“Il popolo ha manifestato con convinzione la volontà di non regredire sulla strada della democrazia che il Senegal ha imboccato. Con la loro mobilitazione contro il progetto di legge elettorale ormai abbandonato, i senegalesi hanno dato prova di maturità politica e hanno dimostrato che in Africa la democrazia non solo esiste ma sta facendo passi in avanti decisivi. Tutto ciò dimostra che i politici hanno soltanto i poteri affidatogli dal popolo”
Agenzia Misna - Sono le parole pronunciate alla MISNA dal segretario generale di Caritas Senegal, padre Ambroise Tine, mentre a Dakar la calma è ritornata dopo l’intensa giornata di ieri conclusasi con la decisione dell’esecutivo di ritirare un controverso disegno di legge che stava per essere approvato dal parlamento. Il testo, voluto dal presidente Abdoulaye Wade, 85 anni, al potere dal 2000, prevedeva l’istituzione della carica del vice-presidente e un abbassamento dal 50 al 25% della soglia minima di voti perché il capo dello Stato potesse essere eletto al primo turno.
Le manifestazioni di ieri, tenute nella capitale e in altre città del paese, disperse dalle forze dell’ordine con idranti e gas lacrimogeni, si sono concluse con un bilancio di un morto, 102 persone ferite, di cui due sono gravi e 13 poliziotti, ma anche con un’aggressione ai danni del noto attivista Alioune Tine, presidente della ‘Rencontre africaine pour la défense des droits de l’homme’ (Radho), rimasto gravemente ferito. Inoltre sono stati saccheggiati numerosi edifici pubblici e abitazioni di personalità al potere e vicine alla famiglia Wade.
Nei prossimi giorni sarà decisiva la presa di posizione ufficiale della coalizione di opposizione, Benoo Siggil Senegal, che potrebbe annunciare una candidatura unica in vista delle presidenziali del 2012: “Una decisione che sarebbe sicuramente ben accolta dalla popolazione e che consentirebbe di avere un vero contrappeso politico alla candidatura di Wade” dice alla MISNA una fonte locale della società civile.
Intanto, dopo il fronte comune con la società civile contro la nuova legge, l’opposizione si mobilita contro la candidatura di Wade, di cui alcune formazioni chiedono il ritiro. A scendere in campo sono stati anche i dirigenti religiosi delle due più grandi confraternite del paese: in una mediazione con governo e presidenza hanno insistito che “la pace e l’interesse generale dei senegalesi deve sempre prevalere”. (Vedi anche notizia delle 8.44)
Agenzia Misna - Sono le parole pronunciate alla MISNA dal segretario generale di Caritas Senegal, padre Ambroise Tine, mentre a Dakar la calma è ritornata dopo l’intensa giornata di ieri conclusasi con la decisione dell’esecutivo di ritirare un controverso disegno di legge che stava per essere approvato dal parlamento. Il testo, voluto dal presidente Abdoulaye Wade, 85 anni, al potere dal 2000, prevedeva l’istituzione della carica del vice-presidente e un abbassamento dal 50 al 25% della soglia minima di voti perché il capo dello Stato potesse essere eletto al primo turno.
Le manifestazioni di ieri, tenute nella capitale e in altre città del paese, disperse dalle forze dell’ordine con idranti e gas lacrimogeni, si sono concluse con un bilancio di un morto, 102 persone ferite, di cui due sono gravi e 13 poliziotti, ma anche con un’aggressione ai danni del noto attivista Alioune Tine, presidente della ‘Rencontre africaine pour la défense des droits de l’homme’ (Radho), rimasto gravemente ferito. Inoltre sono stati saccheggiati numerosi edifici pubblici e abitazioni di personalità al potere e vicine alla famiglia Wade.
Nei prossimi giorni sarà decisiva la presa di posizione ufficiale della coalizione di opposizione, Benoo Siggil Senegal, che potrebbe annunciare una candidatura unica in vista delle presidenziali del 2012: “Una decisione che sarebbe sicuramente ben accolta dalla popolazione e che consentirebbe di avere un vero contrappeso politico alla candidatura di Wade” dice alla MISNA una fonte locale della società civile.
Intanto, dopo il fronte comune con la società civile contro la nuova legge, l’opposizione si mobilita contro la candidatura di Wade, di cui alcune formazioni chiedono il ritiro. A scendere in campo sono stati anche i dirigenti religiosi delle due più grandi confraternite del paese: in una mediazione con governo e presidenza hanno insistito che “la pace e l’interesse generale dei senegalesi deve sempre prevalere”. (Vedi anche notizia delle 8.44)
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