Scappare dal proprio paese in guerra, lasciare dietro le spalle fame, violenza, morte e disperazione e cercare un’alternativa all’incubo. Questo spinge migliaia di somali ad affrontare i rischi del golfo di Aden, partendo sun piccolissimi e instabili scafi, esponendosi al pericolo del mare, ai trafficanti, e a ogni abuso pur di andarsene.
Volontariatoggi - Sana'a - Lo Yemen è il punto di approdo. Molti non hanno denaro e forze per proseguire verso paesi più ricchi e rimangono qui, almeno per un po’. Confortati dalla generosita di un paese che riconosce loro il diritto di essere rifugiati. Oltre ai somali, sulle spiagge yemenite approdano ogni settimana persone dall’Etiopia e dall’Eritrea. Oggi però lo Yemen si sta trasformando in un nuovo incubo. Migliaia di rifugiati e migranti si trovano intrappolati negli scontri tra governo e opposizione, alcuni sono riusciti a scappare dai quartieri di Sana’a sotto i colpi dell’artiglieria, rivivendo quel che speravano di aver lasciato alle spalle. Come se la violenza li inseguisse, e le vie di uscita fossero chiuse.
“Abbiamo trovato soluzioni per diverse famiglie, in particolare quelle con maggiori difficoltà, come quelle con persone disabili. Non era possibile lasciarle nei centri che sono stati letteralmente invasi dalle persone in fuga e quindi siamo riusciti a trasferirli in abitazioni sicure, fuori dal caos”, racconta Valentina Pieretto da Sana’a. Valentina è responsabile per le attivita di protezione dei rifugiati e dei migranti che Intersos conduce nella capitale yemenita. “Ogni giorno il nostro lavoro diventa piu difficile. La citta e sotto pressione da molti mesi, gli scontri sono sempre piu intensi e spesso ci impediscono di muoverci. I posti di blocco aumentano, e sono armati sempre piu pesantemente. Spesso non ci lasciano passare e dobbiamo trovare strade alternative o aspettare. Manca la corrente elettrica, l’acqua e il carburante. Le stazioni di servizio della citta hanno file lunghissime e persino li la situazione è tesa e non è raro vedere o sentire di tafferugli e sparatorie per liti attorno ad una pompa di benzina”.
“Nella citta di Aden la situazione è relativamente tranquilla, ma gli scontri maggiori sono a meno di 80 chilometri dalla citta. Noi qui riceviamo molti sfollati, che per ora trovano una sistemazione nelle scuole chiuse per la pausa estiva”, racconta Andrea Contenta, responsabile per il programma al sud del paese. “Per ora la straordinaria risposta della comunita di Aden che aiuta gli sfollati con cibo, e beni di prima necessita, ci aiuta molto, purtroppo però sappiamo che moltissime abitazioni sono state distrutte e che quando termineranno gli scontri iniziera una difficile fase di rientro”.
Molte ambasciate hanno chiuso i battenti, e nel paese è rimasto solo il personale essenziale delle organizzazioni internazionali e non governative. Questo rallenta molto la capacita di risposta all’emergenza, pertanto Intersos ha scelto di mantenere una squadra numerosa. “Siamo operatori umanitari, il nostro obiettivo è alleviare le sofferenze delle vittime delle violenze, ma per farlo seguiamo regole di sicurezza molto rigide”, continua Andrea da Aden. “Cerchiamo di portare l’aiuto umanitario dove è necessario trovando modi che garantiscano l’incolumita del personale internazionale, di quello yemenita e delle persone che assistiamo. Questo ci complica molto il lavoro, e sappiamo che se accadesse qualcosa dovremmo ridurre ancor piu la nostra squadra, e raggiungeremmo meno persone con il nostro aiuto. Al nostro lavoro quindi si è aggiunto questa difficile ricerca dell’equilibrio migliore”.
“Abbiamo una lunga esperienza in contesti difficili come il Darfur in Sudan, la Siria, l’Iraq”, sottolinea Marcelo Garcia, coordinatore per il programma in Africa di Intersos. “Questa esperienza è fondamentale per capire la situazione in Yemen oggi. Grazie alla combinazione di esperienza e regole riusciamo a garantire aiuto umanitario a oltre 200mila persone anche nelle attuali condizioni di questo paese”.
