Ignitor, il reattore termonucleare russo del futuro. Il referendum non ha fermato la ricerca italiana sul nucleare, come in molti profetizzavano.
GreenReport - Anzi, una settimana dopo il plebiscito che ha definitivamente seppellito l'avventuristica iniziativa del rinascimento nucleare italico, il 20 e 21 giugno scienziati russi ed italiani si sono dati appuntamento a San Pietroburgo al seminario "Plasma Physics in Space and in the laboratory: Ignitor's challenge" per discutere della messa in opera del progetto di un reattore termonucleare chiamato Ignitor. Come ha spiegato Mikhail Kovaltchuk, il direttore del centro di ricerca Kurchatov Institute, la struttura russa leader nella ricerca nucleare fin dai tempi dell'Unione Sovietica, «Gli italiani non hanno rinunciato al progetto». Ignitor è stato sviluppato proprio dai nostri ricercatori e funziona bruciando deuterio e trizio, con picchi di temperatura che vanno fino a 111 milioni di gradi e pressioni di 33 atmosfere che producono una potenza di 100 MW.
Per i russi sarebbe la soluzione miracolosa ad un insolubile problema del nucleare: «Con questo reattore - scrive Ria Novosti - non c'è alcun problema di scorie perché tutto si ricicla». Probabilmente la spiegazione del proseguimento di questa ricerca ha una motivazione meno "scientifica" e più "politica" e risale ad una delle tante visite del premier russo Vladimir Putin al suo amico Silvio Berlusconi. L'energia è stata infatti al centro dell'incontro di lavoro tra Berlusconi e Putin che si tenne a Milano il 25 aprile 2010, un micro-summit molto strombazzato proprio in funzione della propaganda filo-nucleare, e fu allora che è stato firmato il protocollo d'intesa russo-italiano per la realizzazione del reattore termonucleare Ignitor come parte di una più vasta cooperazione nel nucleare civile, che il referendum ha annichilito in Italia.
Nel summit del 21 e 22 giugno i fisici italiani, russi e statunitensi hanno discusso i problemi scientifici e organizzativi della realizzazione di Ignitor e il presidente dell'istituto Kurchatov, Yevgeny Velikhov, aprendo il seminario ha detto che «Questo è un progetto unico per creare un reattore a fusione nucleare con campi magnetici, ma in contrasto con i progetti Iter e Fair, sarà costruito qui, in Russia" . L'infrastruttura unica dell'Istituto Kurchatov, così come la base sperimentale di Triniti, saranno utilizzate per la realizzazione del progetto».
La relazione del direttore dell'Istituto di Fisica Tokamak del Kurchatov, E. Azizov, si è concentrata proprio sull'energy complex Tsp (tokamak with high magnetic field), mentre il project manager di "Ignitor", Bruno Kopi ha sottolineato l'importanza del lavoro svolto dagli scienziati italiani coinvolti nella realizzazione di Ignitor ed ha spiegato che diversi fisici e centri di ricerca ed università italiani stanno lavorando in questa direzione. Fra questi ci sono Francesco Bombarda, del "Frascati", che ha parlato di "Diagnostic systems and auxiliary systems" e Roberto Battiston, dell'università di Perugia, che ha presentato una relazione su "The particle detector and the diagnostics of plasma measurement".
Secondo quanto scrive nel suo sito il Kurchatov Institute, «Sia gli scienziati russi che quelli italiani sono unanimemente dell'opinione che il progetto permetterà di dimostrare la "ignition" delle reazioni termonucleari in una struttura con un forte longitudinal magnetic field. Questo può semplificare notevolmente il reattore a fusione, eliminando complessi e costosi heating systems addizionali».
GreenReport - Anzi, una settimana dopo il plebiscito che ha definitivamente seppellito l'avventuristica iniziativa del rinascimento nucleare italico, il 20 e 21 giugno scienziati russi ed italiani si sono dati appuntamento a San Pietroburgo al seminario "Plasma Physics in Space and in the laboratory: Ignitor's challenge" per discutere della messa in opera del progetto di un reattore termonucleare chiamato Ignitor. Come ha spiegato Mikhail Kovaltchuk, il direttore del centro di ricerca Kurchatov Institute, la struttura russa leader nella ricerca nucleare fin dai tempi dell'Unione Sovietica, «Gli italiani non hanno rinunciato al progetto». Ignitor è stato sviluppato proprio dai nostri ricercatori e funziona bruciando deuterio e trizio, con picchi di temperatura che vanno fino a 111 milioni di gradi e pressioni di 33 atmosfere che producono una potenza di 100 MW.
Per i russi sarebbe la soluzione miracolosa ad un insolubile problema del nucleare: «Con questo reattore - scrive Ria Novosti - non c'è alcun problema di scorie perché tutto si ricicla». Probabilmente la spiegazione del proseguimento di questa ricerca ha una motivazione meno "scientifica" e più "politica" e risale ad una delle tante visite del premier russo Vladimir Putin al suo amico Silvio Berlusconi. L'energia è stata infatti al centro dell'incontro di lavoro tra Berlusconi e Putin che si tenne a Milano il 25 aprile 2010, un micro-summit molto strombazzato proprio in funzione della propaganda filo-nucleare, e fu allora che è stato firmato il protocollo d'intesa russo-italiano per la realizzazione del reattore termonucleare Ignitor come parte di una più vasta cooperazione nel nucleare civile, che il referendum ha annichilito in Italia.
Nel summit del 21 e 22 giugno i fisici italiani, russi e statunitensi hanno discusso i problemi scientifici e organizzativi della realizzazione di Ignitor e il presidente dell'istituto Kurchatov, Yevgeny Velikhov, aprendo il seminario ha detto che «Questo è un progetto unico per creare un reattore a fusione nucleare con campi magnetici, ma in contrasto con i progetti Iter e Fair, sarà costruito qui, in Russia" . L'infrastruttura unica dell'Istituto Kurchatov, così come la base sperimentale di Triniti, saranno utilizzate per la realizzazione del progetto».
La relazione del direttore dell'Istituto di Fisica Tokamak del Kurchatov, E. Azizov, si è concentrata proprio sull'energy complex Tsp (tokamak with high magnetic field), mentre il project manager di "Ignitor", Bruno Kopi ha sottolineato l'importanza del lavoro svolto dagli scienziati italiani coinvolti nella realizzazione di Ignitor ed ha spiegato che diversi fisici e centri di ricerca ed università italiani stanno lavorando in questa direzione. Fra questi ci sono Francesco Bombarda, del "Frascati", che ha parlato di "Diagnostic systems and auxiliary systems" e Roberto Battiston, dell'università di Perugia, che ha presentato una relazione su "The particle detector and the diagnostics of plasma measurement".
Secondo quanto scrive nel suo sito il Kurchatov Institute, «Sia gli scienziati russi che quelli italiani sono unanimemente dell'opinione che il progetto permetterà di dimostrare la "ignition" delle reazioni termonucleari in una struttura con un forte longitudinal magnetic field. Questo può semplificare notevolmente il reattore a fusione, eliminando complessi e costosi heating systems addizionali».
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L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento - così recita l'art. 33 della Costituzione italiana. Gli Italiani hanno del tutto legittimamente deciso di non avere centrali nucleari sul loro territorio. Ma questo non può significare l'azzeramento della ricerca sul nucleare, ricerca che potrebbe nel futuro portare a centrali più sicure e alla risoluzione del problema delle scorie, nell'interesse di tutta l'umanità. La cosa triste è che i nostri ricercatori debbano emigrare all'estero per poter lavorare!
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