Una marcia per chiedere che gli autori dei trentamila omicidi in 4 anni siano assicurati alla giustizia
PeaceReporter - Domenica prossima, Rio marcerà lungo Copacabana in quella che sarà la prima protesta di massa contro l'impunità. A centinaia scenderanno in spiaggia per dire basta ai 30mila morti ammazzati in quattro anni, il 92 percento dei quali restano senza giustizia. Questa la cifra impressionante dei delitti non perseguiti, piaga che mina alla radice lo stato di diritto brasiliano. A organizzare la mobilitazione la Ong Rio de Paz, che intende richiamare l'attenzione con una manifestazione in cui i partecipanti porteranno in mano rose listate a lutto, che poi poseranno sulla spiaggia dell'Avenida Pincesa Isabel, a lato di una croce alta cinque metri. Saranno anche distribuite fra i dimostranti maschere e cartelloni raffiguranti i volti delle vittime di omicidio o di sparizione forzata. L'appuntamento è per le 14 davanti al Posto 06. Sono invitati tutti coloro che vorranno marciare accanto ai volontari di Rio de Paz. È gradito l'abito nero. Parteciperà anche il sindacato della Polizia civile di Rio de Janeiro e due associazioni di base "Gabriela Sou da Paz" e "Cadê Patrícia?".
La battaglia di Rio de Paz in risposta a tanti crimini irrisolti continua. Per il presidente della Organizzazione non governativa, Antonio Carlos Costa "I dati che indicano l'individuazione degli assassini e la punizione dei colpevoli nello Stato di Rio de Janeiro è talmente basso, che colui che uccide lo fa senza il minimo timore della legge. La tanto famigerata impunità è una delle cause principali delle trentamila morti violente fra il 2007 e il 2011".
Una Ong combattiva questa carioca. La sua ultima iniziativa è stata avviata il 20 giugno, giorno in cui Juan, un ragazzo di undici anni, sparì durante una sparatoria fra militari e narcos nella comunità di Danon, Nova Iguaçu. Da allora non ha mai smesso di cercarlo, tappezzando la città con la foto del bambino e mega cartelloni con su scritto "Todo o Rio quer saber onde está Juan". Una protesta che non si esaurisce nel caso di Juan, ma che vuole sottolineare il bisogno di vedere il governo impegnato nei troppi casi di scomparsa di persone innocenti e di troppi bambini. "Diffondere il caso di Juan è chiedere di cercare seriamente le persone scomparse, è una domanda di giustizia e di diritto", ha precisato Costa, che sottolinea come sapere dov'è Juan sia una delle rivendicazioni anche della marcia delle rose.
Il problema degli adolescenti come Juan è molto grave. Il 40 percento delle vittime di omicidi e sparizioni sono infatti adolescenti. E non solo nello stato carioca, ma in tutto il Brasile. A spiegarne la ragione lo studio del sociologo spagnolo Ignácio Cano, esponente del Laboratório de Análise da Violência, da Uerj (Università statale di Rio de Janeiro)."Siamo di fronte a una situazione di crisi molto grave con impatto terribile per la gioventù, ma anche per la demografia dell'intera società: intere generazioni sterminate. È una tragedia che la gente affronta considerandola naturale, quando non lo è. Dobbiamo mobilitarci per far capire che si tratta di una circostanza eccezionale e non può continuare". Ma gli adolescenti sono anche gli autori della maggioranza dei crimini. "I dati su chi uccide sono molto più fragili rispetto a quelli sopra chi muore. Abbiamo molte informazioni sulle vittime e poche sugli autori, visto che a essere processati sono pochissimi. Più del 92 percento degli omicidi di Rio, per esempio, sono impuniti. Però tutti gli indicatori in nostro possesso ci dicono che i giovani sono i protagonisti assoluti, sia come vittime che come autori".
PeaceReporter - Domenica prossima, Rio marcerà lungo Copacabana in quella che sarà la prima protesta di massa contro l'impunità. A centinaia scenderanno in spiaggia per dire basta ai 30mila morti ammazzati in quattro anni, il 92 percento dei quali restano senza giustizia. Questa la cifra impressionante dei delitti non perseguiti, piaga che mina alla radice lo stato di diritto brasiliano. A organizzare la mobilitazione la Ong Rio de Paz, che intende richiamare l'attenzione con una manifestazione in cui i partecipanti porteranno in mano rose listate a lutto, che poi poseranno sulla spiaggia dell'Avenida Pincesa Isabel, a lato di una croce alta cinque metri. Saranno anche distribuite fra i dimostranti maschere e cartelloni raffiguranti i volti delle vittime di omicidio o di sparizione forzata. L'appuntamento è per le 14 davanti al Posto 06. Sono invitati tutti coloro che vorranno marciare accanto ai volontari di Rio de Paz. È gradito l'abito nero. Parteciperà anche il sindacato della Polizia civile di Rio de Janeiro e due associazioni di base "Gabriela Sou da Paz" e "Cadê Patrícia?".
La battaglia di Rio de Paz in risposta a tanti crimini irrisolti continua. Per il presidente della Organizzazione non governativa, Antonio Carlos Costa "I dati che indicano l'individuazione degli assassini e la punizione dei colpevoli nello Stato di Rio de Janeiro è talmente basso, che colui che uccide lo fa senza il minimo timore della legge. La tanto famigerata impunità è una delle cause principali delle trentamila morti violente fra il 2007 e il 2011".
Una Ong combattiva questa carioca. La sua ultima iniziativa è stata avviata il 20 giugno, giorno in cui Juan, un ragazzo di undici anni, sparì durante una sparatoria fra militari e narcos nella comunità di Danon, Nova Iguaçu. Da allora non ha mai smesso di cercarlo, tappezzando la città con la foto del bambino e mega cartelloni con su scritto "Todo o Rio quer saber onde está Juan". Una protesta che non si esaurisce nel caso di Juan, ma che vuole sottolineare il bisogno di vedere il governo impegnato nei troppi casi di scomparsa di persone innocenti e di troppi bambini. "Diffondere il caso di Juan è chiedere di cercare seriamente le persone scomparse, è una domanda di giustizia e di diritto", ha precisato Costa, che sottolinea come sapere dov'è Juan sia una delle rivendicazioni anche della marcia delle rose.
Il problema degli adolescenti come Juan è molto grave. Il 40 percento delle vittime di omicidi e sparizioni sono infatti adolescenti. E non solo nello stato carioca, ma in tutto il Brasile. A spiegarne la ragione lo studio del sociologo spagnolo Ignácio Cano, esponente del Laboratório de Análise da Violência, da Uerj (Università statale di Rio de Janeiro)."Siamo di fronte a una situazione di crisi molto grave con impatto terribile per la gioventù, ma anche per la demografia dell'intera società: intere generazioni sterminate. È una tragedia che la gente affronta considerandola naturale, quando non lo è. Dobbiamo mobilitarci per far capire che si tratta di una circostanza eccezionale e non può continuare". Ma gli adolescenti sono anche gli autori della maggioranza dei crimini. "I dati su chi uccide sono molto più fragili rispetto a quelli sopra chi muore. Abbiamo molte informazioni sulle vittime e poche sugli autori, visto che a essere processati sono pochissimi. Più del 92 percento degli omicidi di Rio, per esempio, sono impuniti. Però tutti gli indicatori in nostro possesso ci dicono che i giovani sono i protagonisti assoluti, sia come vittime che come autori".
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