Con i suoi interessi economici e il suo peso politico la Cina può portare la pace in Sudan: nel giorno dell’arrivo a Pechino del presidente Omar Hassan al-Bashir lo suggeriscono alcuni giornali e riviste, sia pur utilizzando toni e proponendo prospettive diverse.
Agenzia Misna - “La Cina – scrive oggi il quotidiano ‘Sudan Tribune’ – è il primo acquirente di greggio sudanese e sarà entusiasta se i due Stati, il Nord e il Sud ricco di petrolio, non precipiteranno in un nuovo conflitto che comprometta le esportazioni e danneggi Pechino su entrambi i lati della frontiera”. La tesi è riproposta dal giornale ‘Sudan Vision’ e dal portale online dalla “International Affairs Review”, una rivista di geopolitica pubblicata a Washington. “I paesi occidentali e le organizzazioni internazionali hanno quasi esaurito la loro capacità di condizionare Khartoum – scrive l’analista sudanese Kris Khawadja – mentre la Cina dispone di varie leve: la visita di al-Bashir può permettere a Pechino di giocare un ruolo positivo nella crisi in Sudan”.
Nell’articolo della “International Affairs Review” sono centrali i riferimenti ai conflitti in Sud Kordofan e Abyei, regioni di frontiera tra i due Sudan dove secondo le Nazioni Unite tra maggio e giugno le offensive militari di Khartoum avrebbero causato più di 170.000 sfollati. La tesi della rivista è che, mentre il mandato di cattura emesso nei confronti di al-Bashir dalla Corte penale internazionale riduceva in modo drastico il raggio d’azione di Stati Uniti ed Europa, la Cina ha potuto consolidare il suo ruolo come alleato indispensabile. Dati ufficiali indicano che il Sudan esporta il 60% del suo petrolio verso la Cina e che la Cina è di gran lunga il maggiore investitore in Sudan. “Ma gran parte del greggio esportato attraverso gli oleodotti che tagliano il Nord è estratto nelle regioni meridionali – sottolinea Khawadja – e questo costituisce l’interesse comune più forte al consolidamento della pace in Sud Kordofan e ad Abyei”.
Agenzia Misna - “La Cina – scrive oggi il quotidiano ‘Sudan Tribune’ – è il primo acquirente di greggio sudanese e sarà entusiasta se i due Stati, il Nord e il Sud ricco di petrolio, non precipiteranno in un nuovo conflitto che comprometta le esportazioni e danneggi Pechino su entrambi i lati della frontiera”. La tesi è riproposta dal giornale ‘Sudan Vision’ e dal portale online dalla “International Affairs Review”, una rivista di geopolitica pubblicata a Washington. “I paesi occidentali e le organizzazioni internazionali hanno quasi esaurito la loro capacità di condizionare Khartoum – scrive l’analista sudanese Kris Khawadja – mentre la Cina dispone di varie leve: la visita di al-Bashir può permettere a Pechino di giocare un ruolo positivo nella crisi in Sudan”.
Nell’articolo della “International Affairs Review” sono centrali i riferimenti ai conflitti in Sud Kordofan e Abyei, regioni di frontiera tra i due Sudan dove secondo le Nazioni Unite tra maggio e giugno le offensive militari di Khartoum avrebbero causato più di 170.000 sfollati. La tesi della rivista è che, mentre il mandato di cattura emesso nei confronti di al-Bashir dalla Corte penale internazionale riduceva in modo drastico il raggio d’azione di Stati Uniti ed Europa, la Cina ha potuto consolidare il suo ruolo come alleato indispensabile. Dati ufficiali indicano che il Sudan esporta il 60% del suo petrolio verso la Cina e che la Cina è di gran lunga il maggiore investitore in Sudan. “Ma gran parte del greggio esportato attraverso gli oleodotti che tagliano il Nord è estratto nelle regioni meridionali – sottolinea Khawadja – e questo costituisce l’interesse comune più forte al consolidamento della pace in Sud Kordofan e ad Abyei”.
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