombrellone, il piccolo Oscar lo portava alla mamma …. Non si preoccupava se prezioso o sciocchezza, se pagliuzza o cartoncino, se pezzo di sughero o addirittura rifiuti …. Correva dalla mamma, fissandola quasi a strapparle un ‘grazie’ dato con uno sguardo sorridente e compiaciuto. Riprendeva energia per correre a cercare nuovi ‘tesori’. La mamma mostrava ad Oscar il posto che occupavano le sue ‘nullità’ nell’edificio da lei battezzato ‘casetta delle meraviglie’. Le piccole cose, ma ‘offerte’ dal suo bambino venivano trasformate in ‘meraviglia’ dalle mani materne. Tu ed io non abbiamo da portare a Dio cose di chissà quale importanza o valore. Peccati, miserie o cose da nulla … forse quisquiglie per noi ma donate a Dio suscitano la gioiosa sorpresa e, un giorno Lui ci farà entrare in quella ‘casa della misericordia’ che in paradiso ha potuto fabbricare con le ‘miserie’ che gli abbiamo portato”.
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