Anche l’arcidiocesi di Tunisi ha accolto con particolare favore l’apertura nella capitale del primo Ufficio Onu per i diritti umani in Nord Africa, un evento che l’arcivescovo Maroun Lahham ha definito, parlandone con l’ufficio stampa di ACS, «un segno decisamente positivo, un’ulteriore conferma che abbiamo intrapreso la giusta marcia verso la democrazia»
La struttura – inaugurata ieri alla presenza dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani, la sudafricana di origini tamil, Navanethem Pillay, e da Béji Caïd Essebsi, Primo Ministro tunisino – è un frutto della “primavera araba”. «Dopo la Rivolta dei Gelsomini abbiamo raggiunto obiettivi che neanche sognavamo. Prima la popolazione – ha dichiarato ad ACS monsignor Lahham – aveva paura di chi era al potere, ora, invece, è il Governo a preoccuparsi di ciò che desiderano i cittadini».
Parole di grande soddisfazione anche dal Ministro per gli Affari esteri, Mohamed Kefi, firmatario dell’accordo con l’agenzia delle Nazioni Unite per i diritti umani. «Finalmente stiamo ponendo le basi per una solida democrazia – ha commentato Kefi – e stiamo entrando nei diversi meccanismi dell’Onu. Così continuiamo a perseguire i nobili obiettivi che hanno portato alla rivoluzione, spezzando ogni legame con la linea politica del regime di Zine al Abidine Ban Ali». L’ufficio di Tunisi segue l’importante adesione allo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, il trattato internazionale firmato dalla Tunisia lo scorso 25 giugno che implica l’accettazione di una legislazione sovranazionale in caso di crimini di guerra, genocidio, crimini contro l'umanità. «Essendo il primo Paese nordafricano a ratificare lo statuto – ha commentato il Segretario Generale dell’Onu, il coreano Ban Ki-Moon – la Tunisia ha dato prova di essere in prima linea nella lotta all’impunità. Un passo fondamentale, soprattutto se letto alla luce degli avvenimenti di quest’anno che hanno visto protagonista il Paese».
L’arcivescovo Lahham ha indirizzato una Lettera pastorale ai circa 22mila cattolici tunisini, significativamente intitolata «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» e volutamente datata 24 luglio, giorno in cui si sarebbero dovute tenere le elezioni rinviate poi al 23 ottobre. «In attesa di una nuova Tunisia – ha commentato con ACS – il nostro compito come Chiesa è quello di accompagnare il popolo verso la pace. I cristiani vivono questo momento con gioia ed ottimismo. I valori umani sostenuti durante la primavera araba, quali la libertà e la dignità, sono anche nostri valori. E noi ci auguriamo che la Chiesa possa godere di un margine d’azione sempre più ampio».
La struttura – inaugurata ieri alla presenza dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani, la sudafricana di origini tamil, Navanethem Pillay, e da Béji Caïd Essebsi, Primo Ministro tunisino – è un frutto della “primavera araba”. «Dopo la Rivolta dei Gelsomini abbiamo raggiunto obiettivi che neanche sognavamo. Prima la popolazione – ha dichiarato ad ACS monsignor Lahham – aveva paura di chi era al potere, ora, invece, è il Governo a preoccuparsi di ciò che desiderano i cittadini».
Parole di grande soddisfazione anche dal Ministro per gli Affari esteri, Mohamed Kefi, firmatario dell’accordo con l’agenzia delle Nazioni Unite per i diritti umani. «Finalmente stiamo ponendo le basi per una solida democrazia – ha commentato Kefi – e stiamo entrando nei diversi meccanismi dell’Onu. Così continuiamo a perseguire i nobili obiettivi che hanno portato alla rivoluzione, spezzando ogni legame con la linea politica del regime di Zine al Abidine Ban Ali». L’ufficio di Tunisi segue l’importante adesione allo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, il trattato internazionale firmato dalla Tunisia lo scorso 25 giugno che implica l’accettazione di una legislazione sovranazionale in caso di crimini di guerra, genocidio, crimini contro l'umanità. «Essendo il primo Paese nordafricano a ratificare lo statuto – ha commentato il Segretario Generale dell’Onu, il coreano Ban Ki-Moon – la Tunisia ha dato prova di essere in prima linea nella lotta all’impunità. Un passo fondamentale, soprattutto se letto alla luce degli avvenimenti di quest’anno che hanno visto protagonista il Paese».
L’arcivescovo Lahham ha indirizzato una Lettera pastorale ai circa 22mila cattolici tunisini, significativamente intitolata «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» e volutamente datata 24 luglio, giorno in cui si sarebbero dovute tenere le elezioni rinviate poi al 23 ottobre. «In attesa di una nuova Tunisia – ha commentato con ACS – il nostro compito come Chiesa è quello di accompagnare il popolo verso la pace. I cristiani vivono questo momento con gioia ed ottimismo. I valori umani sostenuti durante la primavera araba, quali la libertà e la dignità, sono anche nostri valori. E noi ci auguriamo che la Chiesa possa godere di un margine d’azione sempre più ampio».
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È presente 1 commento
come mai il vescovo di Tunisi non si era mai espresso in maniera critica nei confronti di Ben Alì, quando il tiranno era al potere? Il taglio col passato é una vera chimera, sapete chi é l'ambasciatore tunisino a Roma? Il più coinvolto con l'ex regime. Perché non si denuncia questa cosa?
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