giovedì, luglio 28, 2011
Il governo presenta il "piano" post-Fukushima. Grossi problemi sismici e per le inondazioni.

GreenReport - In seguito alla revoca nel 2008 dell'embargo commerciale virtuale sul nucleare contro l'India (che contiinua non aderire al Trattato di non proliferazione nucleare - Tnp) i governi di New Delhi hanno firmato accordi di cooperazione nucleare con Stati Uniti, Russia, Francia, Gran Bretagna, Canada, Argentina, Kazakistan, Mongolia e Namibia. L'unico Paese che continua a rifiutarsi di fornire uranio all'India a causa del suo rifiuto a firmare il Tnp, è l'Australia. Ora é la volta della Corea del Sud, che potrà iniziare a fornire tecnologia e materiali nucleari all'India dopo l'accordo di cooperazione nucleare pacifica tra i due Paesi asiatici firmato a Seoul il 25 luglio, durante la visita del presidente indiano Pratibha Patil.

Già nell'agosto 2009 la Nuclear power of India Ltd (Npcil) e la Korea electric power company (Kepco), avevano firmato una serie di accordi, tra cui uno per condurre uno studio sulla possibilità di concessioni di licenze per costruire reattori Kepco in India. Oltre ai reattori i protocolli di intesa tra Npcil e Kepko riguardavano lo sviluppo ed il funzionamento di progetti nucleari, la manutenzione del combustibile nucleare e la produzione e fornitura di attrezzature. Ma l'accordo è rimasto in standby in attesa dell'accordo bilaterale tra i due Paesi firmato a Seoul, che praticamente non fa altro che ratificarlo.

L'accordo è stato materialmente sottoscritto dal ministro degli esteri e del commercio sudcoreano, Kim Sung-hwan, e dal segretario del Department of atomic energy dell'India, Srikumar Banerjee, e stabilisce il quadro giuridico per le imprese sudcoreane per avviare l'esportazione di tecnologie, materiali e attrezzature nucleari verso l'India: Patil ha sottolineato: «Il mercato indiano dell'energia nucleare civile è ora aperto alle aziende coreane il che fornisce un nuovo settore alla nostra cooperazione economica bilaterale».

Al nucleare militare gli indiani continueranno a pensarci in proprio, magari con il sostegno dei sempre disponibili tovarish russi.

Durante una conferenza stampa, Gautam Bambawale, segretario aggiunto per l'Oriente del ministero degli esteri indiano, ha spiegato che «Questo è un accordo nucleare civile tra India e Corea del sud, come altri accordi sul nucleare civile tra l'India ed altri Paesi che sono stati firmati. Quindi, non vediamo l'ora che la Corea del sud diventi un partner in più nello sviluppo del nucleare civile in India».

Intanto l'India, scossa dalle proteste contro le mega-centrali nucleari che vuole costruire e ampliare, corre ai ripari per quanto riguarda i problemi di sicurezza emersi ancora più drammaticamente dopo il disastro nucleare giapponese di Fukushima Daiichi.

La Npcil, che gestisce i 20 reattori nucleari dell'India, ha annunciato che «Esistono disposizioni adeguate per le centrali nucleari indiane per gestire le situazioni di mancanza di corrente elettrica dell'impianto e mantenere il continuo raffreddamento del nocciolo del reattore con la rimozione per la rimozione del calore di decadimento». A queste conclusione sarebbero giunte le task force inviate a controllare la situazione dei 4 tipi di reattori nucleari funzionanti in India: boiling water, pressurized water con due tipi di containment e pressurized heavy water.

Il rapporto "Safety Evaluation of Indian Nuclear Power Plants Incident post Fukushima" rileva «La buona gestione degli episodi di perdita prolungata delle forniture di energia presso l'impianto di Narora nel 1993, nel diluvio di Kakrapara, nel 1994, e per l'impatto dello tsunami dell'Oceano Indiano a Madras nel 2004».

Ma a quanto pare non tutto va così bene, se il documento fa una serie di raccomandazioni per aumentare i livelli di sicurezza e propone una tabella di marcia per la loro attuazione, con scadenze che vanno da due a 14 mesi.

Secondo quanto riporta l'insospettabile World Nuclear News, l'agenzia di stampa delle multinazionali nucleari, viene addirittura proposto di «Installare sistemi per migliorare la rilevazione dell'attività sismica e migliorare lo spegnimento automatico;rivedere le esistenti procedure operative di emergenza; la riqualificazione dei lavoratori per affrontare queste emergenze e l'installazione di protezioni a prova di inondazione per importanti fonti di alimentazione elettrica». Il rapporto dice che entro circa 14 mesi «Una maggiore protezione a mare deve essere installata negli impianti di Tarapur e Madras. Il primo passo in questo progetto è quello di determinare le dimensioni delle barriere di protezione richieste a riva. A Tarapur, l'atmosfera nel containment deve essere resa inerte».

Insomma, gli anti-nucleari indiani, che denunciano l'impreparazione la vulnerabilità delle centrali nucleari indiane di fronte a terremoti, tsunami e alluvioni, hanno ragione.

Il rapporto conclude che «Questa revisione deve essere pensata come una misura provvisoria, in base alla attuale comprensione dell'evento di Fukushima». Sarà quindi aggiornata «In una fase successiva», quando gli indiani, e non solo loro, capiranno cosa è successo e sta succedendo a Fukushima Daiichi.

Intanto l'India continua la sua corsa scatenata verso il nucleare civile, continuando a reprimere le proteste per difendere in realtà suoi impenetrabili segreti atomici militari.

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