lunedì, luglio 25, 2011
Ora dobbiamo piangere quei giovani morti, coltivare la democrazia e raccogliere la bandiera insanguinata della loro mite speranza

GreenReport - Mentre in Afghanistan muore l'ennesimo soldato italiano vittima di una inutile guerra ormai persa contro i talebani, alla ricerca di un terrorismo islamico che percorre altre strade rispetto a quelle medievali di un Paese che mai nessuno è riuscito a conquistare, il più progressista e civile Paese d'Europa è sotto shock per la più grande tragedia della sua recente storia, per il massacro feroce di ragazzi e ragazze da parte di un fantasma ben annidato nella paure e nelle fobie dell'Europa, le stesse che partorirono il nazismo ed il fascismo e che condussero l'umanità alla più dolorosa e devastante guerra della sua storia, alla shoah degli ebrei e di tutti i diversi (zingari, omosessuali, handicappati, pazzi, comunisti e socialisti) e alla fine all'olocausto nucleare di Hiroshima e Nagasaki.

Nello sguardo terrorizzato e nei corpi insanguinati di quelle ragazze e ragazzi poco più che bambini nell'isola felice di Utǿya della felice Norvegia, c'è il marchio infuocato dell'inatteso, della belva feroce dell'intolleranza che sceglie l'innocenza per brutalizzare la convivenza, che scava con le bombe e i fucili automatici alla ricerca dell'ex premier Gro Harlem Brundtland, della colpevole della globalizzazione civile, di chi ha aperto le porte della "pura" Norvegia agli invasori musulmani, all'inventrice dello "sviluppo sostenibile". Anders Behring Breivik voleva uccidere un'anziana signora socialdemocratica e "ambientalista" ed ha annegato nel sangue di una guerra dichiarata le vite e le speranze di giovani innocenti e di un intero popolo.

Vediamo che i giornali, dopo aver preso l'abbaglio dell'attentato islamico, ora cercano di derubricare l'eccidio norvegese all'atto isolato di un pazzo, di ricondurre la cosa alla "normalità" della follia. Ma a leggere il delirante proclama del miliziano nazionalista/cristiano/massone/anti-islamico vengono i brividi perché quella schifosa paccottiglia di identitarismo comunitario distorto, quell'alleanza dei popoli bianchi e cristiani che hanno il diritto/dovere di difendersi dall'invasione giudaico/marxista/musulmana, è la sostanza della quale si cibano in tutta Europa i movimenti della nuova destra neo-nazista e neo-fascista che vanno oltre il nazismo, che vaneggiano una palingenesi che prevede l'annichilimento delle democrazie europee per creare un continente guerriero, che si purifichi dalla globalizzazione capitalista/marxista e sia da baluardo all'islam.

E' preoccupante perché queste teorie in Italia hanno avuto cittadinanza politica, fino a puntellare le liste del Pdl nelle ultime elezioni con movimenti politici dichiaratamente fascisti e neo-nazisti. E' preoccupante perché tutto viene derubricato a folklore politico, a legittima libertà di espressione, fino a che non si massacra un immigrato nella periferia di Roma oppure un "nazionalista", un "pazzo" che però ha diretto una sezione del secondo partito norvegese, che programmaticamente ha molto in comune con la Lega Nord, ed esibisce il suo grembiulino di ordinanza di una qualche loggia massonica, non fa saltare in aria il centro di Oslo e poi spara su giovani esseri umani come fossero bersaglio di un orripilante lunapark.

E' preoccupante perché questi assassini politici e della convivenza civile, questi nostalgici della più criminale delle ideologie che l'umanità abbia partorito, sono alacremente al lavoro in Europa, ignorati ed a volte tollerati/usati dalla politica in una indecente strategia globale della tensione, che in Italia abbiamo sperimentato sulla nostra pelle e sulla nostra carne quando i maestri di Breivik disseminarono banche, treni e stazioni di bombe che colpivano alla cieca cittadini qualunque. Sono gli stessi che bruciano le case degli immigrati turchi in Germania, che massacrano i barboni e i sengalesi in Italia, gli stessi cervelli marci e carichi di odio che solo un paio di giorni fa sono stati condannati a Mosca per aver assassinato, massacrato e torturato decine di "culi neri" immigrati dal Caucaso, dall'ex impero zarista prima e sovietico poi.

A Mosca come ad Oslo la risposta di questi branchi di fredde carogne è la stessa: «Torneremo», rimetteremo l'Europa a ferro e fuoco per purificarla, per farne una dittatura cristiana basata sul codice di condotta dei crociati e di Asgard. Il mito barbarico di Thor e Odino mischiato a Gesù di Nazareth, un ebreo-palestinese che ha dato vita alla religione più globalizzata del pianeta, come simbolo del riscatto dell'Europa bianca e cristiana contro la globalizzazione ed il cosmopolitismo giudaico/marxista/capitalista.

In questo ribollente brodo di confusa sottocultura, nel quale si può inneggiare all'olocausto ed essere filo-israeliani in funzione anti-islamica o essere filo-islamici in funzione anti-giudea, sguazza una estrema destra europea che troppo spesso è contigua e funzionale a quella "istituzionale" (Breivik cita i suoi punti di riferimento politici, alcuni italiani) che si frammenta in sette ma riceve misteriosi finanziamenti e si tiene in rete con una internazionale nera che, a differenza di quella rossa, non ha mai cessato di esistere.

Anche del nazismo e del fascismo, che ispirano questi assassini, si disse che non erano pericolosi, che errano il frutto passeggero di una crisi, anche allora li si utilizzò per contenere la possibilità di un'uscita della crisi a sinistra, anche allora la belva scappò di mano.. fino a conquistare il potere ed a servirsi dei vecchi finanziatori per mantenerlo.

Certo, siamo di fronte ad un diverso e forse più complesso passaggio storico, ma le paure degli anni 30 sembrano le stesse di oggi. Stessa, davanti alla crisi economica, sembra la ricerca del nemico e del diverso. Stessa la rabbia verso i progressisti che aprono le porte della società ad uomini e donne, a diritti"contro natura", al multiculturalismo "ateo" che offende un cristianesimo ridotto ad identità dietro una croce celtica. Stessa la sottovalutazione del fenomeno da parte degli stessi progressisti, come insegna drammaticamente la strage norvegese.

Per questo, chi ha a cuore la democrazia, la libertà ed i diritti umani, chi crede che la libertà di culto e di pensiero siano un'insostituibile conquista umana, chi crede che la giustizia sociale non possa essere schiacciata da una visione oligarchica e guerriera del genere umano, deve combattere il mostro riapparso nella civile Norvegia, piangere quei giovani morti, coltivare la democrazia e raccogliere la bandiera insanguinata della loro mite speranza. Come si diceva una volta, No pasarán!

di Umberto Mazzantini

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