Volontariatoggi - Sana'a - Lo Yemen è il punto di approdo. Molti non hanno denaro e forze per proseguire verso paesi più ricchi e rimangono qui, almeno per un po’. Confortati dalla generosita di un paese che riconosce loro il diritto di essere rifugiati. Oltre ai somali, sulle spiagge yemenite approdano ogni settimana persone dall’Etiopia e dall’Eritrea. Oggi però lo Yemen si sta trasformando in un nuovo incubo. Migliaia di rifugiati e migranti si trovano intrappolati negli scontri tra governo e opposizione, alcuni sono riusciti a scappare dai quartieri di Sana’a sotto i colpi dell’artiglieria, rivivendo quel che speravano di aver lasciato alle spalle. Come se la violenza li inseguisse, e le vie di uscita fossero chiuse.
“Abbiamo trovato soluzioni per diverse famiglie, in particolare quelle con maggiori difficoltà, come quelle con persone disabili. Non era possibile lasciarle nei centri che sono stati letteralmente invasi dalle persone in fuga e quindi siamo riusciti a trasferirli in abitazioni sicure, fuori dal caos”, racconta Valentina Pieretto da Sana’a. Valentina è responsabile per le attivita di protezione dei rifugiati e dei migranti che Intersos conduce nella capitale yemenita. “Ogni giorno il nostro lavoro diventa piu difficile. La citta e sotto pressione da molti mesi, gli scontri sono sempre piu intensi e spesso ci impediscono di muoverci. I posti di blocco aumentano, e sono armati sempre piu pesantemente. Spesso non ci lasciano passare e dobbiamo trovare strade alternative o aspettare. Manca la corrente elettrica, l’acqua e il carburante. Le stazioni di servizio della citta hanno file lunghissime e persino li la situazione è tesa e non è raro vedere o sentire di tafferugli e sparatorie per liti attorno ad una pompa di benzina”.
“Nella citta di Aden la situazione è relativamente tranquilla, ma gli scontri maggiori sono a meno di 80 chilometri dalla citta. Noi qui riceviamo molti sfollati, che per ora trovano una sistemazione nelle scuole chiuse per la pausa estiva”, racconta Andrea Contenta, responsabile per il programma al sud del paese. “Per ora la straordinaria risposta della comunita di Aden che aiuta gli sfollati con cibo, e beni di prima necessita, ci aiuta molto, purtroppo però sappiamo che moltissime abitazioni sono state distrutte e che quando termineranno gli scontri iniziera una difficile fase di rientro”.
Molte ambasciate hanno chiuso i battenti, e nel paese è rimasto solo il personale essenziale delle organizzazioni internazionali e non governative. Questo rallenta molto la capacita di risposta all’emergenza, pertanto Intersos ha scelto di mantenere una squadra numerosa. “Siamo operatori umanitari, il nostro obiettivo è alleviare le sofferenze delle vittime delle violenze, ma per farlo seguiamo regole di sicurezza molto rigide”, continua Andrea da Aden. “Cerchiamo di portare l’aiuto umanitario dove è necessario trovando modi che garantiscano l’incolumita del personale internazionale, di quello yemenita e delle persone che assistiamo. Questo ci complica molto il lavoro, e sappiamo che se accadesse qualcosa dovremmo ridurre ancor piu la nostra squadra, e raggiungeremmo meno persone con il nostro aiuto. Al nostro lavoro quindi si è aggiunto questa difficile ricerca dell’equilibrio migliore”.
“Abbiamo una lunga esperienza in contesti difficili come il Darfur in Sudan, la Siria, l’Iraq”, sottolinea Marcelo Garcia, coordinatore per il programma in Africa di Intersos. “Questa esperienza è fondamentale per capire la situazione in Yemen oggi. Grazie alla combinazione di esperienza e regole riusciamo a garantire aiuto umanitario a oltre 200mila persone anche nelle attuali condizioni di questo paese”.
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