martedì, luglio 19, 2011
L'arresto era nell'aria già da ieri. I risultati dell’autopsia e alcune foto sembrano non lasciare molti dubbi. Il possibile movente sarebbe la relazione con la soldatessa.

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Salvatore Parolisi è stato arrestato per l’omicidio della moglie Melania Rea. Gli è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare e il caporalmaggiore dell’esercito è stato prelevato dalla caserma Clementi di Ascoli dove era tornato a lavorare lo scorso lunedi. L’uomo si trova nella caserma dei carabinieri, alla presenza dei suoi legali, che non hanno voluto rilasciare dichiarazioni. Non risultano altre persone iscritte nel registro degli indagati. Le accuse mosse al marito di Melania Rea sono gravissime: omicidio volontario pluriaggravato dal vincolo di parentela e crudeltà (pena che prevede l’ergastolo) e vilipendio di cadavere in eventuale concorso con altri. I reati contestati a Salvatore Parolisi aprono anche alla possibilità che le ferite post mortem sul cadavere di Melania siano state inferte da persona diversa rispetto al marito, ipotesi che comunque gli inquirenti ritengono poco verosimile. I motivi per cui il polol di magistrati ascolani ha deciso la detenzione in carcere per Parolisi sono pericolo di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato.

È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

Salvatore Parolisi è stato arrestato questa mattina per l’omicidio, direi premeditato, di sua moglie Melania Rea. Era evidente fin dall’inizio che fosse l’assassino della moglie, ed i numerosissimi indizi raccolti sono tutti univoci e concordanti contro di lui, da costituire una prova valida e decisiva nel complesso. Ora deve solo collaborare, parlare, raccontare tutto, se vuole evitare l’ergastolo. Ha depistato finché ha potuto, comprese le tre macchioline di sangue di Melania nell’auto, lavandole, che erano cadute dai suoi abiti sporchi del sangue della moglie. Tra tante menzogne, Salvatore ha raccontato solo due mezze verità, che però l’hanno incastrato: la pipì di Melania, non nel bagno del chiosco del pianoro di Colle San Marco, ma nella pineta del Bosco delle Casermette, ed il caffè bevuto dalla donna, non nel bar-ristorante di Colle San Marco, ma a casa sua, a Folignano, prima di uscire, per l’ultimo viaggio senza ritorno, con destinazione luogo del delitto e della sua morte, per mano dell’uomo che lei amava.

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