Rapporto Eurostat: mezzo milione di anime nel Vecchio Continente. Ma solo gli immigrati ci salvano dal declino demografico.
PeaceReporter - Meno male che ci son loro. Quante volte lo si è pensato, sussurrato, detto. Ora, probabilmente, bisogna gridarlo. "Meno male che ci son loro!". Loro sono gli immigrati, la linfa nuova, la prole e il futuro biologico di un continente in fase terminale. Siamo mezzo miliardo in Europa, secondo il rapporto Eurostat diffuso tre giorni fa. Il rapporto si concentra sulle tendenze storiche del tasso di fecondità, della speranza di vita e di migrazione, ovvero sui tre pilastri dell'evoluzione demografica delle popolazione. Il dato buono è che la popolazione europea è cresciuta di oltre un milione nel 2010, con un tasso di crescita di 2,7 per mille abitanti, e al primo gennaio 2011 ammontava a 502,5 milioni di persone. L'aumento è il risultato della crescita naturale della popolazione (500mila nascite, più uno percento) e del numero di immigrati (900mila arrivi, più 1,7 percento). Nel 2010 sono nati oltre cinque milioni di bambini. Mentre nell'Europa dei Ventisette la popolazione ammonta a 332 milioni di persone, un milione in più rispetto all'inizio del 2010 (0,3 milioni di saldo fra nascite e morti e 0,7 di saldo migratorio), nell'Europa dell'Est e in Germania, si assiste allo spopolamento.
Sono i Paesi storici del'Eurozona ad aver esercitato l'effetto di attrazione più forte verso i candidati all'immigrazione, rispetto a quelli entrati più di rcente nell'unione Europea. Per nostra fortuna, diremmo. Risultato: l'Europa dell'Est soffre dello stesso male della Russia, lo spopolamento rapido e inesorabile. In Romania, per esempio, la popolazione è diminuita di 50mila unità, non solo per un fatto di decrescita naturale, ma soprattutto per il saldo migratorio negativo. Bulgaria, Lettonia, Lituania e Ungheria subiscono la stessa sorte, se non che i magiari hanno avuto un saldo migratorio positivo, cosa che ha permesso di limitare il calo demografico. Una tendenza quest'ultima, che colpisce sopratutto la Germania, dove la popolazione è scesa di 50.700 persone. Le perdite naturali (180.800 abitanti) sono state solo parzialmente compensate dai flussi migratori (130.200 persone).
A cosa si deve la scarsa natalità? L'Eurostat, nel sottolineare che il drastico calo tra gli anni Ottanta e il Duemila si è parecchio attenuato (nel 2003 il tasso era di 1,47 figli per donna, nel 2008 di 1,60), la minore fecondità di questi tempi si deve soprattutto alla scarsa fiducia nel futuro, all'assenza di incentivi anche economici, alla riluttanza delle donne a sacrificare la carriera per la maternità. E il nostro Paese? L'Italia accusa gli stessi problemi di natalità della Germania, ma conosce un forte incremento della popolazione per via dell'immigrazione. In media, gli stranieri risultano più giovani dei cittadini residenti, visto che la metà dei primi ha un'età di circa 34,4 anni contro i 41,5 dei secondi. Nel 2010 è stato rilevato un tasso di fecondità in Italia pari a 1,41 figli per donna. Un valore fortemente influenzato dalle componente straniera, visto che per le soli madri italiane si registra una media di 1,29 figli per donna, in calo dall'1,33 del 2009.
Siamo un continente vecchio, e lo si sapeva. Nel corso degli ultimi 50 anni, l'aspettativa di vita alla nascita nell'Unione Europea è aumentata di circa 10 anni per entrambi i generi, raggiungendo nel 2008 gli 82,4 anni per le donne e i 76,4 anni per gli uomini. La speranza di vita alla nascita è aumentata in tutti gli Stati Membri, con gli incrementi maggiori sia per gli uomini che per le donne, registrati in Estonia e Slovenia.
Le nascite da madre italiana nel 2010 sono calate di oltre 13 mila unità, mentre si è registrato un aumento per quanto riguarda quelle da madre straniera che hanno raggiunto il 18,8 percento del totale delle nascite. In Emilia-Romagna (29,3 percento), Lombardia (28,5 percento) e Veneto (27,2 percento) oltre una nascita su quattro proviene da una coppia straniera o da una coppia con madre straniera e partner italiano. La dinamica migratoria è risultata anche nel 2010 la componente determinante ai fini della crescita demografica. Il saldo migratorio è stato pari a 291mila unità in più, con un tasso migratorio pari al 4,8 per mille, in calo rispetto al 2009, anno in cui il saldo migratorio risultò pari a più 318 mila unità (con un tasso del 5,3 per mille). Le conclusioni del rapporto? I flussi demografici sono l'unica risorsa per compensare il deficit demografico di un continente veramente vecchio. Meno male che ci sono loro.
