Ai biologi evoluzionisti è noto come "principio della corsa della Regina Rossa". Sì, proprio quello sperimentato da Alice nel paese delle meraviglie.
GreenReport - In pratica significa che bisogna correre sempre più vorticosamente per restare al medesimo posto. Nella competizione per sopravvivere nell'ambiente che cambia è questo che, spesso, sono costrette a fare le specie viventi. Pare che le zanzare siano particolarmente brave a battere vorticosamente le ali per restare al proprio posto. È quanto sta succedendo nell'Africa sub-sahariana dove gli insetti, efficaci vettori del Plasmodium, il parassita che provoca la malaria. Gli uomini stanno spendendo miliardi di euro per irrorare case, villaggi e campi con gli insetticidi piretroidi consigliati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Ma un po' ovunque - dalla Costa d'Avorio al Togo, dalla Nigeria al Kenya, dall'Etiopia al Mozambico - stanno emergendo ceppi di zanzare resistenti alla sostanza chimica di sintesi.
La malaria è una malattia tipica dell'Africa sub-sahariana. È lì, infatti, che si ammala il 90% dei 500 milioni di persone contagiate ogni anno ed è lì che muore la gran parte del milione di vittime che la malattia miete ogni anno nel mondo.
Le iniziative per combattere la malaria in Africa sono state molte. Dal tentativo di accelerazione una (debole) ricerca per mettere a punto un vaccino alla lotta, appunto alle zanzare. Realizzata con il combinato disposto della protezione degli ambienti di vita (mediante semplici reti alle finestre e intorno al letto) e della disinfestazione. Gli insetticidi scelti, dopo la messa al bando del DDT, sono stati quelli a base di piretroidi. Si tratta di molecole di sintesi che hanno il vantaggio di essere molto simili alle piretrine, insetticidi naturali, ma molto meno fotolabili.
Per questa loro capacità di resistere alla luce del Sole, per la scarsa tossicità sia per l'uomo che per gli altri animali, per l'economicità e la facilità d'uso sono stati indicati dall'Organizzazione Mondiale di Sanità e prodotti in gran quantità per disinfestare non solo le paludi e i campi, ma anche le case e i letti dove abitano le persone a rischio.
Gli insetticidi hanno funzionato. E la lotta alla malaria anche nell'Africa sub-sahariana è diventata più efficace. Ma le zanzare, appunto, hanno iniziato a correre più velocemente per restare al loro posto negli ecosistemi africani. In breve, sono stati selezionati ceppi capaci di resistere all'insetticida. E questi ceppi ora si stanno moltiplicando, ripristinando la condizione precedente.
Che fare, dunque? Le alternative ci sono. Esistono altri insetticidi, gli organofosfati e i carbammati per esempio. Ma la semplice sostituzione non è possibile. Non fosse altro perché l'Oms non ha autorizzato alcun altra sostanza per disinfestare i letti. E poi c'è il rischio, più che concreto, che le zanzare si adattino anche a queste altre sostanze.
Una strategia indicata dalla stessa Oms è quella di alternare un anno di irrorazioni con piretroidi e un anno con organofosfati o carbammati, in modo da prevenire in larga parte la selezione di ceppi resistenti. Altri esperti sostengono che è il caso di utilizzare diversi insetticidi nel medesimo tempo, lasciando i piretroidi nella disinfestazione dei letti e, magari, irrorando con altre sostanze le mura della casa. In modo che una zanzara che sfugge a uno sia uccisa dall'altro insetticida.
Ma, probabilmente, occorre trovare nuove strategie. Per esempio studiare e mettere a punto un sistema di controllo della proliferazione delle zanzare, magari biologico. Ma se le risorse impegnate nella ricerca di farmaci e vaccini sono poche - la malaria è stata eradicata nei paesi ricchi e persiste soprattutto nelle aree povere del mondo - quelle impegnate nel controllo delle zanzare, come rileva la rivista Nature nella sua ultima edizione, sono irrisorie. È una ricerca due volte orfana. Anche se, probabilmente, potrebbe essere particolarmente efficace. Anche se è plausibile che la corsa della Regina Rossa non finirà mai e tutti, zanzare e uomini, sono chiamati dalla pressione selettiva a mettere continuamente in campo nuove armi per sopravvivere.
