I promotori del referendum pronti a discutere con le amministrazioni
Dopo anni di opposizione al modello toscano di gestione del servizio idrico integrato, dopo 43.000 firme raccolte in Toscana per una proposta di legge regionale nel 2005, bocciata nel 2006 quasi senza dibattito, dopo più di 400.000 firme raccolte in tutta Italia a sostegno di una proposta di legge popolare che giace in parlamento dal 2007 e ancora mai discussa, dopo 1.400.000 firme raccolte nel 2010, finalmente la maggioranza assoluta del paese, 27.000.000 elettori, ha dichiarato che il servizio idrico deve essere privo di rilevanza economica e gestito da enti di diritto pubblico e non più in modo privatistico.
In Italia la partecipazione è stata del 57% dei cittadini, in Toscana invece, dove la privatizzazione è cominciata già da quasi 15 anni, la risposta sui 2 quesiti referendari è stata ancora più forte, vista l'esperienza tutta negativa, ed è stata superiore al 63% con delle punte in certi comuni fino al 76%.
La risposta della stragrande maggioranza dei toscani è stata chiarissima: vogliono un cambiamento radicale della politica di gestione dell'acqua, dicono basta con l'ideologia neoliberista che ha guidato la politica del centrosinistra in Toscana, fine delle società partecipate pubblico- private. E questo non vale solo per l'acqua ma anche, come dal primo quesito referendario abrogato, per la privatizzazione di tutti servizi pubblici, a cominciare da trasporti e rifiuti. Il messaggio politico inviato dalla grande maggioranza dei cittadini/e toscani è:
fine della mercificazione dei Beni Comuni!
riappropriamoci dei servizi pubblici!
torniamo alla gestione della "Res Publica" cominciando dall'acqua!
Questo risultato è stato ottenuto attraverso la partecipazione popolare di tutti cittadini/e che si interessano di politica, nel senso di gestione della polis, delle nostre città; una partecipazione reale in una regione, come la nostra,in cui la sua maggioranza di governo, spesso, ama parlare di “partecipazione” più che praticarla effettivamente. Speriamo, stavolta, di non essere delusi.
Come promotori e promotrici dei 2 referendum e della proposta di legge regionale, fatta sulla base della nostra proposta di legge popolare nazionale, ci aspettiamo assemblee in tutti gli ATO e Comuni per discutere insieme agli amministratori, consiglieri e cittadini/e, della futura gestione del servizio idrico integrato, delle nostre proposte di finanziamento del servizio.
Forum Toscano dell'acqua
Comitato referendario Toscano 2 Si per l'acqua bene comune
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È presente 1 commento
Io sono un cittadino di un paesino della Sicilia occidentale e saranno ormai tre settimane che attendo inutilmente l'acqua. Ho già dovuto acquistare 60 euro di acqua da privati per riempire la mia cisterna circa una settimana fa e, se continua così, dovrò fare altrettanto la prossima settimana. Ovviamente la società che gestisce il servizio idrico è pubblica. Il secondo quesito referendario aveva lo scopo dichiarato di evitare speculazioni sulle bollette dell'acqua da parte dei gestori privati. Ma - mi chiedo - se sono costretto ad acquistare l'acqua da privati perché il servizio idrico pubblico non è efficiente, non è questa una sovrattassa occulta che pago in aggiunta al costo della bolletta dell'acqua? Se l'apertura del servizio ai privati mi assicura un servizio migliore, avrò paura di un aumento di bolletta che per decreto ministeriale non può superare il 7%? Io preferirei pagare un 7% in più di bolletta l'anno piuttosto che dover dare centinaia di euro ai proprietari di autobotti private, perché a conti fatti di questo si tratta. Non sono per mia cultura un liberista, né penso che privato sia automaticamente sinonimo di efficienza, mentre pubblico sinonimo di spreco, ritardi e clientele. Tuttavia sono per la trasparenza e credo che il miglior modo di scegliere il gestore del servizio idrico sia quello della gara (che deve essere aperta a società pubbliche e private). Al di là del sistema di gara non vedo quale sia il metodo alternativo per selezionare i migliori soggetti gestori, pubblici o privati che siano. La norma abrogata dall'ultimo referendum garantiva questo principio di trasparenza, estendendolo anche ai gestori pubblici. Adesso siamo tornati al sistema delle clientele ed è questo il male endemico dell'Italia, soprattutto al sud.
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