Le acque di profondità del bacino nord occidentale del Mediterraneo si stanno riscaldando e diventano più salate. E' quanto emerge dalle osservazioni dell'Istituto di scienze marine del Cnr di La Spezia.
Almanacco della Scienza - CNR - La tendenza, già apprezzabile a partire dagli anni '50, ha subito dal 2005 un'improvvisa accelerazione, destando interesse e preoccupazione per le possibili conseguenze sugli equilibri delicati delle nostre acque e di quelle oceaniche.
"Il Mare Nostrum è semichiuso, reagisce in fretta ai cambiamenti e rappresenta un ‘laboratorio' ideale per gli studi climatici", spiega Katrin Schroeder dell'Ismar-Cnr. "Essendo poi in comunicazione con l'Oceano, le sue trasformazioni possono interessare anche bacini distanti e più vasti. Un esempio? Un maggiore apporto di sale e di calore dal Mediterraneo verso l'Atlantico potrebbe, ipoteticamente, interagire con la circolazione termoalina oceanica e con i meccanismi che mantengono in moto la corrente del Golfo. Lo Stretto di Gibilterra, infatti, pur avendo una profondità relativamente ridotta (circa 300 metri), permette una parziale fuoriuscita delle acque profonde mediterranee".
La circolazione termoalina è causata dalla diversa densità delle acque di superficie rispetto a quelle sottostanti e garantisce la ventilazione e il ricambio degli strati profondi. "Il Mediterraneo è uno dei pochi posti al mondo dove avviene la convezione termoalina di grandi masse d'acqua", continua Schroeder. "L'acqua densa che si produce nel Golfo del Leone, nel Mar Ligure e nel bacino catalano per effetto dei venti freddi e secchi che soffiano in inverno, sprofonda e si espande, insinuandosi sotto altri strati, innescando un processo di circolazione verticale e orizzontale delle acque, essenziale per la vita".
Grazie al processo di formazione di acque dense, il Mediterraneo è anche un grande polmone per la C02 antropogenica. "Le acque superficiali ricche di C02, quando sprofondano sequestrano grandi quantità di questo gas serra e, visto il recente verificarsi di eventi di formazione particolarmente intensi, il Mediterraneo occidentale sembra essere molto efficiente da tale punto di vista".
Conclude Katrin Schroeder: "Per il momento, le variazioni che abbiamo rilevato nel corso delle campagne a bordo della nave oceanografica Urania, pur significative nella tendenza, sono ancora minime: in 4 anni la salinità registrata è aumentata di 0.024, mentre la temperatura di 0.042 °C. Sebbene possano sembrare valori infinitesimi, sono 4-7 volte più rapidi dei trend riportati dagli studi precedenti".
Il rapido aumento di temperatura e di salinità degli strati profondi sembra essere causato in parte dalla generale diminuzione delle precipitazioni e in parte all'aumento dell'evaporazione che sta interessando l'intero bacino. I risultati della ricerca dell'Ismar-Cnr sono stati presentati alla 39° Conferenza Ciesm 2010, che si è tenuta a Venezia con la partecipazione di circa 1.000 ricercatori di 40 paesi diversi.
Claudio Barchesi
Fonte: Katrin Schroeder , Istituto di scienze marine, Pozzuolo di Lerici, tel. 0187/978314, email katrin.schroeder@sp.ismar.cnr.it.
Almanacco della Scienza - CNR - La tendenza, già apprezzabile a partire dagli anni '50, ha subito dal 2005 un'improvvisa accelerazione, destando interesse e preoccupazione per le possibili conseguenze sugli equilibri delicati delle nostre acque e di quelle oceaniche.
"Il Mare Nostrum è semichiuso, reagisce in fretta ai cambiamenti e rappresenta un ‘laboratorio' ideale per gli studi climatici", spiega Katrin Schroeder dell'Ismar-Cnr. "Essendo poi in comunicazione con l'Oceano, le sue trasformazioni possono interessare anche bacini distanti e più vasti. Un esempio? Un maggiore apporto di sale e di calore dal Mediterraneo verso l'Atlantico potrebbe, ipoteticamente, interagire con la circolazione termoalina oceanica e con i meccanismi che mantengono in moto la corrente del Golfo. Lo Stretto di Gibilterra, infatti, pur avendo una profondità relativamente ridotta (circa 300 metri), permette una parziale fuoriuscita delle acque profonde mediterranee".
La circolazione termoalina è causata dalla diversa densità delle acque di superficie rispetto a quelle sottostanti e garantisce la ventilazione e il ricambio degli strati profondi. "Il Mediterraneo è uno dei pochi posti al mondo dove avviene la convezione termoalina di grandi masse d'acqua", continua Schroeder. "L'acqua densa che si produce nel Golfo del Leone, nel Mar Ligure e nel bacino catalano per effetto dei venti freddi e secchi che soffiano in inverno, sprofonda e si espande, insinuandosi sotto altri strati, innescando un processo di circolazione verticale e orizzontale delle acque, essenziale per la vita".
Grazie al processo di formazione di acque dense, il Mediterraneo è anche un grande polmone per la C02 antropogenica. "Le acque superficiali ricche di C02, quando sprofondano sequestrano grandi quantità di questo gas serra e, visto il recente verificarsi di eventi di formazione particolarmente intensi, il Mediterraneo occidentale sembra essere molto efficiente da tale punto di vista".
Conclude Katrin Schroeder: "Per il momento, le variazioni che abbiamo rilevato nel corso delle campagne a bordo della nave oceanografica Urania, pur significative nella tendenza, sono ancora minime: in 4 anni la salinità registrata è aumentata di 0.024, mentre la temperatura di 0.042 °C. Sebbene possano sembrare valori infinitesimi, sono 4-7 volte più rapidi dei trend riportati dagli studi precedenti".
Il rapido aumento di temperatura e di salinità degli strati profondi sembra essere causato in parte dalla generale diminuzione delle precipitazioni e in parte all'aumento dell'evaporazione che sta interessando l'intero bacino. I risultati della ricerca dell'Ismar-Cnr sono stati presentati alla 39° Conferenza Ciesm 2010, che si è tenuta a Venezia con la partecipazione di circa 1.000 ricercatori di 40 paesi diversi.
Claudio Barchesi
Fonte: Katrin Schroeder , Istituto di scienze marine, Pozzuolo di Lerici, tel. 0187/978314, email katrin.schroeder@sp.ismar.cnr.it.
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