PeaceReporter - Meno male che ci son loro. Quante volte lo si è pensato, sussurrato, detto. Ora, probabilmente, bisogna gridarlo. "Meno male che ci son loro!". Loro sono gli immigrati, la linfa nuova, la prole e il futuro biologico di un continente in fase terminale. Siamo mezzo miliardo in Europa, secondo il rapporto Eurostat diffuso tre giorni fa. Il rapporto si concentra sulle tendenze storiche del tasso di fecondità, della speranza di vita e di migrazione, ovvero sui tre pilastri dell'evoluzione demografica delle popolazione. Il dato buono è che la popolazione europea è cresciuta di oltre un milione nel 2010, con un tasso di crescita di 2,7 per mille abitanti, e al primo gennaio 2011 ammontava a 502,5 milioni di persone. L'aumento è il risultato della crescita naturale della popolazione (500mila nascite, più uno percento) e del numero di immigrati (900mila arrivi, più 1,7 percento). Nel 2010 sono nati oltre cinque milioni di bambini. Mentre nell'Europa dei Ventisette la popolazione ammonta a 332 milioni di persone, un milione in più rispetto all'inizio del 2010 (0,3 milioni di saldo fra nascite e morti e 0,7 di saldo migratorio), nell'Europa dell'Est e in Germania, si assiste allo spopolamento.
Sono i Paesi storici del'Eurozona ad aver esercitato l'effetto di attrazione più forte verso i candidati all'immigrazione, rispetto a quelli entrati più di rcente nell'unione Europea. Per nostra fortuna, diremmo. Risultato: l'Europa dell'Est soffre dello stesso male della Russia, lo spopolamento rapido e inesorabile. In Romania, per esempio, la popolazione è diminuita di 50mila unità, non solo per un fatto di decrescita naturale, ma soprattutto per il saldo migratorio negativo. Bulgaria, Lettonia, Lituania e Ungheria subiscono la stessa sorte, se non che i magiari hanno avuto un saldo migratorio positivo, cosa che ha permesso di limitare il calo demografico. Una tendenza quest'ultima, che colpisce sopratutto la Germania, dove la popolazione è scesa di 50.700 persone. Le perdite naturali (180.800 abitanti) sono state solo parzialmente compensate dai flussi migratori (130.200 persone).
A cosa si deve la scarsa natalità? L'Eurostat, nel sottolineare che il drastico calo tra gli anni Ottanta e il Duemila si è parecchio attenuato (nel 2003 il tasso era di 1,47 figli per donna, nel 2008 di 1,60), la minore fecondità di questi tempi si deve soprattutto alla scarsa fiducia nel futuro, all'assenza di incentivi anche economici, alla riluttanza delle donne a sacrificare la carriera per la maternità. E il nostro Paese? L'Italia accusa gli stessi problemi di natalità della Germania, ma conosce un forte incremento della popolazione per via dell'immigrazione. In media, gli stranieri risultano più giovani dei cittadini residenti, visto che la metà dei primi ha un'età di circa 34,4 anni contro i 41,5 dei secondi. Nel 2010 è stato rilevato un tasso di fecondità in Italia pari a 1,41 figli per donna. Un valore fortemente influenzato dalle componente straniera, visto che per le soli madri italiane si registra una media di 1,29 figli per donna, in calo dall'1,33 del 2009.
Siamo un continente vecchio, e lo si sapeva. Nel corso degli ultimi 50 anni, l'aspettativa di vita alla nascita nell'Unione Europea è aumentata di circa 10 anni per entrambi i generi, raggiungendo nel 2008 gli 82,4 anni per le donne e i 76,4 anni per gli uomini. La speranza di vita alla nascita è aumentata in tutti gli Stati Membri, con gli incrementi maggiori sia per gli uomini che per le donne, registrati in Estonia e Slovenia.
Le nascite da madre italiana nel 2010 sono calate di oltre 13 mila unità, mentre si è registrato un aumento per quanto riguarda quelle da madre straniera che hanno raggiunto il 18,8 percento del totale delle nascite. In Emilia-Romagna (29,3 percento), Lombardia (28,5 percento) e Veneto (27,2 percento) oltre una nascita su quattro proviene da una coppia straniera o da una coppia con madre straniera e partner italiano. La dinamica migratoria è risultata anche nel 2010 la componente determinante ai fini della crescita demografica. Il saldo migratorio è stato pari a 291mila unità in più, con un tasso migratorio pari al 4,8 per mille, in calo rispetto al 2009, anno in cui il saldo migratorio risultò pari a più 318 mila unità (con un tasso del 5,3 per mille). Le conclusioni del rapporto? I flussi demografici sono l'unica risorsa per compensare il deficit demografico di un continente veramente vecchio. Meno male che ci sono loro.
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