Per il secondo anno consecutivo, Benedetto XVI trascorrerà il periodo di riposo estivo nella sua residenza di Castel Gandolfo: "Felice di essere qui, tra gente buona e una bella natura".
Radio Vaticana - Il Papa l’ha raggiunta ieri pomeriggio in elicottero verso le 18, quindi si è affacciato poco dopo dal balcone del Palazzo Apostolico per salutare la piccola folla radunatasi per porgergli il benvenuto. Il servizio di Alessandro De Carolis: ascolta
La vista del Lago di Albano è incantevole, e i Papi – e prima di loro gli imperatori e la nobiltà romana – lo sapevano da secoli. Quando il cielo ha i colori puliti dell’estate, l’azzurro si fonde con il verde cupo della boscaglia che riveste fittamente la conca e con il grigio ghiaccio dell’acqua, regalando scorci che attirano ogni anno migliaia di turisti e di scatti fotografici. Qui è tornato come sempre Benedetto XVI, ma anche con un piacere evidente e rinnovato, come testimonia il breve saluto rivolto ieri alla popolazione castellana, poco dopo il suo arrivo:
“Sono arrivato in questo momento per cominciare le mie vacanze e qui trovo tutto: montagna, lago, mare, una chiesa bella con una facciata rinnovata e gente buona. E così sono felice di essere qui. Speriamo che il Signore ci dia buone vacanze”.
“Buone vacanze”: un concetto dalle infinite sfaccettature. Il turismo di massa di matrice occidentale ha da decenni modellato l’idea dell’estate sui canoni del divertimento – quando porzioni del villaggio globale si travestono da spensierato villaggio vacanze – o della cultura, per cui il tempo libero è un tempo di scoperta e di formazione. Tuttavia, i più raffinati pacchetti “total relax” o i più suggestivi programmi “super tour” quasi mai sono studiati per riposare quell’elemento che sfugge alla pur fertile creatività merceologica: lo spirito. Così, senza un ambiente che aiuti davvero a rallentare il ritmo, anche i cristiani rischiano di smarrire il senso profondo della vacanza, cioè del vacare Deo, del “dare tempo a Dio”. Che invece è ciò che Benedetto XVI ha sempre associato a una sana pausa ritemprante, come ripeté nel luglio 2005, all’inizio del suo Pontificato, attorniato dalle cime della Valle d’Aosta e da una folla in festa:
“Nel mondo in cui viviamo, diventa quasi una necessità potersi ritemprare nel corpo e nello spirito, specialmente per chi abita in città, dove le condizioni di vita, spesso frenetiche, lasciano poco spazio al silenzio, alla riflessione e al distensivo contatto con la natura. Le vacanze sono, inoltre, giorni nei quali ci si può dedicare più a lungo alla preghiera, alla lettura e alla meditazione sui significati profondi della vita, nel contesto sereno della propria famiglia e dei propri cari”.
Soprattutto lo spettacolo della natura, soggiunse Benedetto XVI in quell’Angelus, “offre opportunità uniche” per godere di un “meraviglioso ‘libro’ alla portata di tutti”, grandi e piccoli. Esattamente come per il Papa accade a Castel Gandolfo:
“A contatto con la natura, la persona ritrova la sua giusta dimensione, si riscopre creatura, piccola ma al tempo stesso unica, ‘capace di Dio’ perché interiormente aperta all'Infinito. Sospinta dalla domanda di senso che le urge nel cuore, essa percepisce nel mondo circostante l'impronta della bontà, della bellezza e della provvidenza divina e quasi naturalmente si apre alla lode e alla preghiera”. (Angelus, 17 luglio 2005)
Molto affettuose, dunque, le parole pronunciate dal Papa ieri pomeriggio, al suo arrivo a Castel Gandolfo. In particolare, nel suo saluto ai fedeli, Benedetto XVI ha espresso apprezzamento per il restauro della facciata della Parrocchia pontificia di San Tommaso da Villanova. Isabella Piro ne ha parlato con mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano: ascolta
R. - La facciata della Parrocchia pontificia è stata restituita al colore originario e sarà ufficialmente poi inaugurata nel giorno di Ferragosto. Questo è un omaggio che si è voluto preparare al Papa per il suo 60.mo anniversario di ordinazione sacerdotale. C’erano dei fedeli ad attendere l’arrivo del Papa e sono stati tutti felicemente sorpresi dal saluto che ha rivolto loro inizialmente, quando ha detto che, venendo qui a Castel Gandolfo, egli trova l’ambiente ideale per potersi riposare.
D. – Benedetto XVI in modo molto affettuoso ha nominato i fedeli di Castel Gandolfo chiamandoli “gente buona” ….
R. – Questo ci ha fatto piacere. Questa espressione ci ha commosso, ci ha fatto quasi toccare ancora con mano l’affetto che ci riserva, anche per la familiarità con la quale egli si sente accolto. Questo è un contesto adatto per permettergli quel riposo di cui egli ha bisogno e che certamente, e soprattutto in questo mese di luglio, gli sarà assicurato.
