martedì, luglio 26, 2011
Farah Hatim, una donna cristiana di 24 anni, residente a Yar Khan nel Punjab meridionale, è stata rapita l’8 maggio da Zeehan Ilyas e dai suoi fratelli Umran e Gulfam ed è stato obbligata a convertirsi e a sposare il suo rapitore.

Radio Vaticana - La Chiesa cattolica e le organizzazioni di diritti umani - riferisce l'agenzia AsiaNews - hanno condannato l’atto e hanno chiesto un’azione contro questa violazione dei diritti umani. La commissione Giustizia e pace ha portato il caso in tribunale; e da allora la polizia non ha smesso di minacciare la famiglia della ragazza. Il giudice Khawaja Mir ha trasferito il caso alla Corte suprema, a causa della sensibilità della materia. L’appello alla Corte suprema è stato presentato dalla commissione Giustizia e pace e dall’All Pakistan Minorities Alliance (Apma). La Corte suprema di Bawalphur ha chiesto al responsabile di polizia distrettuale Rahim Yar Khan e alle famiglie di presentarsi in tribunale il 20 luglio. Il giudice ha chiesto a Farah Hatim se è stata rapita, o è andata con Zeehan Ilyas di sua volontà, e dopo qualche minuto di silenzio la donna ha risposto: “Di mia volontà”. Dopo poche altre domande, il giudice ha annunciato che Farah vivrà con la sua nuova famiglia. Farah Hatim è scoppiata a piangere quando la Corte ha annunciato la decisione. A Farah Hatim sono stati concessi alcuni minuti per incontrare la sua vecchia famiglia. Il fratello di Farah ha dichiarato: “Sono shoccato da quello che Farah ha detto in tribunale. E’ minacciata, e ogni speranza che possa tornare è svanita. Perché noi? Perché dobbiamo affrontare tutto questo? Solo perché siamo cristiani?”. Secondo la commissione Giustizia e pace, “Farah è diventata vittima del racket della prostituzione. Zeeshan IIyas ha cercato di spingerla alla prostituzione quando era ancora studentessa allo Sheikh Zaid Medical College a Rahim Yar Khan, ma lei ha rifiutato. Allora Zeehan IIyas si è vendicato. La decisione attuale su Farah è possibile perché è incinta, e teme che la sua famiglia venga uccisa se cerca di tornare; e anche se avesse scelto la via coraggiosa del ritorno, non sarebbe stata accettata dalla società perché è stata rapita e stuprata. La paura del rigetto è anche una possibile ragione delle sue dichiarazioni”. La commissione Giustizia e pace denuncia che “migliaia di ragazze delle comunità di minoranze sono rapite e forzate a sposarsi. Stiamo lottando contro il cancro dei rapimenti e dei matrimoni forzati”. La famiglia Hatim, disperata, fa appello alle più alte autorità, affinché compiano delle azioni, o facciano leggi contro i matrimoni forzati, e le conversioni forzate. “Non vogliamo che questo accada a nessun’altra ragazza. Abbiamo perso nostra sorella, il dolore è grandissimo. Ci prendono a bersaglio perché siamo una minoranza, chiediamo che il governo non abbandoni le minoranze”, ha dichiarato in lacrime il fratello maggiore di Farah, fuori dal tribunale. (R.P.)

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