“Un chiaro messaggio al colonnello Muammar Gheddafi” così il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha annunciato da Bruxelles che i paesi dell’Alleanza atlantica hanno prorogato di tre mesi, fino alla fine di settembre, il piano di azione militare in Libia in scadenza il 27 giugno.
Agenzia Misna - “Siamo determinati a continuare le operazioni per proteggere il popolo della Libia. Sosterremo i nostri sforzi per soddisfare il mandato ricevuto dall’Onu” ha aggiunto Rasmussen. Nelle ultime ore sono anche arrivate le prime conclusioni della commissione di inchiesta creata dal Consiglio dei diritti umani dell’Onu che “sulla base di informazioni ricevute nel corso delle visite sul terreno, in particolare a Tripoli e a Bengasi” ha riscontrato che il regime libico si è reso responsabile di “crimini contro l’umanità” mentre alle forze di opposizione vengono attribuiti “crimini di guerra”.
Sul terreno invece non si fermano le violenze: durante la notte almeno dieci attacchi aerei della Nato hanno colpito obiettivi a Tripoli e fuori della capitale. Quattro bombardamenti hanno centrato le già danneggiate caserme vicine al complesso di Gheddafi nella capitale mentre altri sei hanno colpito una stazione di polizia e una base militare nelle aree di Hera e Aziziya. Ieri un’intesa esplosione è stata udita davanti all’hotel Tibesti a Bengasi, città feudo delle forze ribelle del Consiglio nazionale di transizione (Cnt). Non ci sono stati vittime ma soltanto danni materiali nella struttura dove alloggiano solitamente diplomatici, giornalisti e responsabili della ribellione.
Altra notizia di rilievo è stata la decisione del ministro del petrolio libico, Shokri Ghanem, di abbandonare ufficialmente il regime del rais, che ha anche denunciato “l’intollerabile” violenza che scuote il paese. La defezione del capo della ‘National Oil Corp’ giunge dopo quella di otto ufficiali dell’esercito, compresi cinque generali, e la scorsa settimana di diplomatici ed ex ministri.
Giunto ora al quarto mese, il conflitto libico è in una fase di stallo, con i ribelli incapaci di andare oltre le loro roccaforti e di avanzare verso Tripoli, dove Gheddafi è asserragliato ma “sempre più isolato” secondo le forze armate americane. A dirsi “concretamente preoccupato” per la possibilità che dalla Libia si innesti una proliferazione di armi dirette in altre zone è il generale Carter F. Ham, capo del comando americano per l’Africa.
Una svolta potrebbe arrivare dalla mediazione che la Russia si appresta ad avviare con un inviato speciale di Mosca atteso nel feudo orientale della ribellione a Bengasi.
Agenzia Misna - “Siamo determinati a continuare le operazioni per proteggere il popolo della Libia. Sosterremo i nostri sforzi per soddisfare il mandato ricevuto dall’Onu” ha aggiunto Rasmussen. Nelle ultime ore sono anche arrivate le prime conclusioni della commissione di inchiesta creata dal Consiglio dei diritti umani dell’Onu che “sulla base di informazioni ricevute nel corso delle visite sul terreno, in particolare a Tripoli e a Bengasi” ha riscontrato che il regime libico si è reso responsabile di “crimini contro l’umanità” mentre alle forze di opposizione vengono attribuiti “crimini di guerra”.
Sul terreno invece non si fermano le violenze: durante la notte almeno dieci attacchi aerei della Nato hanno colpito obiettivi a Tripoli e fuori della capitale. Quattro bombardamenti hanno centrato le già danneggiate caserme vicine al complesso di Gheddafi nella capitale mentre altri sei hanno colpito una stazione di polizia e una base militare nelle aree di Hera e Aziziya. Ieri un’intesa esplosione è stata udita davanti all’hotel Tibesti a Bengasi, città feudo delle forze ribelle del Consiglio nazionale di transizione (Cnt). Non ci sono stati vittime ma soltanto danni materiali nella struttura dove alloggiano solitamente diplomatici, giornalisti e responsabili della ribellione.
Altra notizia di rilievo è stata la decisione del ministro del petrolio libico, Shokri Ghanem, di abbandonare ufficialmente il regime del rais, che ha anche denunciato “l’intollerabile” violenza che scuote il paese. La defezione del capo della ‘National Oil Corp’ giunge dopo quella di otto ufficiali dell’esercito, compresi cinque generali, e la scorsa settimana di diplomatici ed ex ministri.
Giunto ora al quarto mese, il conflitto libico è in una fase di stallo, con i ribelli incapaci di andare oltre le loro roccaforti e di avanzare verso Tripoli, dove Gheddafi è asserragliato ma “sempre più isolato” secondo le forze armate americane. A dirsi “concretamente preoccupato” per la possibilità che dalla Libia si innesti una proliferazione di armi dirette in altre zone è il generale Carter F. Ham, capo del comando americano per l’Africa.
Una svolta potrebbe arrivare dalla mediazione che la Russia si appresta ad avviare con un inviato speciale di Mosca atteso nel feudo orientale della ribellione a Bengasi.
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