venerdì, luglio 22, 2011
Nessun rialzo dei prodotti petroliferi dopo il terremoto/tsunami

GreenReport - Che gli ambientalisti (e pure/persino Confindustria) abbiano ragione quando dicono che dal risparmio energetico si possono trarre benefici enormi sia in termini di costi che di impatti ambientali? La riflessione, provocatoria, viene leggendo quando riporta oggi il Sole24Ore nelle ultime righe di un articolo che riporta la notizia l'Aie ha fermato l'immissione sul mercato delle scorte petrolifere. Parlando di oli combustibili, si afferma che: «Pesa, oltre a una lieve flessione (rispetto alle attese) della domanda cinese, la "delusione" della domanda giapponese che si attendeva in forte rialzo sui prodotti petroliferi dopo Fukushima e dopo la decisione di non fare tornare immediatamente in funzione le centrali che escono dalla routinaria manutenzione ogni 13 mesi». Perché? «la disciplina del popolo nipponico e le strette regole sull'utilizzo dell'energia (negli uffici la temperatura minima di condizionamento è di 28 gradi centigradi) hanno deluso tutti i "lunghi" del dopo tsunami».

Un Paese energivoro come il Giappone con praticamente tutte ferme la sue centrali nucleari certamente utilizzerà più carbone, ma più di ogni altra cosa, sempre che la fonte del Sole sia attendibile, arriverebbe dal razionamento dell'energia. E la sua economia, peraltro, è certamente in difficoltà visto che lo era prima del terremoto/tsunami e figuriamoci dopo, ma non ferma: Il surplus mensile - scriveva ieri il Sole24Ore - è ammontato a 70,7 miliardi di yen, in quanto le esportazioni - guidate dal recupero del settore automobilistico - sono aumentate del 5,4% rispetto a maggio, pur restando dell'1,6% inferiori al giugno 2010: anno su anno, insomma, il trend si sta invertendo visto che ad aprile si era registrato un -12,4% e a maggio un -10,3% (...).Le imprese giapponesi, insomma, stanno risolvendo prima del previsto i problemi alla catena manifatturiera insorti a marzo. Quello di cui ora si lamentano è soprattutto il superyen, considerato da molti investitori un bene-rifugio di fronte ai problemi finanziari europei e americani».

Siccome non crediamo ai miracoli e non vogliamo dire che la soluzione di tutti i mali sta nel risparmio energetico, segnaliamo comunque questo aspetto perché deve (dovrebbe) far riflettere un governo come quello italiano - non l'attuale perché ormai ci pare più di là che di qua - a investire in questo settore fondamentale per un Paese che importa la gran parte dell'energia che produce.

di Alessandro Farulli

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