A un anno dall’uccisione del vescovo, Murat Altun, l’assassino, è stato giudicato sano di mente e avrà regolare processo. La mano degli ultra-nazionalisti dietro l’omicidio, per screditare il Primo ministro Erdogan e la futura convivenza fra cristiani e musulmani. Le elezioni politiche del 12 giugno preparano forse un nuovo capitolo per il Paese e la convivenza.
Istanbul (AsiaNews) – La Direzione sanitaria di Istanbul ha dichiarato sano di mente Murat Altun, assassino di mons. Padovese. Il referto consente di aprire il processo contro Altun e annulla le precedenti analisi che in un primo tempo lo avevano definito incapace di intendere e volere. I medici hanno comunicato la decisione a nove giorni dalle elezioni politiche che determineranno il futuro della Turchia e del Primo ministro Erdogan. Fino ad oggi tutti gli omicidi perpetrati ai danni di esponenti delle minoranze religiose sono stati addebitati a psicopatici musulmani. Fra questi i casi di don Andrea Santoro, ucciso nel 2006 a Trabzon; dei tre cristiani protestanti sgozzati a Malatya nel 2007; del giornalista Hrant Dink, di origine armena, ucciso nel 2007 a Istanbul.
Come è stato spesso affermato dalla stampa, tali omicidi sono in realtà di natura politica e non legati all’estremismo islamico, che è estraneo alla tradizione turca. Gli assassini appartengono ad elementi ultranazionalisti legati a quello che viene definito “lo Stato profondo”. Esso consiste in un intreccio di strutture statali e parastatali, nate all’interno dell’ideologia kemalista, che in nome della nazione turca e della sua integrità, calpestano ogni concetto di libertà e di stato di diritto, non lesinando rapporti con la criminalità organizzata.
L’omicidio di mons. Padovese, avvenuto il 3 giugno 2010 a Iskenderun, rientra all’interno di questo contesto. A differenza di altri casi esso mostra alcune importanti connotazioni.
1- Per la prima volta gli ultranazionalisti hanno colpito una personalità di alto rango della Chiesa cattolica.
2 - Il suo assassinio è avvenuto all’apice dello scontro tra il vecchio establishment ed Erdogan, latente fin dal 2002, con le prime elezioni vinte dal leader del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (Akp). Il conflitto fra i due schieramenti culmina nel 2007 con l’elezione di Abdullah Gül, esponente di spicco dell’Akp, alla presidenza della Repubblica turca. Per contrastare Erdogan la Corte costituzionale, legata ai nazionalisti, propone nel 2008 la chiusura dell’Akp, con l’accusa di voler introdurre uno Stato confessionale islamico. Erdogan risponde alle accuse rivelando il complotto contro il governo organizzato da Ergenekon, organizzazione clandestina ultranazionalistica legata all’esercito, che aveva pianificato anche l’assassinio del patriarca ecumenico Bartolomeo I e di altre personalità.
3- Alla situazione politica si aggiunge lo straordinario e importante lavoro di mons. Padovese, che aveva iniziato a intraprendere un approccio di dialogo con l’islam in contesto di reciproco rispetto, superando i dubbi di parte del mondo cattolico e i pregiudizi di natura ultra-nazionalistica.
Ciò ha provocato forti timori fra le frange dello “Stato profondo”. I nazionalisti hanno colpito proprio alla vigilia del sinodo per il Medio oriente di Cipro presieduto dal papa Benedetto XVI, per screditare il mondo islamico e i suoi rappresentanti attualmente al potere: Erdogan e il suo partito Akp . In caso di vittoria alle elezioni del 12 giugno, toccherà proprio al Primo ministro turco dare una risposta attraverso le riforme democratiche dimostrando che il sogno di mons. Padovese per una comune pacifica coesistenza tra cristianesimo ed il modo musulmano è possibile in Turchia.
Istanbul (AsiaNews) – La Direzione sanitaria di Istanbul ha dichiarato sano di mente Murat Altun, assassino di mons. Padovese. Il referto consente di aprire il processo contro Altun e annulla le precedenti analisi che in un primo tempo lo avevano definito incapace di intendere e volere. I medici hanno comunicato la decisione a nove giorni dalle elezioni politiche che determineranno il futuro della Turchia e del Primo ministro Erdogan. Fino ad oggi tutti gli omicidi perpetrati ai danni di esponenti delle minoranze religiose sono stati addebitati a psicopatici musulmani. Fra questi i casi di don Andrea Santoro, ucciso nel 2006 a Trabzon; dei tre cristiani protestanti sgozzati a Malatya nel 2007; del giornalista Hrant Dink, di origine armena, ucciso nel 2007 a Istanbul.
Come è stato spesso affermato dalla stampa, tali omicidi sono in realtà di natura politica e non legati all’estremismo islamico, che è estraneo alla tradizione turca. Gli assassini appartengono ad elementi ultranazionalisti legati a quello che viene definito “lo Stato profondo”. Esso consiste in un intreccio di strutture statali e parastatali, nate all’interno dell’ideologia kemalista, che in nome della nazione turca e della sua integrità, calpestano ogni concetto di libertà e di stato di diritto, non lesinando rapporti con la criminalità organizzata.
L’omicidio di mons. Padovese, avvenuto il 3 giugno 2010 a Iskenderun, rientra all’interno di questo contesto. A differenza di altri casi esso mostra alcune importanti connotazioni.
1- Per la prima volta gli ultranazionalisti hanno colpito una personalità di alto rango della Chiesa cattolica.
2 - Il suo assassinio è avvenuto all’apice dello scontro tra il vecchio establishment ed Erdogan, latente fin dal 2002, con le prime elezioni vinte dal leader del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (Akp). Il conflitto fra i due schieramenti culmina nel 2007 con l’elezione di Abdullah Gül, esponente di spicco dell’Akp, alla presidenza della Repubblica turca. Per contrastare Erdogan la Corte costituzionale, legata ai nazionalisti, propone nel 2008 la chiusura dell’Akp, con l’accusa di voler introdurre uno Stato confessionale islamico. Erdogan risponde alle accuse rivelando il complotto contro il governo organizzato da Ergenekon, organizzazione clandestina ultranazionalistica legata all’esercito, che aveva pianificato anche l’assassinio del patriarca ecumenico Bartolomeo I e di altre personalità.
3- Alla situazione politica si aggiunge lo straordinario e importante lavoro di mons. Padovese, che aveva iniziato a intraprendere un approccio di dialogo con l’islam in contesto di reciproco rispetto, superando i dubbi di parte del mondo cattolico e i pregiudizi di natura ultra-nazionalistica.
Ciò ha provocato forti timori fra le frange dello “Stato profondo”. I nazionalisti hanno colpito proprio alla vigilia del sinodo per il Medio oriente di Cipro presieduto dal papa Benedetto XVI, per screditare il mondo islamico e i suoi rappresentanti attualmente al potere: Erdogan e il suo partito Akp . In caso di vittoria alle elezioni del 12 giugno, toccherà proprio al Primo ministro turco dare una risposta attraverso le riforme democratiche dimostrando che il sogno di mons. Padovese per una comune pacifica coesistenza tra cristianesimo ed il modo musulmano è possibile in Turchia.
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