martedì, luglio 05, 2011
«In Bosnia la comunità internazionale chiude gli occhi davanti a gravi violazioni di diritti umani fondamentali»: questa denuncia è stata affidata ad ACS (Aiuto alla Chiesa che Soffre) da monsignor Franjo Komarica, vescovo di Banja Luka, cittadina del nord-est bosniaco

Il presule ha raccontato all’Opera di diritto pontificio che – tuttora, a 15 anni dalla fine della guerra – ai cattolici non è permesso far ritorno nelle proprie case. «Si tratta di un crimine, della negazione di uno dei diritti fondamentali dell’uomo: il diritto alla patria», ha affermato il presule. Durante la guerra, nella sola diocesi di Banja Luka, oltre 70mila i cattolici sono stati cacciati dai villaggi e, ad oggi, solo in 5.800 si stima abbiano potuto farvi ritorno. Una possibilità che non è stata invece negata a più di 250mila musulmani che già da tempo hanno ripreso possesso delle proprie abitazioni: «Un’ulteriore prova – ha detto ad ACS il vescovo 65enne – di come oggi la pulizia etnica sia un’ingiustizia di fatto tollerata».

Questa «sconvolgente espulsione» della minoranza cattolica è stata confermata anche da Valentin Inzko, dal 2009 rappresentante speciale dell’Unione Europea per la Bosnia Erzegovina. Il diplomatico austriaco ha raccontato ad ACS «quanto sia difficile per i cattolici trovare un lavoro e quanto essi si sentano svantaggiati e discriminati dalle autorità». Inzko ha inoltre espresso la sua intenzione di incalzare il governo locale – non appena questo si sarà insediato – per quel che concerne la difesa degli interessi della minoranza cattolica. A diversi mesi dalle elezioni dello scorso ottobre, però, nel Paese la formazione di un governo comune rimane un obiettivo lontano.

«Il fattore decisivo per il futuro della nazione sarà il miglioramento della situazione sociale» ha detto ad ACS il nunzio apostolico in Bosnia Erzegovina, monsignor Alessandro D’Errico: «Dobbiamo dare delle prospettive concrete soprattutto ai giovani, altrimenti le cercheranno altrove». In qualità di rappresentante vaticano, l’arcivescovo ha poi ringraziato ACS per «lo straordinario aiuto nella ricostruzione delle chiese distrutte e il sostegno alle istituzioni cattoliche». Monsignor D’Errico ha anche sottolineato l’importanza delle cosiddette “Scuole Europee”, frequentate sia da cristiani che da musulmani e fortemente impegnate in favore della riconciliazione.

Aiuto alla Chiesa che Soffre è grande sostenitrice della presenza della Chiesa in Bosnia-Erzegovina, a beneficio della quale lo scorso anno ha realizzato progetti per quasi 600mila euro. Da segnalare gli interventi di ricostruzione di chiese ed edifici religiosi distrutti durante la guerra, come la canonica della parrocchia di Modrica, nell’arcidiocesi di Sarajevo, la ristrutturazione della parrocchia Pohod BDM, nella diocesi di Banja Luka o il rifacimento dell’interno di quella di Santa Caterina a Bijelo Brdo, sempre nell’arcidiocesi della capitale. Tra i progetti riguardanti la formazione, si ricordano invece il contributo alla stampa delle pubblicazioni religiose del Catholic Media Centre (MCVN) a Sarajevo, il sostegno finanziario alle attività del programma Gioventù Francescana per il 2011 e il supporto supporto per la pubblicazione della rivista teologica della Facoltà teologica cattolica di Sarajevo.

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