martedì, giugno 21, 2011
Il forte e vasto contributo di Papa Wojtyla alla difesa dei diritti fondamentali é stato ricordato a Ginevra in un evento speciale promosso dalle Missioni Permanenti della Santa Sede e della Polonia presso l'Onu ed intitolato ''Promozione dei diritti umani e Giovanni Paolo II''. Da Ginevra, Silvana Bassetti: ascolta

Radio Vaticana - Nella grande sala delle Assemblee del Palazzo delle Nazioni Unite, la serata ha dato la parola a personalità che hanno testimoniato dell'impatto delle parole e dei gesti compiuti da Giovanni Paolo II, soprannominato anche il ''Papa dei diritti umani''. ''E' stato veramente un grande uomo, un costante promotore della pace e dei diritti umani'', ha affermato il direttore generale delle Nazioni Unite a Ginevra Tokayev. In un messaggio trasmesso per l'evento, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha menzionato la particolare storia di Karol Wojtyla, che ha conosciuto il nazismo ed il comunismo, ed il suo Magistero. Fin dall'inizio, sottolinea il messaggio, Giovanni Paolo II ha promosso l'essere umano e le priorirà dei valori. Un breve documentario si è quindi soffermato sulle visite compiute da Giovanni Paolo II alle sedi delle Nazioni Unite di New York e di Ginevra, sulle sue parole forti sul valore del lavoro e a difesa della Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo. Il cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, l'ambasciatore di Polonia presso la Santa Sede Hanna Sichoka e l'ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Mordechai Lewy hanno sottolineato l'importanza che Papa Wojtyla ha dato, tra l'altro, al diritto alla vita, alla dignità dell'essere umano e alla difesa della libertà di religione. Giovanni Paolo II è stato il catalizzatore di molti cambiamenti, ha affermato l'ambasciatore polacco. Il cardinale Barbarin ha invede ricordato la scelta di Giovanni Paolo II di compiere il suo primo viaggio dopo la caduta del Muro di Berlino, in Africa a Ouagadougou per lanciare un appello a non dimenticare gli affamati dei Paesi poveri dell'Africa, a non negare loro il diritto alla dignità umana e alla sicurezza della vita. L'ambasciatore Levy ha evocato tra l'altro la visita di Papa Wojtyla alla sinagoga di Roma e la famosa definizione degli ebrei come ''fratelli maggiori''. L'evento al Palazzo delle Nazioni Unite di Ginevra si è concluso con un concerto e con l'inaugurazione di una mostra filatelica sui tanti e diversi francobolli dedicati a Papa Wojtyla in tutto il mondo, in particolare in occasione dei numerosi viaggi apostolici compiuti tra il 1978 ed il 2005.
Sull'importanza e il significato di questo evento, Silvana Bassetti ha intervistato l'arcivescovo Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede all'Onu di Ginevra: ascolta

R. - E’ appena finita la 17.ma sessione del Consiglio dei Diritti umani. Questo Consiglio rappresenta il terzo pilastro importante della struttura delle Nazioni Unite e si trova qui, a Ginevra. Alla Missione di Polonia e alla Missione della Santa Sede è dunque parso opportuno ricordare la figura di Giovanni Paolo II, sotto l’aspetto del suo contributo allo sviluppo dei diritti umani. Ha dato un impulso enorme ad una varietà di diritti, tanto che è stato chiamato “il Papa dei diritti umani”. Ad esempio, egli ha posto l’accento, in maniera molto originale, sull’uomo come via della Chiesa, cioè il rispetto della dignità della persona umana e dei diritti fondamentali inerenti a questa persona, come la libertà religiosa, il diritto al lavoro, alla vita, alla libertà di associazione per i lavoratori. C’è, quindi, una varietà di aspetti della personalità di Giovanni Paolo II che tocca direttamente il campo d’interesse del Consiglio dei Diritti umani.

D. - Oltre al messaggio speciale del segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, vi sono state testimonianze molto diverse…

R. - Perché le personalità coinvolte rappresentano delle dimensioni diverse del mondo dei diritti umani. L’ambasciatore Hanna Suchocka - che è attualmente ambasciatore della Polonia presso la Santa Sede ma che è stata anche primo ministro - ha potuto dire una parola chiara sul ruolo che definirei sociale e politico di Giovanni Paolo II. Un altro aspetto originale è quello del cambiamento dei rapporti tra la Chiesa cattolica e la fede ebraica: per questo l’ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede ha parlato, da questo punto di vista, della libertà di coscienza, della libertà di religione e quindi di un diritto fondamentale che oggi deve essere rispettato in ogni parte del mondo per garantire la pace. Nell’apertura di Giovanni Paolo II verso la religione ebraica, c’è l’apertura verso tutte le religioni, perché, di fatto, ha mostrato - ad esempio con l’incontro di Assisi - che il dialogo è la via maestra per cercare di creare la pace e la comprensione nel complesso mondo odierno, pur rispettando l’originalità e le differenze religiose, che non devono essere mescolate in un sincretismo che non ha efficacia. Il messaggio dato dall’arcivescovo di Lione, il cardinale Philippe Barbarin, si è incentrato molto sull’aspetto fondamentale per tutti i diritti umani, che è la libertà di coscienza e la libertà religiosa. (vv)

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