D. – Castel Gandolfo è da sempre la residenza estiva dei Papi. Come diocesi, sentite un po’ la gioia, ma anche la responsabilità di questo ruolo?
R. – Io questo lo sottolineo spesso, perché non è una vicinanza occasionale, è un privilegio che noi condividiamo con la città di Roma. La presenza personale, fisica del Papa per noi è un impegno di preghiera innanzitutto, e come piccolo segnale ho dato indicazioni che la Messa che si celebra al mattino, alle 8.30, sia la Messa di preghiera per il Papa, con intenzioni particolari. Questo, ho avuto modo di ricordarlo anche accogliendolo ieri. E’, dunque, un impegno di preghiera innanzitutto, che condividiamo con tutta la Chiesa, ma che vogliamo con un tono speciale rivolgere al Signore, e poi di impegno a seguirne le indicazioni, le linee di magistero, che egli dà a tutta la Chiesa, e che per noi è anche un impegno di testimonianza, quello di essere fedeli esecutori, di dare una piena adesione alle indicazioni del Papa.
D. – Benedetto XVI ricorda spesso che il periodo di riposo estivo deve servire anche a meditare sulla Parola di Dio e consiglia di mettere in valigia anche il Vangelo. Le vacanze, insomma, sono anche un momento di preghiera e di rafforzamento della fede?
R. – Credo che egli su questo ce ne dia l’esempio, perché anche notificando esternamente che il mese di luglio è il mese in cui si interrompono le udienze speciali, quelle pubbliche, io credo che egli si riservi per questo. Vorrei notare che questo credo che sia lo stile dei Papi quando giungono a Castel Gandolfo. Mi consta con certezza, ad esempio, che la prima settimana di permanenza a Castel Gandolfo di Paolo VI fosse dedicata agli esercizi spirituali personali, e di fatti anche alcuni testi significativi hanno delle date che rimandano alla permanenza a Castel Gandolfo. Anche la riservatezza di cui noi lo circondiamo viene dalla consapevolezza e in questo egli ci dà l’esempio. Suppongo che lo dirà anche in occasione degli Angelus, incoraggiando a dare al soggiorno estivo, questo volto completo di riposo non soltanto del corpo, ma anche di recupero di forze ed energie nel cuore e nella mente.
D. – Mons. Semeraro, c’è un augurio speciale che vuole fare al Papa per quest’estate 2011?
R. – L’augurio è che egli si ritempri nelle forze, che sia un’occasione in più perché possa dare tutta la ricchezza della sua vita spirituale per la sua sapienza, per la crescita della Chiesa. (ma)
Radio Vaticana - Il Papa l’ha raggiunta ieri pomeriggio in elicottero verso le 18, quindi si è affacciato poco dopo dal balcone del Palazzo Apostolico per salutare la piccola folla radunatasi per porgergli il benvenuto. Il servizio di Alessandro De Carolis: ascolta
La vista del Lago di Albano è incantevole, e i Papi – e prima di loro gli imperatori e la nobiltà romana – lo sapevano da secoli. Quando il cielo ha i colori puliti dell’estate, l’azzurro si fonde con il verde cupo della boscaglia che riveste fittamente la conca e con il grigio ghiaccio dell’acqua, regalando scorci che attirano ogni anno migliaia di turisti e di scatti fotografici. Qui è tornato come sempre Benedetto XVI, ma anche con un piacere evidente e rinnovato, come testimonia il breve saluto rivolto ieri alla popolazione castellana, poco dopo il suo arrivo:
“Sono arrivato in questo momento per cominciare le mie vacanze e qui trovo tutto: montagna, lago, mare, una chiesa bella con una facciata rinnovata e gente buona. E così sono felice di essere qui. Speriamo che il Signore ci dia buone vacanze”.
“Buone vacanze”: un concetto dalle infinite sfaccettature. Il turismo di massa di matrice occidentale ha da decenni modellato l’idea dell’estate sui canoni del divertimento – quando porzioni del villaggio globale si travestono da spensierato villaggio vacanze – o della cultura, per cui il tempo libero è un tempo di scoperta e di formazione. Tuttavia, i più raffinati pacchetti “total relax” o i più suggestivi programmi “super tour” quasi mai sono studiati per riposare quell’elemento che sfugge alla pur fertile creatività merceologica: lo spirito. Così, senza un ambiente che aiuti davvero a rallentare il ritmo, anche i cristiani rischiano di smarrire il senso profondo della vacanza, cioè del vacare Deo, del “dare tempo a Dio”. Che invece è ciò che Benedetto XVI ha sempre associato a una sana pausa ritemprante, come ripeté nel luglio 2005, all’inizio del suo Pontificato, attorniato dalle cime della Valle d’Aosta e da una folla in festa:
“Nel mondo in cui viviamo, diventa quasi una necessità potersi ritemprare nel corpo e nello spirito, specialmente per chi abita in città, dove le condizioni di vita, spesso frenetiche, lasciano poco spazio al silenzio, alla riflessione e al distensivo contatto con la natura. Le vacanze sono, inoltre, giorni nei quali ci si può dedicare più a lungo alla preghiera, alla lettura e alla meditazione sui significati profondi della vita, nel contesto sereno della propria famiglia e dei propri cari”.