GreenReport - In pratica significa che bisogna correre sempre più vorticosamente per restare al medesimo posto. Nella competizione per sopravvivere nell'ambiente che cambia è questo che, spesso, sono costrette a fare le specie viventi. Pare che le zanzare siano particolarmente brave a battere vorticosamente le ali per restare al proprio posto. È quanto sta succedendo nell'Africa sub-sahariana dove gli insetti, efficaci vettori del Plasmodium, il parassita che provoca la malaria. Gli uomini stanno spendendo miliardi di euro per irrorare case, villaggi e campi con gli insetticidi piretroidi consigliati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Ma un po' ovunque - dalla Costa d'Avorio al Togo, dalla Nigeria al Kenya, dall'Etiopia al Mozambico - stanno emergendo ceppi di zanzare resistenti alla sostanza chimica di sintesi.
La malaria è una malattia tipica dell'Africa sub-sahariana. È lì, infatti, che si ammala il 90% dei 500 milioni di persone contagiate ogni anno ed è lì che muore la gran parte del milione di vittime che la malattia miete ogni anno nel mondo.
Le iniziative per combattere la malaria in Africa sono state molte. Dal tentativo di accelerazione una (debole) ricerca per mettere a punto un vaccino alla lotta, appunto alle zanzare. Realizzata con il combinato disposto della protezione degli ambienti di vita (mediante semplici reti alle finestre e intorno al letto) e della disinfestazione. Gli insetticidi scelti, dopo la messa al bando del DDT, sono stati quelli a base di piretroidi. Si tratta di molecole di sintesi che hanno il vantaggio di essere molto simili alle piretrine, insetticidi naturali, ma molto meno fotolabili.
Per questa loro capacità di resistere alla luce del Sole, per la scarsa tossicità sia per l'uomo che per gli altri animali, per l'economicità e la facilità d'uso sono stati indicati dall'Organizzazione Mondiale di Sanità e prodotti in gran quantità per disinfestare non solo le paludi e i campi, ma anche le case e i letti dove abitano le persone a rischio.
Gli insetticidi hanno funzionato. E la lotta alla malaria anche nell'Africa sub-sahariana è diventata più efficace. Ma le zanzare, appunto, hanno iniziato a correre più velocemente per restare al loro posto negli ecosistemi africani. In breve, sono stati selezionati ceppi capaci di resistere all'insetticida. E questi ceppi ora si stanno moltiplicando, ripristinando la condizione precedente.
Che fare, dunque? Le alternative ci sono. Esistono altri insetticidi, gli organofosfati e i carbammati per esempio. Ma la semplice sostituzione non è possibile. Non fosse altro perché l'Oms non ha autorizzato alcun altra sostanza per disinfestare i letti. E poi c'è il rischio, più che concreto, che le zanzare si adattino anche a queste altre sostanze.
Una strategia indicata dalla stessa Oms è quella di alternare un anno di irrorazioni con piretroidi e un anno con organofosfati o carbammati, in modo da prevenire in larga parte la selezione di ceppi resistenti. Altri esperti sostengono che è il caso di utilizzare diversi insetticidi nel medesimo tempo, lasciando i piretroidi nella disinfestazione dei letti e, magari, irrorando con altre sostanze le mura della casa. In modo che una zanzara che sfugge a uno sia uccisa dall'altro insetticida.
Ma, probabilmente, occorre trovare nuove strategie. Per esempio studiare e mettere a punto un sistema di controllo della proliferazione delle zanzare, magari biologico. Ma se le risorse impegnate nella ricerca di farmaci e vaccini sono poche - la malaria è stata eradicata nei paesi ricchi e persiste soprattutto nelle aree povere del mondo - quelle impegnate nel controllo delle zanzare, come rileva la rivista Nature nella sua ultima edizione, sono irrisorie. È una ricerca due volte orfana. Anche se, probabilmente, potrebbe essere particolarmente efficace. Anche se è plausibile che la corsa della Regina Rossa non finirà mai e tutti, zanzare e uomini, sono chiamati dalla pressione selettiva a mettere continuamente in campo nuove armi per sopravvivere.
di Pietro Greco
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