domenica, luglio 10, 2011
L’Africa è vittima della più grave siccità degli ultimi 60 anni: 10 milioni di persone senza acqua e cibo

Radio Vaticana - E’ salito a 1.700 persone al giorno il ritmo degli arrivi in Etiopia dei somali in fuga dalla grave crisi alimentare che si è abbattuta sul loro Paese. L’Agenzia delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari teme che gli aiuti stanziati possano non essere sufficienti in assenza di una rapida risposta internazionale alla crisi che coinvolge dagli 8 ai 10 milioni di persone. Camilla Spinelli ne ha parlato con Marco De Ponte, segretario generale di Action Aid, da tempo impegnato nella regione africana. ascolta

R. - Questa è la classica crisi che si sta ampliando lentamente. In realtà, come stanno denunciando sia Action Aid sia anche altre agenzie, ci sono dieci milioni di persone che si trovano in una situazione ormai estrema a causa della siccità. Questa situazione ha un impatto immediato perché queste persone vanno nutrite e dissetate. G li unici mezzi di sostentamento che hanno sono, di fatto, le granaglie, i semi, che sono poi utili per la stagione successiva. Il potenziale di amplificazione è quindi ancora più grave di quello che stiamo vivendo adesso.

D. - Secondo l'Unicef, mezzo milione di bambini si trova ad affrontare un imminente pericolo di vita …

R. - Ovviamente l’attenzione va ai più deboli. Questo numero crescerà se non si farà qualcosa per investire nell’agricoltura in questi Paesi e permettere così, a queste popolazioni, di ri-seminare per i mesi e gli anni a venire.

D. - Un’altra conseguenza inevitabile è anche l’aumento dei flussi migratori interni …

R. - Questo campo profughi nel Kenya settentrionale che può ospitare fino a 90 mila persone attualmente, a causa di questa migrazione, ne ospita 380 mila. Compariamola ai nostri drammi di Lampedusa, consideriamo quanto il Kenya abbia potenzialità o meno di rispondere, e vediamo veramente quali proporzioni di dramma stiamo affrontando.

D. - Cosa sta facendo Action Aid per aiutare queste popolazioni?

R. - Action Aid è presente in tutti questi Paesi del Corno d’Africa. Ha attività di lungo periodo ma, ovviamente, ha immesso risorse particolarmente in Kenya per garantire i primi rifornimenti d’acqua in alcuni campi; cinquantamila persone sono state aiutate direttamente da noi con i generi di prima necessità. Quello che facciamo sul campo, che è importante, va però affiancato, nella nostra considerazione, all’allarme per le conseguenze di lungo termine. E’ ora che chi veramente può, gli Stati e le organizzazioni internazionali - e, mi permetto di dire, anche i media - diano veramente risalto a questa vicenda.

D. - Cosa possono fare i singoli cittadini?

R. - La cosa più semplice che possono fare per noi è fare una donazione. Questi soldi andranno ad affrontare quest’emergenza nell’immediato come nel lungo periodo. (vv)

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