Soprattutto lo spettacolo della natura, soggiunse Benedetto XVI in quell’Angelus, “offre opportunità uniche” per godere di un “meraviglioso ‘libro’ alla portata di tutti”, grandi e piccoli. Esattamente come per il Papa accade a Castel Gandolfo:
“A contatto con la natura, la persona ritrova la sua giusta dimensione, si riscopre creatura, piccola ma al tempo stesso unica, ‘capace di Dio’ perché interiormente aperta all'Infinito. Sospinta dalla domanda di senso che le urge nel cuore, essa percepisce nel mondo circostante l'impronta della bontà, della bellezza e della provvidenza divina e quasi naturalmente si apre alla lode e alla preghiera”. (Angelus, 17 luglio 2005)
Molto affettuose, dunque, le parole pronunciate dal Papa ieri pomeriggio, al suo arrivo a Castel Gandolfo. In particolare, nel suo saluto ai fedeli, Benedetto XVI ha espresso apprezzamento per il restauro della facciata della Parrocchia pontificia di San Tommaso da Villanova. Isabella Piro ne ha parlato con mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano: ascolta
R. - La facciata della Parrocchia pontificia è stata restituita al colore originario e sarà ufficialmente poi inaugurata nel giorno di Ferragosto. Questo è un omaggio che si è voluto preparare al Papa per il suo 60.mo anniversario di ordinazione sacerdotale. C’erano dei fedeli ad attendere l’arrivo del Papa e sono stati tutti felicemente sorpresi dal saluto che ha rivolto loro inizialmente, quando ha detto che, venendo qui a Castel Gandolfo, egli trova l’ambiente ideale per potersi riposare.
D. – Benedetto XVI in modo molto affettuoso ha nominato i fedeli di Castel Gandolfo chiamandoli “gente buona” ….
R. – Questo ci ha fatto piacere. Questa espressione ci ha commosso, ci ha fatto quasi toccare ancora con mano l’affetto che ci riserva, anche per la familiarità con la quale egli si sente accolto. Questo è un contesto adatto per permettergli quel riposo di cui egli ha bisogno e che certamente, e soprattutto in questo mese di luglio, gli sarà assicurato.
D. – Castel Gandolfo è da sempre la residenza estiva dei Papi. Come diocesi, sentite un po’ la gioia, ma anche la responsabilità di questo ruolo?
R. – Io questo lo sottolineo spesso, perché non è una vicinanza occasionale, è un privilegio che noi condividiamo con la città di Roma. La presenza personale, fisica del Papa per noi è un impegno di preghiera innanzitutto, e come piccolo segnale ho dato indicazioni che la Messa che si celebra al mattino, alle 8.30, sia la Messa di preghiera per il Papa, con intenzioni particolari. Questo, ho avuto modo di ricordarlo anche accogliendolo ieri. E’, dunque, un impegno di preghiera innanzitutto, che condividiamo con tutta la Chiesa, ma che vogliamo con un tono speciale rivolgere al Signore, e poi di impegno a seguirne le indicazioni, le linee di magistero, che egli dà a tutta la Chiesa, e che per noi è anche un impegno di testimonianza, quello di essere fedeli esecutori, di dare una piena adesione alle indicazioni del Papa.
D. – Benedetto XVI ricorda spesso che il periodo di riposo estivo deve servire anche a meditare sulla Parola di Dio e consiglia di mettere in valigia anche il Vangelo. Le vacanze, insomma, sono anche un momento di preghiera e di rafforzamento della fede?
R. – Credo che egli su questo ce ne dia l’esempio, perché anche notificando esternamente che il mese di luglio è il mese in cui si interrompono le udienze speciali, quelle pubbliche, io credo che egli si riservi per questo. Vorrei notare che questo credo che sia lo stile dei Papi quando giungono a Castel Gandolfo. Mi consta con certezza, ad esempio, che la prima settimana di permanenza a Castel Gandolfo di Paolo VI fosse dedicata agli esercizi spirituali personali, e di fatti anche alcuni testi significativi hanno delle date che rimandano alla permanenza a Castel Gandolfo. Anche la riservatezza di cui noi lo circondiamo viene dalla consapevolezza e in questo egli ci dà l’esempio. Suppongo che lo dirà anche in occasione degli Angelus, incoraggiando a dare al soggiorno estivo, questo volto completo di riposo non soltanto del corpo, ma anche di recupero di forze ed energie nel cuore e nella mente.
D. – Mons. Semeraro, c’è un augurio speciale che vuole fare al Papa per quest’estate 2011?
R. – L’augurio è che egli si ritempri nelle forze, che sia un’occasione in più perché possa dare tutta la ricchezza della sua vita spirituale per la sua sapienza, per la crescita della Chiesa. (ma)
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