Per combattere l’aids servono più impegno e più fondi: lo hanno sottolineato tutti i capi di Stato e i rappresentanti africani intervenuti alla prima sessione di un incontro convocato dall’Assemblea generale dell’Onu a 30 anni dalla scoperta del virus da immunodeficienza umana (hiv) all’origine della malattia.
Agenzia Misna - “Dire che finanziamenti adeguati sono decisivi per un successo nella lotta contro l’hiv e l’aids non è abbastanza” ha sottolineato il nigeriano Goodluck Jonathan, uno degli oltre 30 capi di Stato presenti all’incontro. Sulla stessa linea il presidente del Gabon, Ali Bongo Onbimba, secondo il quale gli stanziamenti internazionali sono “insufficienti alla luce dell’impatto dell’hiv e dell’aids in Africa”. Le difficoltà dei paesi sub-sahariani sono destinate a dominare l’incontro newyorchese fino alla conclusione dei lavori, prevista per domani. Secondo l’organismo specializzato delle Nazioni Unite “Unaids”, nel mondo i malati sono circa 34 milioni, la metà dei quali non sa di aver contratto l’aids. Ma il continente più colpito è l’Africa, dove vive gran parte dei nove milioni di persone che non hanno accesso ai farmaci retrovirali indispensabili per contrastare la malattia.
Nel suo discorso di apertura, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha sostenuto che l’aids può essere sconfitto entro il 2020 ma che entro il 2015 deve essere garantito l’accesso universale alle cure. Secondo l’Onu la malattia continua a uccidere ogni anno un milione e 800.000 persone, nonostante progressi ottenuti negli ultimi anni in paesi tradizionalmente molto colpiti come Sudafrica, Zambia, Zimbabwe ed Etiopia.
Agenzia Misna - “Dire che finanziamenti adeguati sono decisivi per un successo nella lotta contro l’hiv e l’aids non è abbastanza” ha sottolineato il nigeriano Goodluck Jonathan, uno degli oltre 30 capi di Stato presenti all’incontro. Sulla stessa linea il presidente del Gabon, Ali Bongo Onbimba, secondo il quale gli stanziamenti internazionali sono “insufficienti alla luce dell’impatto dell’hiv e dell’aids in Africa”. Le difficoltà dei paesi sub-sahariani sono destinate a dominare l’incontro newyorchese fino alla conclusione dei lavori, prevista per domani. Secondo l’organismo specializzato delle Nazioni Unite “Unaids”, nel mondo i malati sono circa 34 milioni, la metà dei quali non sa di aver contratto l’aids. Ma il continente più colpito è l’Africa, dove vive gran parte dei nove milioni di persone che non hanno accesso ai farmaci retrovirali indispensabili per contrastare la malattia.
Nel suo discorso di apertura, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha sostenuto che l’aids può essere sconfitto entro il 2020 ma che entro il 2015 deve essere garantito l’accesso universale alle cure. Secondo l’Onu la malattia continua a uccidere ogni anno un milione e 800.000 persone, nonostante progressi ottenuti negli ultimi anni in paesi tradizionalmente molto colpiti come Sudafrica, Zambia, Zimbabwe ed Etiopia.
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