lunedì, luglio 11, 2011
Aumentano le difficoltà per le famiglie italiane a fronte della crisi economica. In questi giorni diverse ricerche dell’Istituto nazionale di statistica hanno confermato un trend di cui già si aveva percezione a livello di senso comune...

Radio Vaticana - Si tratta della stagnazione del reddito e dei consumi, che in pratica si traduce in un consistente calo del potere d’acquisto reale dei nuclei familiari. D’altro canto, sempre più di frequente, le famiglie sono chiamate a sostenere i propri figli adulti che difficilmente trovano collocazione stabile nel mondo del lavoro. Eugenio Bonanata ne ha parlato con Pietro Giordano, segretario generale dell’Adiconsum:
R. – Noi ormai da tempo, purtroppo, come Adiconsum, diciamo che la crisi, nonostante alcune affermazioni anche di parte governativa, non finisce, non è finita e purtroppo non finirà a breve. I dati dell’Istat ne sono la drammatica conferma e di fatti i consumi sono fermi. D’altra parte, la crisi è in atto anche perché ha prodotto disoccupazione, ha prodotto cassa integrazione, ha prodotto indennità di mobilità, che hanno ridotto drasticamente il reddito delle famiglie. Per la prima volta dopo decenni anche il risparmio delle famiglie, come è noto, è diminuito, quindi c’è un’erosione, per poter mantenere i livelli di consumo, del risparmio, e tutto questo porta ad una situazione che, certamente, non finirà né oggi e, purtroppo, immaginiamo, neanche nel breve periodo.

D. - Colpisce il discorso sulla spesa e i consumi alimentari. Sono sempre di più le famiglie che dichiarano di aver ridotto sia la quantità che la qualità dei prodotti alimentari acquistati?

R. – Sì, perché paradossalmente, mentre negli anni ’60 gli alimentari erano una sorta di status symbol – può sembrare strano, ma è così – perché anche cominciare ad acquistare la carne era diventato segno di opulenza, oggi siamo in una situazione perfettamente ante anni ’60: gli italiani cominciano a risparmiare sul mangiare. Ma le do un dato. Da una ricerca di coloro che riscuotono il credito, cosiddetti esattori, risulta che il 20 per cento di una massa che si aggira intorno ai 30 miliardi di euro l’anno, il 20 per cento di crediti inesigibili, riguarda le bollette delle utenze casalinghe: gas, telefono ed elettricità, e cioè almeno una fascia consistente di famiglie non riesce più a coprire con il proprio stipendio addirittura il pagamento di utenze di prima necessità. La stessa alimentazione è un bene di prima necessità, non certamente di lusso. E oggi l’Istat dà la conferma di quello che come Adiconsum avevamo immaginato purtroppo drammaticamente.

D. – Quindi, non deve meravigliare secondo lei il peso sui bilanci familiari di sanità, istruzione e casa?

R. – Tutti i settori ormai sono colpiti a fronte di un ridimensionamento consistente del reddito e quindi un ridimensionamento del reddito spendibile, con una precarietà giovanile che non porta reddito all’interno delle famiglie, anzi, la famiglia è diventata l’ammortizzatore sociale per eccellenza. Quindi, i giovani, non producendo reddito o producendo redditi scarsi, non riescono a realizzare un’economia familiare, con tutte le conseguenze che questo ha, perché poi i giovani non si sposano, non fanno figli e quello che avveniva un tempo, e cioè che i figli pagavano la pensione dei padri, oggi non esiste più, con tutte le ripercussioni che si hanno anche sui livelli pensionistici futuri delle attuali generazioni di lavoratori.

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